12 - La gente a cui apparteniamo

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"È questo il bello, no? I matti sono dei soggetti particolari: parlano e nessuno li ascolta."

ERIC'S POV

È passato qualche giorno da quando ho conosciuto Rebeca James e non è ancora tornata. L'avrò spaventata? Forse dovrei essere più delicato, ma al diavolo, io sono così. Il mondo è pieno di pappamolle, ma non è il mio caso, ho un brutto carattere, lo so. Sono eccentrico, egoista, accentratore, vorrei che tutto il mondo fosse il mio personale palcoscenico.

Voglio che la mia vita sia una continua scossa elettrica che mi percorre tutto. Comincio a pensare di soffrire di iperattività a questo punto, ma non importa e poiché non riesco a star fermo, ogni giorno faccio almeno 10km di corsa.

Ho bisogno di scaricare l'energia che si accumula, anche perché l'altra opzione è farmi più ragazze a settimana, certo, ma poi finiscono per affezionarsi a me e allora devo pure trovare un modo per smallarle.

Che noia.

Sono quello che le mie ex chiamano il badboy di San Francisco, mi lascio trascinare dal desiderio, dal sesso...

Scrollo i numeri in rubrica fino alla lettera R, ho fatto bene a chiederle il numero l'altra volta.

Quella ragazza è terrorizzata da ciò che siamo, glielo leggo negli occhi. Non ha la minima idea di quanto può essere grande il nostro potere, di quanto possa farci sentire indispensabili. È una sensazione bellissima se lasci che l'energia fluisca in te, se non la reprimi.

Immaginate di essere in un grande campo di grano, da soli ad occhi chiusi mentre il vento soffia forte contro il vostro corpo. Il viso rilassato contro cui impatta l'aria, i capelli che svolazzano incontrollati, le braccia aperte.

Questo potrebbe descrivere benissimo la sensazione che provo quando una persona che sta per morire, finalmente si lascia andare e trova la pace, se ne va. Una folata di vento caldissimo che ti strattona e t'abbraccia allo stesso tempo.

Sei avvolto in un vortice che alla fine ti lascia solo tanta serenità e voglia di rifarlo altre 1000 volte.

Ci ho messo tanto tempo a concedermi il lusso di capire e di apprezzare ciò che mi succedeva intorno, non lo nego e capisco che gli altri ne siano spaventati, perché in realtà lo siamo tutti all'inizio, quando l'unica cosa che vedi è la morte che ti gira attorno e sembra accarezzarti.

La mia prima volta e no, non sto parlando di sesso purtroppo, è stata a 15 anni, il che l'ha resa ancora più spaventosa perché non credevo più da un mezzo alle storielle dell'uomo nero o il mostro nell'armadio, perciò semplicemente ho visto una sagoma ai piedi del letto e ho urlato come se mi stessero strappando le braccia dal corpo.

A 15 anni sei abbastanza grande e cosciente da non raccontare agli altri ciò che vedi di notte o di giorno o in qualunque altro momento della giornata perché pensi che possano prenderti per matto e sedarti come un cavallo.

Le nostre storie, di noi del cerchio della vista o direi più del cerchio dei matti, come piace chiamarci, si accomunano molto. Tutti impauriti da presenze invisibili agli occhi degli altri, tutte presenze che ci parlavano, ci chiedevano cose che non sapevamo, ci toccavano a volte. Alcuni erano ancora vivi e poi si presentavano in forma di ombra sfocata al mio capezzale.

Altre erano già degli spiriti, più definiti e mi guardavano con occhi sgranati.

Da quello che ci siamo raccontati negli anni, le nostre prime volte eravamo tutti preoccupati di essere impazziti e sull'orlo di qualche esaurimento ed invece eravamo solo incapaci di capire davvero chi eravamo. Il cerchio della vista esiste da molto prima che nascessi e per un caso fortunato (per una volta nella vita), ne faceva parte il tabaccaio all'angolo della mia scuola superiore.

Before your touchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora