Bram 4

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Pov Bram

Oggi erano in programma la visita dei miei genitori. Da quando avevo rivelato loro di aver messo incinta una ragazza, la loro reazione era stata un misto di entusiasmo e preoccupazione, soprattutto per il fatto che fosse un maschio. Stavo aiutando Dia a prepararsi.

Bram: "Metti un po' di trucco, ma non troppo, non voglio che sembri una sgualdrina."

Sapevo quanto fosse importante per i miei genitori che Dia non fosse percepita in un certo modo, e il suo aspetto avrebbe potuto influenzare il loro giudizio. Così, la rendevo più presentabile, sperando di mitigare le loro eventuali critiche.

Dia: "Sto cercando di fare del mio meglio."

Bram: "Lo so, tesoro."

La osservai mentre si truccava, e notai che stava diventando piuttosto brava. Poi, tirai fuori dall'armadio un vestito per la maternità.

Bram: "Tieni questo e preparati."

Le diedi il vestito con una certa ansia.

Dia: "Puoi girare."

Bram: "Dia, non devi temere la mia vista. Siamo fidanzati ora, quindi cerca di essere più romantica."

Mi guardò con uno sguardo di sfida, e ricambiai. Lei cominciò a spogliarsi.

Dia: "Comunque, quale storia dobbiamo raccontare ai tuoi genitori?"

Bram: "Diciamo che ci siamo incontrati fuori da un ristorante, abbiamo fatto amicizia, e da lì è scoppiato l'amore. Stai tranquilla, ti tratteranno bene, visto che sei incinta del mio erede."

Dia: "Mmm..."

Dopo un po’, ci preparammo e, quando suonò il campanello, andai ad aprire.

Bram: "Mamma, papà! Che bello vedervi!"

Niklas: "Figlio."

Cleo: "Bram, ciao!"

Mia madre mi strinse la mano, e io ricambiai con un sorriso nervoso.

Cleo: "Dove è la ragazza?"

Dia si fece avanti e, al primo sguardo di mio padre, notai una leggera tensione.

Cleo: "Bene, ciao. Tu sei Dia, giusto? Che bel nome, Dia vuol dire giorno, giusto?"

Dia: "Sì."

Cleo: "Io sono Cleo Vogel, e questo è mio marito e futuro nonno."

Niklas: "Niklas Vogel."

La sua voce era fredda mentre si avvicinava a Dia e le toccava la pancia. Lei sembrò a disagio.

Niklas: "Quanti mesi?"

Dia: "Sei, quasi sette."

Niklas: "Quanti anni hai?"

Dia: "Diciotto, quasi diciannove."

Niklas: "Capisco. Adesso voglio parlare un attimo con mio figlio. Resta qui con Cleo."

Mio padre mi portò in cucina.

Niklas: "Hai davvero messo incinta una messicana."

Bram: "L'importante è che lei sia incinta."

Niklas: "Senti, sono sporchi e sicuramente si è fatta mettere incinta perché vuole i soldi."

Bram: "Cosa vuoi che faccia, butti via lei e il bambino?"

Niklas: "No, ovviamente sarebbe spregevole allontanare il bambino dalla madre. Però voglio che il bambino si comporti come un vero tedesco-americano, non come un ispanico. E comunque, tienilo lontano dalla droga. Sai come sono quelli della razza della madre, sono i primi che ci vanno. Preghiamo che sia bianco. Non si è mai visto alla Trinity School, all'Horace Mann School o alla Spence School, e ovunque tu pensi di mandarlo, un ragazzo ispanico..."

Mi chiesi perché non potesse semplicemente essere felice di avere un nipotino. Anche se io stesso provavo un certo disprezzo verso chi veniva dall'America del Sud, sapevo come nascondere quel sentimento.

Bram: "Lo so."

Niklas: "Comunque, come pensate di chiamarlo? Spero non sia un nome come Consuelo, Mandingo o Juan. Non voglio che dica a tutti i bambini: 'Sono il vostro spacciatore personale di cocaina e tacos.'"

Ridacchiò, e io sentii un nodo allo stomaco.

Bram: "Volevo dargli un bel nome, come Claude, Ludwig, Gerald o Vernon."

Niklas: "Bello, Vernon."

Bram: "Sì, suona bene: Vernon Vogel."

Mio padre si accese una sigaretta.

Niklas: "È bello che tu ci sia riuscito a mettere incinta una ragazza, ma a diciotto anni mi sembra un po' giovane."

Bram: "Lo so, ma è rimasta incinta lei."

Niklas: "Il tuo sperma poteva scegliere una donna prestigiosa, non un'immigrata."

Bram: "Ma l'importante è che nasca il bambino, e chissene frega della madre."

Niklas: "Lei è piuttosto bianca, quindi almeno non nasce nero."

Aprii una bottiglia di vino, versai un bicchiere per me e uno per mio padre, e cominciammo a bere in silenzio, entrambi persi nei nostri pensieri, mentre le parole di mio padre risuonavano nella mia mente come un eco inquietante.

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