Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.
(Prima legge del dibattito – Comitatologia – Legge di Murphy)
Quella notte era passata in un soffio.
Mi svegliai con un cuscino sotto alla testa al posto della spalla di Channing e una coperta di lana tirata fino al mento che mi teneva al caldo.
Era l'alba e mi svegliai col suono della sveglia di un cellulare e la sua voce bisbigliante che brontolava: «Dov'è questo cavolo di telefono?». Doveva essere il mio. A quel punto mi alzai con un colpo di reni e mi rivestii in tutta fretta per uscire dalla sua camera.
Lo incontrai nel soggiorno: aveva i capelli bagnati, un asciugamano intorno al collo e si era già messo addosso un maglioncino e un paio di jeans. Era bellissimo anche a quell'ora. Io, invece, dovevo fare pietà. Recuperai il mio cellulare dalla tasca del giaccone, spensi la sveglia e lo salutai dicendogli di portare fuori Buzz. Visto che l'imbarazzo era palpabile e non sapevo come togliermi d'impiccio in una situazione del genere, gli scoccai un bacio sulla guancia. E dopo...
E dopo me ne andai a gambe levate perché non volevo parlare della notte che avevamo appena trascorso insieme. Dovevo prendermi del tempo per metabolizzare tutto ed ero fermamente convinta che ne avesse bisogno anche lui. Forse quella di accettare l'invito a dormire a casa sua nel cuore della notte non era stata una delle mie idee migliori. Non lo era stata nemmeno quella di convincerlo a fare sesso con me. Era stato stupido quanto proporgli la scommessa della serata "rimorchio". Aveva ragione lui a dire che era una cosa sbagliata. Sbagliatissima.
In quel momento, però, mi sembrava la cosa più giusta, che mi faceva sentire bene e che mi aveva fatto dimenticare tutto. Mi ero lasciata trasportare dalle sensazioni e dagli istinti del momento, abbandonando la parte razionale che aveva prevalso in me durante quegli otto mesi e mezzo.
Per non rischiare di incontrarlo prima di andare a scuola, lo spiai dalla finestra e controllai che non fosse ancora uscito di casa per aprire l'officina. Poi scesi di corsa per prendere la bici che lui aveva recuperato il pomeriggio prima e filai via accompagnata dalle folate di vento gelido.
Pensai a quella notte per il resto della mattina ed ebbi vari ripensamenti al riguardo che finivano tutti con me che picchiavo la testa contro il muro dandomi della cretina per essere scappata in quel modo senza prima chiarire la situazione. Mi sarei tolta tanti dubbi, del tipo: Gli sarà piaciuto? Si sarà pentito? Le cose tra di noi saranno diverse? Non sarebbe cambiato niente? Lo avremmo fatto di nuovo?
Per lo meno avevo una distrazione che mi estraniava dalle solite giornate noiose in cui mi limitavo ad ascoltare le lezioni ed evitare di attirare troppo l'attenzione, soprattutto ora che si era sparsa la voce che stavo con un ragazzo più grande e dal passato turbolento.
Una volta arrivata al mio armadietto alla fine delle lezioni pomeridiane, raccolsi i miei libri per riporli nella borsa, come d'abitudine. Solo che oltre ai libri e alle mie cose trovai ad attendermi un volantino ripiegato in due. Sentii una, due, tre risate provenienti da punti diversi del corridoio, ma lasciai correre. Le risate si moltiplicarono e mi guardai intorno per capire cosa stesse succedendo; avevano quasi tutti in mano un volantino e lo stavano guardando, mentre altri confabulavano tra di loro e lanciavano delle occhiate furtive verso di me. Allora mi decisi ad aprire quel volantino, combattendo contro l'istinto di stracciarlo. Era un ingrandimento di un mio primo piano, forse ripreso da qualche vecchia foto della squadra di softball. Sopra c'era stampata una scritta a caratteri cubitali:
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Mai innamorarti del tuo confidente (Confident #1)
Teen FictionLa vita di Ash Foley viene sconvolta dalla fuga del padre, titolare di una nota agenzia di assicurazioni con base a Hurricane, nel West Virginia. Accusato di frode ai danni di decine di persone, sparisce chissà dove lasciando Ash e sua madre a racco...