POV DiaEro seduta sul divano, aspettando la ginecologa che Bram aveva trovato per me. Il silenzio della stanza era interrotto solo dai suoi occhi, che si alzavano dal telefono ogni tanto per posarsi su di me. Quel suo modo di osservare, come se cercasse di decifrare i miei pensieri, mi metteva a disagio. Decisi di rompere il silenzio.
Dia: Bram, quando posso vedere le mie amiche?
Bram: Tesoro, sei all'ottavo mese. Non è prudente andare troppo in giro.
Dia: Lo so, ma non partorisco domani. Vorrei visitare i miei vecchi insegnanti e la classe.
Lui esitò un momento, scrutandomi come se stessi chiedendo troppo.
Bram: Ok, ti ci porto... quando avrò tempo.
Dia: Grazie.
Il suo consenso sembrava più una concessione che una risposta genuina. Poi Bram si alzò e mi fece un cenno con la testa.
Bram: Sto arredando la stanza del bambino. Vuoi venire a vederla?
Dia: Certo.
Mi condusse al piano di sopra, dove aprì con orgoglio la porta di una cameretta dipinta di blu. La stanza era ordinata, quasi surreale nella sua perfezione, con tanti pupazzi disposti simmetricamente.
Bram: Ti piace?
Dia: Sì, è bellissima.
Bram: Lo so. Ci ho messo tutto il cuore.
Mentre guardavo la stanza, i ricordi della mia infanzia riaffiorarono, come una ferita mai del tutto rimarginata.
Dia: Mi ricordo quando stava per nascere Arturo. I miei genitori avevano preparato una camera simile. Ma dopo... con gli altri bambini, nessuno ha avuto più una camera singola.
Bram: Dev'essere stato orribile vivere così, senza spazi propri, specialmente in adolescenza.
Annuii, ma dentro di me la sua osservazione mi ferì. Per quanto fosse vero, era la mia famiglia, e nonostante tutto, li amavo.
Dia: È difficile, ma sono la mia famiglia. Alcune volte vorrei invitarli qui. Sono bambini o teenager, ti starebbero simpatici.
La sua espressione si irrigidì. Prima che potesse rispondere, il campanello suonò. Bram scese per aprire la porta, ed io lo seguii. Una donna minuta, con un'espressione professionale e un sorriso gentile, stava sulla soglia.
Claire: Buongiorno, sono la dottoressa Claire Langford.
Bram: Certo, entri pure.
La donna entrò e si guardò intorno, prendendo nota dell'ambiente.
Claire: Ho capito che volete un corso di maternità privato. Possiamo iniziare in qualsiasi stanza desideri la futura mamma.
Dia: A me va bene il salotto.
Ci sedemmo e Claire iniziò tirando fuori un bambolotto dallo zaino. La sua presenza era rassicurante, ma il modo in cui Bram la osservava era carico di aspettative.
Claire: Ora ti mostrerò come tenere in braccio un bambino. Guarda attentamente.
Con movimenti delicati ma sicuri, Claire tenne il bambolotto vicino al petto, sostenendo testa e collo con una mano e il corpo con l'altra. Poi si rivolse a me.
Claire: Prova tu.
Mi passò il bambolotto, e io lo tenni come avevo fatto tante volte con i miei fratelli più piccoli. Claire annuì, soddisfatta.
Claire: Sei molto brava. Impari in fretta.
Bram sorrise, e per la prima volta quel sorriso sembrava privo di maschere.
Bram: Posso provare io?
Annuii e gli passai il bambolotto. Lo prese con una delicatezza che non gli avevo mai visto, come se stringesse tra le mani il suo intero universo.
Claire: Un futuro padre meraviglioso.
Bram: Aspettavo questo momento da anni. È perfetto.
Mentre cullava il bambolotto, Bram si rivolse a me con uno sguardo intenso.
Bram: Dia sarà la madre migliore. Lo so.
Dopo un po', Claire se ne andò, lasciandoci soli. Bram si voltò verso di me.
Bram: Molto meglio di Janessa, devo dire.
Dia: Sì.
Mi sorrise con dolcezza.
Bram: Eri adorabile con quella bambola. Davvero.
Dia: Grazie.
Bram: Appena posso, ti porto a visitare la tua vecchia scuola. Promesso.
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infertilità
ChickLitBram Vogel è uno degli uomini più ricchi di New York. Ha tutto tranne un bambino, visto che è sterile. Un giorno, uscendo da un ristorante, incontra Dia, una donna ispanica incinta e povera. Dopo quel incontro, decide che avrà il suo bambino e che l...