Cap 20 ' Neve rosso porpora '

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Quel pomeriggio decisi che avevo pianto abbastanza e rimanere chiusa in casa con quello stato d'animo, non mi avrebbe certamente aiutata, quindi mi diedi una sistemata e andai a lavoro.

Li, avrei potuto smettere di pensare almeno per un attimo ad Ahote, Tala, Nina... La testa mi esplodeva e si vedeva da lontano che avevo pianto, ma non mi importava.

Volevo solo cessare per un attimo di sentire così tanto, di provare troppo con ogni cellula del mio corpo e del mio cuore...amore, rabbia, dolore, delusione, tristezza erano tutte presenti e si mescolavano dentro di me come in un calderone. Potevo paragonare le sensazioni che stavo provando, ad una giostra che gira e gira e non accenna a fermarsi, mentre tu vorresti solo scendere un attimo a riprendere fiato.

Ero cosciente che avrei potuto inciampare in Aho, ma anche certa che l'unica cosa in cui potevo rifugiarmi era il mio lavoro, quel lavoro che amavo così tanto.

Certo avrei potuto correre dalle mie amiche, soprattutto da Yiska e cercare consolazione e ascolto in loro, ma non me la sentivo proprio di parlarne ancora, almeno per il momento...la ferita era completamente aperta e troppo fresca, avvertivo istintivamente solo il bisogno spasmodico di proteggermi.

Arrivai al centro e tirai un sospiro di sollievo, quel pomeriggio c'erano solo i volontari, tutti gli altri compresa Laura, erano occupati fuori.

Iniziai quindi sistemando l'ambulatorio, per poi passare alla sala di degenza, del pronto soccorso e facendo il giro completo degli ospiti presenti.

Nel tardo pomeriggio, verso le diciassette, tornarono anche Laura e David e quando mi videro sbiancarono in contemporanea, pallidi come chi ha appena visto un fantasma.

"Ragazzi, che succede? Vi dispiace così tanto che sia venuta a lavoro?" dissi scherzando, cercando di sdrammatizzare la loro reazione esagerata.

Abbassarono lo sguardo entrambi.

Sussultai "Ehi...che succede? Ho detto o fatto qualcosa di male ?"

Entrambi scosserò la testa in segno di diniego.

Li iniziai a guardare con aria interrogativa, davvero non capivo cosa stesse accadendo.

Poi laura mi si avvicinò e quasi sussurrando esclamò:" Siediti Sara, devo dirti... dobbiamo dirti, una cosa"

"Perché mai avrei dovuto sedermi? Che diamine significavano quel tono e quelle espressioni?" pensai mentre lo facevo.

Iniziai ad innervosirmi.

Laura si chinò verso di me e guardandomi negli occhi disse tutto di un fiato, come se avesse paura anche solo a dirle quelle parole:

"Ahote è scomparso"

Mi sentii raggelare il sangue fin dentro le vene.

"Aho scomparso, Ahote scomparso?!? Era impossibile"

Iniziò a scoppiarmi la testa, sentivo come un fischio al suo interno che aumentava sempre più d'intensità, fino a coprire ogni suono intorno a me.

" Scomparso...?" riuscii a dire con un filo di voce.

Intervenne David perché Laura aveva praticamente le lacrime agli occhi e non riusciva più a dire una parola.

"Sara, verso mezzogiorno è partito con la sua Jeep per andare ad effettuare un controllo, non mi ha neanche accennato dove oggi. Era particolarmente glaciale e ho pensato che sicuramente lavorando sarebbe stato meglio poi, mentre fargli domande o tartassarlo, avrebbe solo peggiorato la situazione con lui. Oltretutto non è la prima volta che prende e parte da solo ad effettuare un lavoro simile, quindi ero tranquillo",

"Tornando da me"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora