Capitolo 7

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L'amicizia ha i suoi gelosi, come l'amore.

 (George Sand)


Di tutte le sere che mia madre poteva scegliere per rimanere a casa, aveva scelto proprio quella in cui io e Channing ci eravamo dati appuntamento. Non potevo dirle: «Ciao mamma! Stasera esco, vado a farmi rimorchiare!». Neanche a pensarlo.

Non credo me lo avrebbe impedito perché non uscivo mai. Sicuramente mi avrebbe detto: «Sei andata fuori di cervello?». E aveva ragione. Che cavolo volevo dimostrare? Che se ero gelosa non era perché ero ancora innamorata di Elliott ma perché mi dava fastidio che fosse tornato con Ruby? O per ricordarmi che una volta anche io ero una stronza colossale che andava alle feste per divertirsi? O magari lo stavo facendo solo per non fare la figura della ragazzina con Channing. Lui era abituato a quel genere di serate, mentre io mi ero dimenticata come ci si comportava in determinate situazioni e anche come ci si vestiva. Non che avessi molta scelta: ero riuscita a prendere poche cose dal mio vecchio armadio e non avevo fatto caso a quello che avevo infilato in valigia. Con il seno piccolo che avevo c'era da fare poco affidamento sulle magliette o sulle camicie scollate e aderenti. Sui pantaloni attillati invece sì, visto che mi avevano detto tante volte di avere un "gran bel culo". Anche Elliott aveva sempre apprezzato. Gli stivaletti col tacco avrebbero messo in risalto le gambe e i glutei tonici grazie ai miei giri in bici. I capelli tirati indietro in una coda di cavallo mi facevano sembrare un po' più grande e optai per quella pettinatura.

Mi ero preparata per vedere il risultato e poi mi ero cambiata di nuovo per indossare i miei soliti vestiti: jeans, una felpa e un paio di scarpe da ginnastica. Capelli sciolti, come sempre, e niente trucco. Avevo infilato tutto nella mia borsa a tracolla insieme alle scarpe per evitare di dare troppe spiegazioni a mia madre.

«Channing mi paga la pizza, stasera», le dissi uscendo. «Visto che vi divertite tutti a sfottermi per Elliott, lui ha pensato bene di farmi distrarre un po'. Qualcosa in contrario?».

Lei non osò obiettare, perché si sentiva in colpa per aver spifferato le mie cose a Dolly. In altre circostanze, se non fosse successo il casino con mio padre e fossimo ancora una famiglia, e uno come Channing mi avesse chiesto di andare a mangiare una pizza, col cavolo che mi avrebbe lasciata uscire da sola con lui. E invece, viste le circostanze, non fece domande, anzi, mi incoraggiò rivolgendomi un gran sorriso. «Divertiti!», mi urlò poco prima che chiudessi la porta.

Divertiti. La vecchia versione di mia madre mi avrebbe urlato: «Stai attenta! Non si sa mai chi c'è in giro a quest'ora!», oppure: «Non hai dei compiti da fare?». Era cambiata anche lei. Nel profondo.

Una volta uscita di casa scesi le scale e cercai di ripararmi alla meglio dalle folate di vento gelido. L'auto di Channing era parcheggiata davanti alla casetta di legno e mi diressi dritta in officina sperando che non mi facesse aspettare troppo perché faceva freddo. Era quasi buio ma i faretti posti al di sopra delle saracinesche aperte facevano luce all'esterno. Mi issai sulle punte per vedere se Channing fosse nascosto tra le auto in riparazione, ma non lo vidi.

«Channing?». La mia debole voce echeggiò all'interno dell'officina. Nonostante ci fossero le luci accese e ci fosse un'auto sul ponte sollevatore in fondo, Channing non era lì a lavorare. «Chan?», lo richiamai a voce più alta.

«Sono qua!», mi urlò alle spalle, facendo la voce grossa col preciso intento di farmi paura. Sussultai per lo spavento e scatenai la sua ilarità.

Scherzo più che riuscito.

Mi voltai di scatto e me lo ritrovai di fronte. Aveva in braccio Buzz, che aveva iniziato a guaire dopo avermi sentita urlare.

«Ma sei scemo?», sbuffai, tirandogli un pugno sulla spalla. Presi un respiro profondo. «Mi hai fatto prendere un colpo». Mi soffermai a osservarlo e anche se indossava la solita giacca di pelle sportiva sopra a un maglioncino color verde militare e un paio di jeans, era pur sempre un gran figo. Perché ai ragazzi bastava così poco per attirare l'attenzione? Uffa.

Mai innamorarti del tuo confidente (Confident #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora