Dia 2

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Pov Dia

Ero al lavoro al pub, come sempre. La mia pancia cominciava a diventare rotonda, ma continuavo a lavorare comunque. Tra il via vai di clienti, notai Bram entrare. Mi salutò e mi avvicinai subito a lui.

Dia: Ciao, Bram.

Bram: Ehi, Dia.

Dia: Vuoi la solita birra piccola?

Bram: Sì, grazie. Ma volevo chiederti: a che mese sei della gravidanza?

Dia: Sei mesi.

Bram: Interessante.

Mi allontanai per andare al bancone da mio padre e prendere la birra.

Eduardo: È tornato quell'uomo?

Dia: Sì, è qui.

Eduardo: Cosa ha ordinato?

Dia: La solita, birra piccola.

Mio padre mi passò la birra senza perdere tempo.

Eduardo: Portagliela subito.

Ritornai da Bram e gli servii la bevanda.

Dia: Ecco a te.

Bram: Grazie. Ti va di sederti un momento?

Dia: Mi dispiace, non potrei, sto lavorando...

Bram: Capisco. Comunque, hai delle passioni particolari?

Dia: Beh, mi piace la filosofia, leggere, guardare serie TV... e studiare.

Bram: Sei davvero intelligente.

Dia: Grazie.

Bram: Hai già pensato a come chiamerai il bambino?

Dia: Non ancora. Voglio prima vederlo in faccia per scegliere il nome giusto.

Bram: Capisco.

Dia: Vuoi pagare subito o vuoi ordinare qualcos'altro?

Bram: No, va bene così. Ma tieni.

Mi passò 300 dollari. Restai sbalordita.

Dia: Ma... sono tantissimi soldi!

Bram: Sì. Dieci per la birra, e gli altri 290 per te. Per aiutarti con il bambino.

Dia: Oh mio Dio, grazie mille!

Mi chiedevo perché lo facesse. Era forse uno di quei uomini che ci provano con le donne incinte? O aveva qualche altro tipo di interesse? Di solito gli "sugar daddy" non cercano ragazze incinte, visto che pensano che il corpo cambi troppo. Ma Bram sembrava diverso. Andai da mio padre per mostrargli i soldi.

Eduardo: Mio Dio, sei stata brava.

Vidi Bram che si stava preparando per uscire e mi salutò con un sorriso. Ricambiai il gesto.

Il resto del turno passò lentamente, con la solita fila di clienti maleducati. Alla fine, tornai a casa con mio padre. Abitavamo in un quartiere ispanico, in una casa piccola ma con molte stanze. Appena entrata, mi buttai sul divano.

Eduardo: Tesoro, siamo tornati. Indovina? È tornato quel signore gentile.

Fatima: E quanto ha dato a Dia stavolta?

Eduardo: 290 dollari!

Fatima: Non ci posso credere! Brava, Dia!

Dia: Grazie.

Non sapevo se sentirmi orgogliosa. Un uomo molto più grande di me stava mostrando interesse, e io ero incinta. Forse era solo un tipo solitario che cercava compagnia e aveva trovato in me una buona amica. Speravo fosse così. Arturo, uno dei miei fratelli, si sedette accanto a me.

Arturo: Sai che oggi la prof si è tirata della cocaina in classe?

Dia: Era roba buona o cattiva?

Arturo: Non lo so, ma è rimasta svenuta sul banco per due ore.

Dia: Bel modello educativo, eh?

Arturo: E il tipo che ti ha pagato, com'è?

Dia: Un uomo.

Arturo: Intendevo... è un vecchio maniaco o un bel "dilf"?

Dia: Cosa sarebbe un "dilf"?

Arturo: Tipo una "milf", ma maschio.

Dia: Bah, è bello.

Arturo: Allora, dovresti provarci.

Dia: Ma cosa stai dicendo?

Arturo: Senti, hai un ricco interessato a te. Buttati. Se poi lo trovi pure bello, è già una vittoria.

Dia: Io voglio trovare il vero amore.

Arturo: Quando sei povera e con un bambino in arrivo, il vero amore non esiste.

Dia: E i nostri genitori, allora?

Arturo: Mamma e papà non hanno mai trovato qualcuno di ricco che volesse mantenere la famiglia, capisci?

Dia: Non sono una puttana.

Arturo: Non si tratta di essere una puttana. Se uno è innamorato di te e tu puoi ricavarci dei benefici, non è prostituzione. È sopravvivenza. Se io trovassi una ricca donna anziana che mi piace e mi vuole, ci andrei senza problemi.

Dia: Che schifo.

Arturo: Almeno avrei i soldi.

Dia: Senti, sei tu quello che pensa solo ai soldi, non io. Il bambino saprò come mantenerlo da sola.

Arturo: Se lo dici tu...

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