Dia 7

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Pov Dia

Bram mi aveva portata in ospedale per il corso preparto. La macchina si fermò davanti all'ingresso, e un senso di ansia mi travolse. Non ero mai stata in un posto come questo.

Bram: "Ricordati, sii gentile e fai una buona impressione. Dopo il corso, andremo a incontrare mia sorella Odelia, che lavora qui."

Dia: "Capito."

Entrammo nell'ospedale. Le tette mi facevano un male cane, e la pancia era pesantissima. Mi sembrava di essere una persona diversa in un posto che non mi apparteneva.

Bram: "Ci sei mai stata qui?"

Dia: "No."

Era un ospedale per ricchi, per ultra-ricchi. Pensavo che qui non ti avrebbero fatto aspettare ore per una visita. Forse avrebbero fatto anche finta di sorriderti, per mantenere le apparenze.

Bram: "La nostra istruttrice, Janessa Snipp, è una delle migliori. Odelia mi ha detto che è stata fantastica per tutti i suoi due figli. E poi, Janessa è molto apprezzata."

Il suo nome suonava un po' come quello di una "Karen", ma mi aspettavo che, essendo nel corso preparto, sarebbe stata gentile, forse persino empatica.

Arrivammo nella sala dove c'erano altre donne incinte, tutte perfette, sorridenti, accompagnate da mariti che sembravano usciti da un catalogo. Quando entrai, tutti mi guardarono. Ero l'unica ispanica della sala, la più giovane, e sembrava che mi stessero giudicando. Si trattenevano dal bullizzarmi solo perché c'era Bram, e lui era ricco e potente. Ma i loro occhi erano pieni di disprezzo.

Improvvisamente, entrò una donna dai capelli biondo platino, con un trucco impeccabile ma non eccessivo, vestita con abiti di marca, sorridendo con denti bianchissimi. La sua presenza non lasciava spazio a dubbi: Janessa Snipp.

Janessa: "Buongiorno ragazze e maritini! Sono felice di vedervi."

Mi guardò, un'ombra di disprezzo attraversò il suo sguardo. Forse per la mia giovane età, o per la mia nazionalità, ma distolse subito lo sguardo.

Janessa: "Bene, visto che questo è il primo corso, perché non vi presentate? Comincio io: sono Janessa Snipp, ho 42 anni, 4 figli e un marito fantastico, Raphael."

La sala si riempì di voci mentre altre donne si presentavano. Una dopo l'altra, raccontavano delle loro vite perfette, con mariti perfetti. Fino a quando arrivò il mio turno.

Dia: "Io... mi chiamo Dia. Non ho ancora deciso il nome per mio figlio, voglio vederlo prima, poi lo deciderò. E questo è il mio fidanzato, Bram."

Janessa: "Non hai ancora scelto il nome del bambino?"

Dia: "No, voglio aspettare di vederlo in faccia."

Janessa: "Capisco... scelta originale."

Il suo tono era carico di sarcasmo.

Janessa: "Comunque, passiamo a ciò che succederà al vostro corpo quando partorirete. Sentirete dolore, ma potete contrastarlo respirando profondamente e rilassandovi."

Iniziò a fare respiri profondi, come se volesse insegnarci qualcosa di sacro.

Janessa: "Imitatemi, ragazze."

Tutte cercammo di imitarla. Ma a me sembrava più che stesse cercando di simulare degli orgasmi, e non riuscivo a fare a meno di sorridere. Janessa mi guardò subito, il suo sguardo tagliente come un coltello.

Janessa: "Perché sorridi?"

Ogni occhio si posò su di me. Mi sentii subito piccola, vulnerabile. Cercai di nascondere il mio sorriso, ma sentivo il peso del giudizio di tutte quelle donne e dei loro mariti.

Dia: "Niente, è solo che..."

Janessa: "Davvero? Allora vogliamo sapere."

Guardai Bram, ma lui non sembrava sapere cosa dire. Mi sentivo come una ragazzina intrappolata in una situazione che non avevo scelto.

Dia: "Stavo solo pensando a una cosa..."

Janessa: "Non sorridere più. Non siamo a una stupida festa. Io sto cercando di insegnarvi come gestire il dolore durante il parto. Ma se sei una masochista, allora affari tuoi."

Mi sentii svuotata, come se avessi perso qualcosa dentro di me. Il suo giudizio non faceva che scavare un buco nel mio cuore. Un senso di impotenza mi pervase. Poi, all'improvviso, Bram si alzò, visibilmente arrabbiato. Non l'avevo mai visto così furioso.

Bram: "Senti, non dire più niente alla mia fidanzata!"

La sua voce era dura, quasi minacciosa. Janessa tacque subito, e per un attimo la sala diventò silenziosa. Non avevo mai visto Bram così arrabbiato. Era come se mi stesse proteggendo, ma anche dimostrando una parte di lui che non avevo mai conosciuto.

Bram: "Scusate, mi dispiace tanto. Ma Dia non lo farà più, ok? Vero, Dia?"

Annuii, sentendo il mio cuore battere più forte. Quella domanda non era rivolta a me, ma a lui. Mi chiedeva di confermare che non avrei più sorriso, che non avrei più reagito. Mi sentivo come se fossi intrappolata in una gabbia dorata.

Bram: "Bene."

Il corso riprese, ma Janessa continuava a lanciarmi sguardi di disapprovazione. Il suo atteggiamento era come una ferita che non riuscivo a sanare. Tutto ciò che mi circondava sembrava troppo estraneo, troppo distante da chi ero.

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