Arrivammo al capanno completamente senza forze.
Si vedeva che era abbandonato da molto tempo, ma nonostante questo trovammo ancora un piccolo e vecchio divano tutto consumato, dove poggiai dolcemente Aho coprendolo prontamente con il piumino che ero riuscita a salvare e accanto ad esso, un vecchio camino.
Uscii di corsa fuori a recuperare della legna, dovevo accendere un fuoco per scaldarci ed essere pronti all'arrivo della bufera.
Intanto il cielo era diventato di tutte le sfumature grigie esistenti, fino ad arrivare al nero profondo, il vento che si era alzato era forte e tagliente come una lama e si stava facendo notte.
Rientrai, accesi il camino e controllai Ahote.
Dormiva e respirava finalmente in maniera regolare. Iniziai a medicare ogni ferita possibile.
Una volta che il fuoco prese bene, gli tolsi delicatamente il giacchetto, che gli avevo posato addosso come coperta e piano, con delicatezza, cercai di disinfettare e coprire ogni abrasione che ne necessitava.
Lo sfioravo a malapena, come se avessi paura di fargli male da un momento all'altro. Arrivata al viso, lo toccai con più delicatezza ancora, quasi accarezzandolo.
Bruciava, aveva la febbre alta.
Gli poggiai piano un piccolo pezzo di stoffa strappato dalla mia maglietta e bagnato grazie alla neve fuori, per cercare di fargli scendere la temperatura almeno un po' e mentre lo facevo, mi fermai qualche secondo ad osservarlo dandogli d'impulso un lieve bacio sulla fronte, in uno dei pochi punti in cui non c'erano lividi.
In quel momento aprì gli occhi.
Era evidente non riuscisse a muoversi, mi guardava in silenzio ed io anche. Cercai di rompere l'imbarazzo che provavo farfugliando qualcosa, ma non ci riuscii.
Abbassai lo sguardo e feci per spostarmi dal divano, mi sarei seduta a terra e avrei riposato fino alla mattina, controllando Aho per tutta la notte. Poi avremo potuto raggiungere il pick up e tornare verso casa, appena fosse sorto il sole.
Ahote mi bloccò il braccio, con una presa cosi' lieve che mi si strinse il cuore a pensarlo tanto inerme.
Con un groppo in gola enorme, lo guardai.
I suoi occhi sembravano dirmi di rimanere li vicino.
Strinsi i pugni, non sapendo cosa fare.
Lui digrignò i denti serrando la mascella e fece per mettersi seduto.
Scattai immediatamente verso di lui cercando di fermarlo: "Aho, cosa diamine fai?!? DEVI stare fermo, si riapriranno tutte le ferite, ho a malapena fermato le emorragie!!" Con la voce che mi tremava.
"Allora stai qui..." disse con un filo di voce, tossendo poi e digrignando ancora più i denti "Ahi...maledizione"
"Ok, ok testone, rimango qui, ma non devi ne muoverti, ne parlare troppo, ti ho ripreso per i capelli...eri in fin di vita" e mentre dicevo quelle parole ecco di nuovo le lacrime scendere senza controllo.
Mi strofinai velocemente con la manica del maglione che da bianco si era tinto di nero e di rosso, per il sangue e la polvere miscelati tra loro.
Aho non disse nulla, continuava solo a guardarmi, per allungare poi delicatamente il braccio sinistro, quello dove sull'avambraccio aveva la ferita da taglio e tirarmi delicatamente a se, nonostante fosse senza forze.
Trasalii.
Perché mi abbracciava?
Rimanemmo così per ore in silenzio, entrambi svegli, entrambi pensierosi.
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"Tornando da me"
RomanceSara e' una ragazza di 28 anni, con un passato particolare e complicato alle spalle, a causa della nonna, una donna arcigna e ipocrita che l'ha cresciuta si, ma non certo come dovrebbe fare una nonna....quella donna le ha provocato profonde ferite...