Passai la settimana successiva a casa da lavoro, avevo bisogno di riprendermi e starmene tranquilla.
In realtà non feci altro che trascinarmi.
Passavo le giornate nel letto cercando di leggere almeno un po', ma non riuscivo ne a leggere, ne a mangiare, ne a darmi una sistemata.
Non credevo si potesse stare così male per qualcuno.
Continuavo a sentirmi consumare e non sembrava che il passare dei giorni portasse qualche miglioramento, anzi...più passava il tempo, più il forte malessere che provavo aumentava.
I pensieri oltretutto non mi abbandonavano un attimo, da sveglia o nel sonno.
Continuavo a rimuginare su tutto e a piangere, non trovando pace, anche gli incubi erano aumentati notevolmente.
Dovetti mettere via l' acchiappasogni che mi aveva regalato Aho, perché mi faceva male il solo vederlo.
Quella mattina, dopo sette giorni, cercai almeno di trascinarmi in doccia e darmi finalmente una sistemata.
Ero irriconoscibile.
Mi docciai, vestii e misi un paio di jeans morbidi e un maglioncino aderente beige, legai i lunghi capelli in una treccia morbida laterale, mi truccai un po', indossai gli occhiali neri rettangolari che mi piacevano tanto e una collana con incastonato un quarzo rosa.
Scesi in sala per prepararmi almeno un caffe latte, non ero riuscita a mandare giù neanche quello nei giorni precedenti.
Il camino era acceso, come sempre negli ultimi giorni ci aveva pensato Laura e le ero infinitamente grata.
Non ero riuscita a raccontarle nulla, ma qualcosa aveva capito, perché da una parte vedeva me stare così male e dall'altra si era resa nettamente conto del cambio di atteggiamento e umore di Ahote, oltre al fatto che nessuno dei due chiedeva dell'altro o cercava di capire come stesse.
Eravamo tornati ancora, ad essere due estranei...con l'aggravante che questa volta sembrava che le nostre strade non si fossero mai incrociate.
Mi aveva raccontato di averlo visto gelido come non mai e di essersi stranita, anche se con lei era stato comunque gentile, ma lo vedeva freddo, atono, mi disse che sembrava apatico, facevi fatica a riconoscerlo.
Ed Ahote era tutto tranne che apatico normalmente, potevi trovarlo antipatico, irriverente, fastidioso, oppure gentile, calmo, sicuro...ma apatico proprio era qualcosa che non gli apparteneva, almeno fino a quel momento.
Chissà come stava e se le ferite e i lividi erano un po' migliorati...
ma cosa mi mettevo a pensare? Non erano più affari miei.
Iniziai a sorseggiare il caffe latte, quando suonarono alla porta.
Non avevo nessuna voglia di aprire, pensai addirittura di nascondermi e non rispondere aspettando che chiunque fosse, se ne tornasse da dove era venuto.
Volevo starmene ancora un po' chiusa nel mio mondo, il resto in quel momento mi nauseava.
"Sara apri, sono io, David", sussultai....
Non potevo non aprire a David, era mio amico e sapevo benissimo quanto ci tenesse a me.
Dovetti comunque sforzarmi enormemente, per alzarmi dal morbido divano ed andare ad aprire la porta.
Quando la spalancai mi ritrovai davanti David sorridente, che mi travolse immediatamente con un grande abbraccio.
"David...ciao...tutto ok?" dissi con aria imbarazzata, lui invece sembrava pimpante e pieno di energie.
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"Tornando da me"
RomanceSara e' una ragazza di 28 anni, con un passato particolare e complicato alle spalle, a causa della nonna, una donna arcigna e ipocrita che l'ha cresciuta si, ma non certo come dovrebbe fare una nonna....quella donna le ha provocato profonde ferite...