POV Bram
Mi trovavo nel corridoio, con l’orecchio teso a seguire la conversazione di Dia con la sua famiglia. Parlava di invitarli per il parto e poi a casa, qui. Il solo pensiero mi stringeva il petto. In sala parto ci sarebbe stata anche la mia famiglia, probabilmente. Mio padre, con i suoi insulti sprezzanti, non avrebbe perso occasione di umiliare i suoi genitori o magari Dia stessa. Non potevo permettere che accadesse, avrei minacciato mio padre se fosse stato necessario.
Quanto alla sua famiglia, l’idea di averli in casa mi inquietava. Non mi fidavo. La possibilità che potessero rubare qualcosa mi tormentava. Non solo: quei bambini. Piccoli, sì, ma già con la lingua sporca di parolacce. Non li volevo tra queste mura, contaminate dal loro caos e dalla loro ignoranza.
Andai nel mio ufficio e chiusi la porta. La penombra mi avvolse mentre prendevo in mano la vecchia foto della mia famiglia. La guardai con occhi vuoti, cercando di capire perché avessi sempre sentito un vuoto dentro di me. I miei genitori contavano su di me, ma per cosa? Per tenerli uniti, per risolvere i disastri che gli altri avevano combinato? Io lo sapevo: questa famiglia era marcia fino al midollo, e io ero l’unico che poteva rimediare.
Odelia, mia sorella. Una troia che si merita ogni orrore del mondo. Per quanto mi riguarda, una violenza brutale sarebbe solo un’equa punizione per la sua condotta. E mio fratello Jozeph, il fallito della famiglia. Un avvocato? Certo, ma uno che ha rimesso in libertà più stupratori di quanti ne abbia mai condannati. Un incapace che si è rifugiato nei suoi ridicoli quadri: scarabocchi senza senso, patetici, quanto la sua intera vita. Nessuno si stupisce che lo bullizzassero.
Io, però, sono diverso. Io sono normale. Sono l’unico baluardo di questa famiglia di mostri.
Il bambino che nascerà da Dia e me… sarà la redenzione. Lui è la chiave, l’unico modo per spezzare il ciclo della mediocrità e del fallimento. È tutto ciò che ho sempre voluto, e farò tutto il necessario per proteggerlo, anche da questa famiglia. Lui sarà puro, forte, e io plasmerò la sua vita
Mi accarezzai il mento, lo sguardo perso nella fotografia. E poi c’è Dia. Lei è il centro di tutto. È la madre, la custode della mia speranza, e per questo deve essere trattata con cura. Ogni insulto razzista che potrebbe subire lo annienterò, e chiunque osi sfiorarla con il disprezzo o l’indifferenza pagherà un prezzo alto.
La mia famiglia. Le mie due creature. Mia moglie e mio figlio.
Dia resterà al mio fianco. Deve. È la chiave per il futuro che ho immaginato. Deve essere una madre perfetta, devota. Non solo per il bambino, ma anche per me. E mio figlio, oh, mio figlio... Lui sarà il culmine della mia eredità. Lo farò crescere come un uomo di ferro, un leader che si prenderà ciò che vuole senza chiedere permesso. Bello, affascinante, spietato. Sarà un vincente.
E poi, ci sarà la rivincita. Mio figlio non sarà gentile con i suoi cugini. Non sarà il tipo che accetta il ruolo di debole. Voglio che li schiacci, che li guardi dall’alto in basso con quel sorriso tagliente, passivo-aggressivo, che ho sempre visto negli occhi dei miei fratelli quando parlavano con me. Sarà l’apice della soddisfazione: mio figlio, il vincitore, e io al suo fianco.
Chiusi gli occhi, sentendo il peso della mia visione. Era quasi troppo perfetta da sopportare. Un brivido mi percorse la schiena. Questo bambino non è solo un figlio: è la mia salvezza. Il mio unico scopo. Quando nascerà, tutto cambierà. E sarà meraviglioso.
STAI LEGGENDO
infertilità
ChickLitBram Vogel è uno degli uomini più ricchi di New York. Ha tutto tranne un bambino, visto che è sterile. Un giorno, uscendo da un ristorante, incontra Dia, una donna ispanica incinta e povera. Dopo quel incontro, decide che avrà il suo bambino e che l...