Capitolo 16

1.1K 10 9
                                    

L'amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande. 

(Woody Allen)


La situazione a scuola nei giorni seguenti sembrava essere tornata alla normalità – per quanto si potesse definire normale –, anzi era addirittura migliorata: adesso quando passavo nei corridoi la gente non si girava per fare i soliti commenti idioti. Merito della mia strigliata a Ruby, oppure degli esami di fine semestre che avevano indirizzato l'attenzione verso i libri da studiare. Qualcuno, oltre a Molly e Rhod, si era persino seduto al mio stesso tavolo a mensa per scambiare con me qualche parola sul test di matematica o di letteratura. Era bello poter parlare senza dover sussurrare o stare attenta a chi mi rivolgevo. Ovviamente c'erano ancora dei miei compagni che mi lanciavano degli sguardi torvi, parecchi a dir la verità, ma l'odio verso mio padre non si era dissipato nel nulla all'improvviso, per lo meno tra i ragazzi delle famiglie che erano state truffate. Però avevano smesso di insultarmi e già questo era un gran bel risultato. Ruby, Kim e le altre mi stavano alla larga, Elliott continuava a non considerarmi, forse per non scatenare l'ira di Ruby o perché mi odiava e basta, non ero sicura.

Anche Channing mi evitò per ben quattro giorni di fila. A sua discolpa c'era il fatto che fosse partito per Morgantown, diretto al campus della West Virginia University per sostenere i suoi esami. Non mi aveva mandato messaggi e non mi aveva cercato in altri modi. Era tornato sabato sera ed era rimasto in isolamento per riprendersi psicologicamente dallo stress post-esami.

Lo avevo lasciato stare ma quella domenica sera non mi sarebbe sfuggito; dovevamo finire il discorso che mia madre aveva interrotto qualche giorno prima. Quella era stata l'ultima volta che avevamo accennato l'argomento, a parte qualche mia breve frecciatina in chat e che lui aveva abilmente schivato non rispondendomi.

Lavorai tutto il giorno alla stazione di servizio, assistendo ai battibecchi tra Cullen e Dolly in cui lui l'accusava di attirare troppi brutti ceffi e lei gli rispondeva con una pernacchia o con un «Trovati una donna, John!». Ero d'accordo con Cullen e lo sostenni facendole notare di avere dei vicini e di non vivere in una villa sperduta in mezzo al nulla. Il signor Cullen per ringraziarmi del sostegno mi lasciò andare via cinque minuti prima della fine del mio turno. Per lui doveva essere stato un sacrificio enorme dopo quel pomeriggio libero che mi aveva concesso grazie a mia madre. E a proposito di mia madre, quella sera tornò a casa per cena, ma si era portata delle cartelle dalla clinica da rimettere in ordine e alcune da studiare per delle operazioni delicate; per non parlare delle scartoffie che le avevano inviato gli avvocati sul caso di mio padre. Cominciò a fare telefonate su telefonate per farsi spiegare i pro e i contro della strategia che avevano deciso di portare avanti. Non che ci fosse qualcosa da salvare perché quello stronzo di mio padre ci aveva lasciato nella merda, però se fossero riusciti a rintracciare i conti offshore sui quali sicuramente aveva smistato le somme di denaro che gli erano state affidate a seguito delle sottoscrizioni di polizze e quant'altro, saremmo riuscite a uscirne.

Mia madre ne avrebbe avuto per un po', tanto valeva approfittare dell'occasione per portare fuori Buzz e bussare alla porta di Channing.

«Buzz, fai il bravo».

Più ci avvicinavamo all'officina e più tirava come un indemoniato perché fiutava aria di casa. Preferiva stare lì perché stava più tempo con Chan che con me. Dovetti correre per stare al suo passo: era piccolo ma quando correva o aveva fiutato qualcosa non lo fermava nessuno. Una volta arrivati davanti alla casetta non dovetti neppure bussare per segnalare la mia presenza visto che ci pensò lui grattando la superficie della porta con le zampette. Channing si precipitò ad aprire con una faccia stranita.

Mai innamorarti del tuo confidente (Confident #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora