15 - Le cose che abbiamo in comune sono 4850

142 17 12
                                    

"Abbiamo due braccia, due mani, due gambe, due piedi, due orecchie ed un solo cervello, soltanto lo sguardo non è proprio uguale perché il mio è normale, ma il tuo è troppo bello."

AXEL'S POV

Mi sento un totale coglione.

Sono in una riunione di lavoro con gli azionisti più importanti della Silicon Valley e l'unica cosa che riesco a fare è controllare incessantemente il cellulare sperando di veder comparire il suo nome.

Che patetico sono diventato.

Continuo a pensare alle sue parole, il tono duro, lo sguardo di una che ha sofferto la fame e non sopporta gli sprechi della vita.

Ma non sa...

Non sa una parte della storia, anzi quasi tutta la storia.

Per tantissimo tempo io e la mia famiglia abbiano nascosto un segreto e ho promesso a mio padre che avrei continuato a farlo per il mio bene e quello dell'azienda.

《Attorno a noi si aggirano degli avvoltoi, figlio mio》mi disse a soli 10 anni. Era il primo anno che passavo con quelli che sono diventati i miei genitori e Aaron aveva 2 anni appena, giocava con le macchinine con mia madre. All'epoca non eravamo così ricchi, l'azienda era nata da poco e stava riscuotendo un certo successo, attirava l'attenzione degli imprenditori che avevano fiutato un vero affare tecnologico.

《Che intendi, Gus?》risposi.

Lo chiamavo papà solo in pubblico, mai in privato e ci sono voluti anni prima che mi aprissi del tutto e gli mostrassi quanto ha fatto davvero per me.

Sono stato adottato a 9 anni, vivevo, per modo di dire, in Kansas e mi hanno trovato in una casa che stava cadendo a pezzi, da solo.

Non mangiavo da giorni.

Non parlavo da giorni, piangevo solamente.

I medici mi hanno raccontato di avermi visto sporco come se non mi lavassi da mesi.

La trafila per l'affidamento è stata lunghissima: mesi di psichiatria per convincermi a parlare, visite neurologiche per constatare eventuali traumi ed infinite carte da far firmare a Cassie e Augustus Hill.

La prima volta che ho visto il viso gentile di Cassie, mia madre, ho pensato fosse un angelo: capelli all'epoca chiari e lunghi che le ricadevano morbidi sulle piccole spalle, ciglia foltissime e scure che incorniciavano i suoi occhi chiari e premurosi, un viso armonioso, rilassato, forse per cercare di tranquillizzarmi.

《Ciao Axel, io sono Cassie》cinque parole che ricorderò per sempre, a cui non risposi.

E continuai a non rispondere per sei mesi perché semplicemente non parlavo, non volevo parlare.

Sentivo e ascoltavo tutto ciò che mi veniva detto ed in silenzio elaboravo quello che mi stava succedendo, il cambiamento della mia vita da bambino miserabile a, finalmente, uno come gli altri.

I miei genitori non riuscivano in alcun modo ad avere figli e mi trattavano come se fossi un piccolo miracolo, anche se non mi esprimevo.

Mi guardavano negli occhi, annuivano gentilmente e mi lasciavano lo spazio che nessun'altro mi aveva mai concesso, compreso i miei genitori biologici.

Ah beh, loro non hanno fatto una gran fine, ma questo si poteva ben immaginare. Lei morta di parto e impasticcata fino al midollo, lui le procurava la droga e ancora oggi è in galera per spaccio.

Non sono andato mai a trovarlo e mai lo farò perché per me lui non conta niente. Se potessi calpestarlo, annientarlo come ha fatto con me, lo farei senza esitazione. Ho ricordi confusi di quel periodo, per la maggior parte del tempo mi rifilavano delle gocce amare, che poi dalle analisi abbiamo scoperto fossero tranquillanti così pesanti da stendere un cavallo. Praticamente mi sedevano per fare i loro affari in casa senza avermi tra le scatole.

Before your touchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora