"Come mi aveva chiamato?? Fantasmino?!? Ma chi diamine si credeva di essere?
Chi lo conosceva?? "
Continuai a bofonchiare per tutta la strada, nel ritorno a casa.
Quando entrai mi sentii avvolgere da un piacevole tepore, fuori era ormai calato il buio, la casa era completamente circondata dal bosco e l'unica luce ad illuminarla era quella della luna che, serafica, ci osservava dall' alto di un cielo blu meraviglioso, così blu da perdercisi guardandolo.
Avevo appena fatto in tempo a rientrare e Laura aveva preparato anche la cena.
Fui grata per tutto ciò, feci un bel respiro e mi tranquillizzai.
Cenammo e andammo a letto, la giornata l'indomani sarebbe iniziata presto e sicuramente avremmo avuto molto da apprendere.
La sveglia suonò alle 6.
Mi alzai e a fatica e mi trascinai in bagno, la nottata come sempre era stata costellata di incubi e non mi aveva permesso di riposare decentemente.
Avevo anche fatto uno strano sogno dove appariva quel simpaticone a chiamarmi fantasmino, con quell'espressione beffarda.
Non lo sopportavo, mi irritava davvero.
E non mi capitava spesso. Solitamente tendevo a lasciar stare, le persone non mi facevano né caldo né freddo, semplicemente non mi importava, non piu' perlomeno.
Poi specchiandomi : "diamine, oggi sembro davvero un fantasma!"
Il viso più pallido del solito, occhiaie nere ad incorniciarlo e capelli arruffati...sembravo appena uscita da un film horror, pensai.
Mi buttai in doccia nonostante il freddo, il fuoco nel camino si era spento durante la notte e la casa ora era gelida.
Ci avremmo pensato dopo, dovevo darmi una mossa.
Tra brividi su tutto il corpo e brontolii mentali, riuscii a prepararmi.
Al piano di sotto trovai laura che stava preparando il caffè, me ne porse una tazza fumante mentre azzannava un toast.
Io non riuscivo a mangiare al mattino, l'unica cosa che ero in grado di mandare giù, consisteva in una una tazza di caffe latte fumante.
Indossammo stivali da lavoro, cappotto pesante, sciarpa, cappello e guanti...io non ne avevo di miei e mi ritrovai a dover indossare quelli di Ahote a malincuore, ma in fondo sarebbero stati oggettivamente utili e quindi non mi feci troppi problemi.
Uscimmo dalla porta di casa, erano ormai le 7:20 del mattino e il vento quella mattina non era solo gelido, era tagliente, avevi l'impressione ti graffiasse la pelle letteralmente come tante piccole lame.
In lontananza sentimmo pronunciare i nostri nomi.
Camminavano a passo svelto e sicuro, David e Ahote erano arrivati.
Ci salutammo con un cenno.
Lui ci scrutò da capo a piedi, mentre David ci chiedeva come era andata la prima notte e come ci eravamo trovate.
"Avete lasciato il fuoco spegnersi, vero?" sentenziò lo scontroso immediatamente, sguardo deciso e un sopracciglio arcuato all' insù mentre ci osservava,
Non compresi come avesse fatto a capirlo.
"No ragazze, qui due cose sono imprescindibili: attenzione massima ai cambiamenti del tempo che è molto bizzarro e volitivo e tenere sempre acceso il camino almeno quando siete in casa, meglio ancora anche quando siete via, così da tornare e non trovare il gelo", incalzò a sua volta David.
Mentre lui parlava mi voltai per incrociare lo sguardo di Ahote, immaginavo già il suo ghigno di disapprovazione e l'espressione troneggiante sul suo volto e invece non c'era più, si era letteralmente volatilizzato.
Dopo poco sentii un rumore provenire dall'interno della casa, rientrai e lui era lì, intento a mettere legna nella panca vicino al camino, fatta appositamente per quello e si accingeva ad accendere il fuoco. Del fuoco che avevamo acceso io e Laura, solo un piccolo mucchio di cenere era rimasto dalla sera precedente.
"Vieni, ti faccio vedere come si fa, altrimenti tempo una settimana e scapperete da qui" Lo disse con uno sguardo sarcastico, ma deciso, fissandomi occhi negli occhi.
"Certo scapperemo per il freddo, non per altro"
Mi sorpresi per l'acidità del mio pensiero e mi ritrovai a dirmi tra me e me, che forse stavo esagerando. Ci eravamo presentati semplicemente male e lui non era poi così male. Magari lo avevamo conosciuto in una giornata no, come le avevano tutti.
Mi mostrò come accendere davvero un camino per quelle temperature.
Non bastavano i ciocchetti che avevamo messo la sera prima...quelli servivano a malapena ad accenderlo il fuoco! Poi bisognava utilizzare i tronchi più grandi di quercia o pino, per far sì che bruciassero lentamente e mantenessero il fuoco acceso e vitale, per ore e ore.
Accese il fuoco e il calore che si sprigionò fu davvero piacevole.
Lo osservavo incantata, i crepitii e il calore delle fiamme sprigionatosi erano ipnotici e Ahote sembrava pensare lo stesso...rimanemmo così in silenzio per qualche minuto.
Poi ruppe quell' idillio, tagliente come il vento gelido che ci aspettava fuori:
"Si vede proprio che non siete fatte per un posto del genere, potevate starvene in città con le vostre assurde comodità!!"
Ecco che mi pentii subito del pensiero di poco prima.
Era proprio così:
Acido, strafottente e soprattutto immensamente infastidito dalla nostra presenza, dal nostro essere diverse ai suoi occhi.
Ma perché tutto quell' astio? Non ci conosceva nemmeno!
"Che senso aveva? Come faceva una persona a diventare così?"
Io nonostante la vita che avevo vissuto fino a quel momento, non mi divertivo di certo ad inveire contro tutti.
Aveva la mia stessa età, ma sembrava provenire da un altro mondo, un mondo inaccessibile per chi veniva da fuori la riserva.
Vedendo che non rispondevo alla sua provocazione, si avviò verso l'uscita. Lo seguii qualche attimo dopo.
In silenzio ci riunimmo agli altri che stavano aspettando fuori e David capendo cosa avesse fatto, gli diede una pacca sulla spalla,
"vedi Aho, ogni tanto sai essere gentile anche tu allora!".
Laura una volta che David le spiegò cosa era successo, si voltò verso di lui e lo ringraziò con un sorrisone immenso dei suoi e per un attimo mi sembrò di vedere un leggero imbarazzo negli occhi di Ahote.
Ma no, era impossibile, uno come lui poi.
Mentre ci avviavamo al centro di recupero, non potei fare a meno di pensare:
"Gentile?? Ma gentile cosa?? È solo uno sbruffone arrogante che si crede chissà chi, soltanto perché è nato qui. Non lo sopporto!!"
Sarebbe stata una lunga giornata.
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"Tornando da me"
RomanceSara e' una ragazza di 28 anni, con un passato particolare e complicato alle spalle, a causa della nonna, una donna arcigna e ipocrita che l'ha cresciuta si, ma non certo come dovrebbe fare una nonna....quella donna le ha provocato profonde ferite...