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Non ero pronta a vedere Mario dopo ciò che è successo ieri. Avrei voluto avere il tempo necessario per metabolizzare, ma soprattutto razionalizzare.

Mario non mi ha mai vista in quei termini. Anzi, è stato lui stesso a definirmi un'amica fino a una settimana fa.

Mi sta prendendo in giro? Sono solo un gioco?

Si è lasciato con Cecilia da quanto? Forse una settimana, massimo due. E improvvisamente scatta l'interesse verso di me.

Come faccio a credere che sia sincero, e non mi voglia solo usare?

Non ho bisogno di Mario a rendere tutto più diffcile. Non posso stare sempre ai suoi ricaschi emotivi.

Prima mi allontana, e poi mi riavvicina. Non ci capisco più nulla.

Non ci ho capito nulla nemmeno quando davanti a me, insieme a lui, mi sono ritrovata Andrea.

Non so perché gli ho detto di cenare insieme. Volevo farlo a Mario per ripicca? Può darsi.

Andrea a differenza sua, è la stabilità fatta persona. Nonostante io fossi quella difficile, mi ha sempre trattata come una principessa.

Mario, invece, come un gioco.

Dopo aver finito il turno, Andrea è venuto a prendermi, per poi andare a casa mia.

Dal divano, con un calice di vino in mano, osservo Andrea alle prese con i fornelli.

Accenno un mezzo sorriso.

Perché devo andarmi a mettere in situazioni così complicate? Potrebbe essere tutto così semplice.

"Pronto." Si gira Andrea con i piatti in mano e mi precipito a tavola.

"Non volevo farti stancare, potevamo ordinare qualcosa."

"Per te questo ed altro."

Sento un forse senso di colpa. Andrea è completamente ignaro della situazione tra me e Mario.

Come potrei mai dirgli che ho baciato uno dei suoi amici più stretti? Senza nemmeno sapere cosa voglio da lui.

Mi piace Mario? Siamo solo amici? Non lo siamo più?

Mi continuano a venire in mente domande, ma non mi arriva nemmeno una risposta.

Mi continuano a rimbombare le parole di Mario, e non sopporto che occupi tutto questo spazio nella mia mente.

Ogni volta che chiudo gli occhi me lo ritrovo davanti. È una maledizione. Con tutte le palestre a Genova, dovevo lavorare proprio in quella? Non ci saremmo incontrati e finiva la storia.

"Comunque sei bravissimo a cucinare." Commento con la bocca piena, e questo suscita una risata in Andrea.

"Ti posso insegnare."

"Mi piacerebbe." Sorrido.

Dopo aver cenato, entrambi accendiamo una sigaretta in balcone.

"Certo che c'è una bella vista da qui." Dice appoggiando i gomiti alla ringhiera.

"Il porto... la Lanterna."

"La Lanterna? Cosa sarebbe?"

"Guarda." Si avvicina a me, e sento il suo fiato sul collo. Prende la mia mano, e punta l'indice nella direzione in cui si trova. "È il faro."

"Ah sì adesso la vedo."

Io e Andrea ci troviamo vicinissimi, veramente ad un palmo l'uno dall'altra.

Mentre lui continua a guardare il panorama, io mi giro ad osservarlo.

Non avevo mai notato che gli occhi di Andrea avessero una sfumatura più chiara, sono quasi nocciola. Gli occhi di Mario sono più, scuri, più profondi.

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