L'ape indaffarata non ha tempo per rattristarsi.
(William Blake)
«Tesorino, non è colpa mia se il letto molleggia, a un certo punto». Niente, non c'era verso di far ragionare Dolly. Con tutto l'affetto che provavo per lei, un po' puttana, al contrario di me, lo era per davvero.
Mi ero presa una pausa dal distributore di benzina ed ero passata da lei nel negozio dell'area di servizio per prendere qualcosa da bere. Dato che non c'era nessuno ne avevo approfittato per farle un bel discorsetto. Forse non lo aveva ancora capito che c'era qualcuno che la notte voleva dormire e non sentire i suoi sbattimenti.
Ruotai gli occhi. «Puoi almeno moderare il volume della voce?». Tentai. Ma fallii.
Scosse la sua chioma biondo platino facendo un risolino odioso. «Non mi posso controllare oltre il limite, sai di cosa sto parlando, giusto?», si appoggiò al bancone sostenendo il peso sui gomiti. Continuò a masticare la gomma muovendo la mascella e la bocca con fare svogliato, anche se quella sua battuta le rianimò lo spirito. «Sai, quando l'ape vola di fiore in fiore e poi immerge il suo pungiglione...». Mi fece l'occhiolino.
Mi schiaffeggiai una guancia con una mano. «Dolly, ho diciassette anni mica dieci».
«Be'», arricciò le labbra coperte da uno strato massiccio di rossetto rosa perlaceo. «Alla tua età me lo hanno spiegato così», puntò lo sguardo sul soffitto e gonfiò una guancia con la lingua formando un bozzolo. «Solo che...», tornò a guardarmi con quei suoi occhi di un bell'azzurro chiaro e l'atteggiamento di chi la sapeva lunga, «sai quanti pungiglioni aveva già visto il mio bel fiorellino?», scoppiò in una risata gracchiante. «Mia mamma mica lo sapeva, quindi è partita dalle api e dai fiori per spiegarmi cos'è il sesso». Fece spallucce.
«Chiaro», le offrii un sorriso di circostanza. «Ma arrivata a quel punto, non potresti darti un contegno?». Insistetti. «Ho la camera attaccata alla tua», le ricordai. «Sento ogni cosa». Ripetei con più convinzione e lentamente, in modo da non lasciare spazio a fraintendimenti: «Ogni. Cosa».
«Eh vabbè, che esagerazione», fece la voce grossa. «C'è una parete».
La fissai con gli occhi e la bocca aperti. «Capirai. Sento anche quando respiri. Perché non fai insonorizzare la stanza?»
«Perché non chiudi quella bocca? E anche le orecchie, già che ci sei», mi fece una smorfia contraendo il volto che si increspò con le prime rughe, ancora più evidenti per il trucco pesante che distribuiva su tutta la faccia. «Non lo sai che è maleducazione origliare le conversazioni altrui?», alzò le sopracciglia fini con fare altezzoso.
«Le tue non sono conversazioni, Dolly», mi indispettii.
«Tutta invidia la tua», mi rispose, voltando la testa dall'altra parte. Puntò lo sguardo verso l'entrata. Fece un cenno con la testa a qualcuno e mi girai per capire chi fosse. Era Channing in tenuta da lavoro: tuta da meccanico e macchie sparse per tutto il corpo, soprattutto sulle mani.
«Sì, sì, adesso lo tolgo di mezzo», urlò, forse contro il signor Cullen che si trovava proprio lì fuori. «Doll», la chiamò, «ce l'hai una corda robusta e delle fascette di plastica?»
«È un'area di servizio, mica una ferramenta», tentennò con la testa. «A che ti servono, comunque?», si puntò una mano in un fianco. «Seratina impegnativa, eh?».
Lui sorrise compiaciuto. «Ciao Ash», preferì ignorarla.
«Ehilà», ricambiai il saluto con così poco entusiasmo da farlo insospettire.
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Mai innamorarti del tuo confidente (Confident #1)
Teen FictionLa vita di Ash Foley viene sconvolta dalla fuga del padre, titolare di una nota agenzia di assicurazioni con base a Hurricane, nel West Virginia. Accusato di frode ai danni di decine di persone, sparisce chissà dove lasciando Ash e sua madre a racco...