Pov Bram
Stavo sorseggiando un bicchiere di vino, cercando di rilassarmi prima di andare al corso pre-parto in ospedale. Mi sforzavo di concentrarmi su Dia e sul bambino in arrivo, ma la mia mente tornava a mia sorella. La sola idea di incontrarla nei corridoi mi faceva ribollire. Odelia… la mia adorata sorellina. È sempre stata la più piccola, la più caotica, quella che ha sempre rifiutato ogni responsabilità mentre io mi facevo strada a suon di sacrifici. Ricordo ancora quando, da adolescente, usciva con i suoi amici, quel gruppo di ragazzi che sembravano fatti apposta per darle un motivo in più per sfidare le regole. Speravo che prima o poi capisse, che quelle ribellioni le si sarebbero ritorte contro.
Dia arrivò in soggiorno con la borsa, pronta per andare. Mi distolse dai pensieri.
Dia: "Sono pronta."
Bram: "Perfetto, andiamo."
Presi la giacca e le scarpe, e poi la accompagnai fino alla macchina. Mentre guidavo, provai a mantenere un po' di leggerezza.
Bram: "Come ti senti?"
Dia: "Bene, grazie."
Stavo per fare una battuta, ma a un certo punto mi colpì il pensiero: siamo a quasi otto mesi. Tra poco, nostro figlio sarà qui. Sorrisi, cercando di nascondere un po' di quella sensazione improvvisa di responsabilità.
Bram: "Sei felice?"
Dia: "Sì."
Sapevo che Dia sarebbe stata una brava madre. Lo vedevo nel modo in cui si occupava delle piccole cose. E per me era fondamentale che le persone attorno a lei lo capissero, specie quella Janessa che già nelle lezioni precedenti non era stata esattamente cordiale.
Bram: "Spero che questa Janessa faccia un lavoro migliore oggi. Nessuno ha il diritto di trattare male la madre di mio figlio."
La mia priorità era proteggere lei e nostro figlio, soprattutto sapendo che il bambino potrebbe già dover affrontare dei pregiudizi. Con un padre più anziano e delle origini diverse, le cose non saranno sempre facili.
Arrivati in ospedale, entrammo nella sala del corso, dove Janessa stava già parlando con altre future mamme. Quando mi vide, si avvicinò, un po' professionale, un po' scostante.
Janessa: "Buongiorno, signor Vogel. Oggi ci concentreremo su ciò che accadrà durante il parto."
Bram: "Va bene."
Janessa: "Per questa parte, avremo solo le mamme presenti, capisce."
Bram: "Ah, mi scusi. Ho visto altri padri e ho pensato…"
Janessa: "Non preoccupatevi, signor Vogel."
Abbracciai Dia, le feci un cenno d'incoraggiamento, e uscii. Per passare il tempo, andai verso il reparto neonati. Mi fermai davanti alla vetrata, guardando quei piccoli visi che si muovevano nel sonno, qualcuno accennando un piccolo sorriso, qualcun altro piagnucolando appena.
Mi immaginai nostro figlio lì, tra quei piccoli. Mi immaginai che, al primo sguardo, avrebbe saputo chi ero, si sarebbe calmato solo nel vedermi, come se già sapesse di potersi fidare. Lo immaginavo crescere, imparare, diventare il mio piccolo compagno di avventure. E Dia sarebbe stata lì accanto a noi, come una madre devota.
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infertilità
ChickLitBram Vogel è uno degli uomini più ricchi di New York. Ha tutto tranne un bambino, visto che è sterile. Un giorno, uscendo da un ristorante, incontra Dia, una donna ispanica incinta e povera. Dopo quel incontro, decide che avrà il suo bambino e che l...