6 - Dirò a mia madre di incontrarci altrove

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Questo capitolo contiene una scena violenta che potrebbe turbare i più sensibili.

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"La tua presenza inaspettata, mi sta salvando la vita."

Non vedo mia madre da più di una settimana e ho solo avuto modo di scambiarci qualche messaggio veloce l'altro ieri.

Mia madre non ha tanto tempo libero, praticamente è campionessa olimpica di faccende domestiche ed ha le mani spaccate per la troppa candeggina, la schiena curva per il tempo passato ad abbassarsi, i capelli sempre raccolti in uno chignon elegante perché "Rebeca, i capelli ordinati sono un biglietto da visita importante".

Solo che mi ha fatta riccia perciò mi pare un po' complicato tenere in ordine la mia chioma. I ricci scuri e definiti li ho presi da mio padre, così come la pelle leggermente olivastra e gli occhi color miele. Praticamente sono una sua fotocopia, a detta di mia madre, ma non ci sono foto che possano verificare la sua tesi.

Sono pochissimi i dettagli che mia madre mi ha raccontato, a mala voglia o forse per non piangere, ancora non riesco a capirlo, ma non indago più di tanto.

Lo ha conosciuto alle superiori. Solita storia d'amore travagliata e mal vista dai miei nonni, gente povera ma per bene, che voleva di più per la sua unica figlia. Mio padre era un mascalzone vero e proprio, qualche furto, qualche rapina a mano armata, qualche mese di carcere. E nei suoi tempi di "quiete" in cui non aveva impicci malavitosi, rompeva le scatole o come dice lei, la corteggiava senza sosta.

Praticamente la pedinava con la moto, anche se lei ha sempre detto che in realtà la trattava molto bene. Ha ancora al collo un ciondolo d'oro con le loro iniziali e guai se le dici di toglierselo dopo tutti questi anni.

«Li vedevo i suoi occhi. Quando guardavano me, sembrava cambiassero colore. Mi guardava come se fossi la cosa più importante del mondo. È per questo che l'ho amato» una volta mi ha detto, mentre mi sistemava i riccioli.

«Hai i suoi occhi, a volte quando mi guardi, sembra di avere il suo sguardo addosso» ed io non so come rispondere quando ne parla con malinconia, perché io mio padre non l'ho mai nemmeno conosciuto.

Per me mio padre non è il mio papà, non mi ha cresciuta, non ho mai avuto l'occasione di pronunciare quella parola.

Chissà da dove vengono tutti i miei traumi e la mia poca propensione alle relazioni sane. Grazie papi.

Visto che i miei nonni proprio non volevano questa relazione, mia madre ha fatto la valigia dopo il diploma e si è trasferita dal Texas a San Francisco con lui, Carlo.

Questo ha spezzato il cuore dei suoi genitori tanto che non hanno più voluto sentirla, nemmeno quando si è ritrovata sola e incinta perché ovviamente lui, con la sua vita spericolata, si è fatto ammazzare.

Il primo periodo hanno vissuto in qualche motel in giro per la città e le prime clienti per le pulizie gliele ha presentate proprio la receptionist di uno di questi posti discutibili in cui dormivano.

Così lei ha iniziato a lavorare per permettersi finalmente una casa, avendo solo 100 dollari sul conto e lui invece ha ripreso il solito giro, questa volta con gente peggiore che infatti lo ha fatto fuori.

Era in un locale al bere, quando un uomo armato è entrato, gli ha puntato la pistola in fronte e ha sparato senza dire una parola. Senza esitazione. Così ha raccontato il barista a mia madre.

Hanno preso il cellulare di Carlo e scorrendo tra le ultime chiamate hanno visto un numero rinominato con "Amore" e hanno chiamato mia madre.

Lei è arrivata al locale poco dopo, con la canotta del pigiama ed in lacrime lo ha accarezzato finché non è arrivata l'ambulanza.

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