Cap 30 ' Lei '

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La mattina dopo ci ritrovammo addormentati abbracciati sulla piccola panchina nella veranda di Aho, vicino al tavolino che avevo notato quella sera. Addosso, una calda coperta di lana bianca e marrone con cui doveva averci avvolto lui prima di crollare come era successo a me, senza neanche rendersene conto.

Quando aprimmo gli occhi, eravamo entrambi visibilmente imbarazzati, ma guardando l'ora ci rendemmo conto che bisognava darsi una sistemata e muoversi.

Ahote era rimasto d'accordo con gli altri, per rivedersi al centro di recupero quella mattina e capire come muoversi, parlandone insieme.

Mi diedi una lavata veloce. Dovetti tenere il vestitino del giorno prima, visto che valigia e macchina erano da Laura che l'aveva presa per il recupero, in modo da poterla poi riportare a casa, dato che io ero svenuta e non potevo guidarla. Altrimenti la mia jeep, sarebbe rimasta a Gheinsburg.

Uscimmo da casa di corsa, Ahote aveva indossato un paio di jeans dritti morbidi, una maglietta aderente nera e una felpa nera anche essa, lasciata aperta. Legato i lunghi capelli in uno chignon veloce e disordinato e ancora al collo quella strana collana di cuoio con quel ciondolo,

"Ahi".

Continuavo a domandarmi cosa significasse, ma non trovavo il coraggio di chiederglielo.

In un quarto d'ora arrivammo al centro dove trovammo tutti gli altri, esausti dal grosso recupero effettuato durante tutta la notte.

Erano riusciti a salvare tutti e tre gli esemplari di alce, uno dei quali operato d'urgenza da Lau con il sostegno di Yiska agli strumenti, perché ridotto veramente male rispetto agli altri.

E la colpa era ancora loro.

Bracconieri.

"Maledetti", pensai.

Lo erano davvero e non si fermavano di fronte a nulla. Assomigliavano a quella donna.

Sentii salire una forte nausea, al suo pensiero.

Ahote spiegò a tutti in maniera più superficiale, con una delicatezza che non pensavo potesse appartenergli, che avevamo parlato per tutta la notte e anche lui, come del resto confermava anche Laura, si era convinto che quella donna fosse effettivamente pericolosa e che la sua proposta andava oltremodo rifiutata.

David si fidava di noi, quindi non ebbe bisogno di altre spiegazioni e ovviamente questo valeva anche per Yiska.

"Quindi ragazzi, cosa vogliamo fare?" Intervenne David "La società governativa che gestisce la Riserva delle Sei Nazioni vuole vendere alla ricca acquirente, ovviamente. Parliamo di un introito di oltre 140 miliardi di dollari..." e sospirando continuò

"Come pensiamo di fermare la contrattazione?"

Come potevamo fermare il meccanismo che si era oramai messo in moto? Sembrava qualcosa di molto più grande di ognuno di noi, qualcosa di impossibile.

Mentre cominciavamo a pensarci e a cercare insieme una possibile soluzione, sentimmo il rumore di quattro grosse jeep entrare nel centro di recupero, parcheggiando rumorosamente davanti all'entrata del piccolo ufficio.

Sentii freddo improvvisamente, avevo un brutto presentimento.

"Forza, ispezionate ogni centimetro quadrato di questo luogo, voglio sapere ogni pro e contro e informazioni il più possibile accurate sul posto. Io intanto andrò dentro per parlare con il responsabile e conoscere la manovalanza"

Mi si gelò il sangue nelle vene, sbiancai e mi irrigidii immediatamente.

Era lei, non vi erano dubbi, quella era la sua voce.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 12 hours ago ⏰

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