Pov Bram
Mi svegliai prima di Dia e decisi di fare colazione da solo. Pensavo a qualche giorno fa, quando eravamo andati nella vecchia scuola di Dia. Che errore. La scuola era una giungla: ragazzi e ragazze che sembravano usciti da un film di bassa qualità, sempre pronti a sfidare ogni regola. Come si fa a vivere in un posto così? Poi mi veniva in mente che molte ragazze finivano incinte a 18 anni, ma non li insegnano nemmeno come usare un preservativo. Non è che la scuola dove andavo io fosse perfetta, ma almeno negli anni '90 noi, pur essendo ribelli, avevamo rispetto. Non ci saremmo mai permessi di parlare male con i professori o di vestirci in modo così volgare. E le ragazze... Beh, a parte Odelia, non erano certo come quelle che vedevo lì. Certo, c’erano i soliti ragazzi, come Jozeph, che non so come non si fosse preso un cancro ai polmoni per quanto fumasse.
Mi distrassi da questi pensieri quando vidi Dia entrare nella stanza. Con il suo pancione, portava in sé mio figlio, ed era una visione che mi riempiva di gioia.
Dia: "Ciao."
Bram: "Buongiorno."
Dia: "Oggi è il compleanno di mia madre. Possiamo andarla a trovare?"
Bram: "Oggi?"
Dia: "Sì, mi rivorrebbe tanto vedere."
Non volevo andare, ma sapevo che era importante per lei. Avrei preso l’autista privato, già ero stato fortunato che non mi avessero rubato l’auto l’ultima volta, ma ora mi sentivo più tranquillo. Voglio farla felice.
Bram: "Va bene, Dia, ti ci porto."
Dia: "Grazie."
Mi avvicinai e le toccai delicatamente la pancia. Mi piaceva quel gesto, un piccolo segno di possesso e protezione. Solo io avrei dovuto farlo, non mi piaceva che qualcun altro toccasse il suo pancione adorabile.
Bram: "Fra poche settimane il bambino sarà con noi. Che gioia."
Il pomeriggio passò velocemente e, poco dopo, ci trovammo nel quartiere ispanico, dove la sua famiglia viveva. Arrivammo davanti alla casa, e Dia scese dalla macchina. La madre di Dia, Fatima, la abbracciò subito.
Fatima: "Figlia!"
Dia: "Mamma!"
Vidi Dia correre tra le braccia della madre e mi fermai a guardare, sorridendo. Era felice, e vedere quella scena mi dava un senso di pace. Poi uscì il padre di Dia, Eduardo.
Eduardo: "Dia, che meraviglia!"
Anche lui la abbracciò con affetto. Era bello vedere come tutta la famiglia fosse così unita.
Fatima: "La pancia come sta?"
Dia: "Sempre più grande."
Mentre osservavo la scena, un adolescente uscì dalla casa e mi guardò. Era uno dei fratelli di Dia. Non disse nulla, ma il suo sguardo mi scrutava. Poi Dia lo chiamo
Dia: "Ehi, Arturo!"
Arturo: "Ehi."
Dia entrò con i suoi genitori, e io la seguii. La casa aveva un chiaro stile messicano e c’erano bambini che correvano e giocavano ovunque. Due bambine, vestite di rosa, vennero a salutarmi.cercando un po' di sedurmi ma mi fecevano solo pensare che fossero incredibilmente stupide e un troie
Carmen: "Ciao."
Brisa: "Sei super figo."
Carmen: "Sei così alto, Dia è fortunata ad averti."
Mi guardai intorno, mentre un bambino di circa 5 anni, Hugo, giocava con un peluche a forma di farfalla.
Brisa: "Quello è Hugo. Non darci troppo peso, parla poco, è un po' stupido."
Carmen: "Sì, vero."
Mi avvicinai a Hugo.
Bram: "Ciao, Hugo. Ti piace il tuo giocattolo?"
Lui annuì timidamente.
Bram: "Adorabile. Ti piacciono i tuoi fratelli?"
Lui annuì di nuovo, un sorriso timido sulle labbra. Poco dopo, Dia tornò da me e, con un sorriso, si chinò verso Hugo.
Dia: "Ciao tesoro, come va?"
Hugo la guardò e sorrise, aprendo le braccia per un abbraccio. Dia lo abbracciò con dolcezza, e io mi persi nei pensieri. Mi immaginavo come sarebbe stato con nostro figlio. La festa proseguì normalmente, con la torta e momenti felici. Mi ritrovai a giocare con Hugo ,poi Arturo si avvicino a me
Arturo: "Ciao."
Bram: "Ehi."
Arturo: "Hai fatto bene a prenderti mia sorella."
Alzai un sopracciglio, incuriosito.
Arturo: "Tu puoi farla felice. Sei ricco, e la puoi aiutare. Cerca di tenere il bambino lontano da questo mondo. Qui tutti sono dei ciccioni sfigati."
Feci un sorriso. Arturo sembrava molto più maturo di quanto avessi pensato.
Bram: "Sei molto intelligente."
Arturo: "So come funziona il mondo."
Bram: "È bello parlare con una persona così."
Guardai Hugo, che si era completamente sporcato di torta, e mi chinai per pulirlo con un tovagliolo.
Bram: "Quanti anni hai?"
Arturo: "16."
Bram: "Ti sei già trovato una fidanzata?"
Arturo: "Le ragazze di qui sono stupide. Rimangono incinte a 14 anni. Io prima voglio diventare qualcuno di importante, poi vedrò. Ho detto la stessa cosa a Carmen e Brisa, ma loro sono troppo concentrate su altre stupidaggini."
Bram: "Capisco."
Arturo: "E tu, con il bambino? Cosa vorresti fare?"
Bram: "Voglio farlo studiare nelle migliori scuole di New York e poi, molto probabilmente, gli farò continuare l'azienda di gioielli."
Arturo: "Bene."
Bram :"sai anche mia sorella si comportava come Brisa e Carmen però non so loso sono così insopportabile "
Arturo : "si ,due troie che non capisco come non siano già state violentate "
Io ridacchiai anche io mi chiedevo la stessa cosa di Odelia quando ero giovane
Poco dopo, Dia si avvicinò a noi.Dia: "Stai conoscendo i tuoi cognati?"
Bram: "Sì."
Dia: "Bene."
Hugo si avvicinò a Dia, cercando di toccarle la pancia. Lo presi in braccio e lo avvicinai delicatamente alla pancia di Dia. Lui sorrise, felice.
Dia: "Ti piace? Lui sarà tuo nipote, lo sai? Sarai felice di avere un amichetto più piccolo."
Hugo annuì, entusiasta.

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infertilità
ChickLitBram Vogel è uno degli uomini più ricchi di New York. Ha tutto tranne un bambino, visto che è sterile. Un giorno, uscendo da un ristorante, incontra Dia, una donna ispanica incinta e povera. Dopo quel incontro, decide che avrà il suo bambino e che l...