Capitolo 21

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La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita.

(Forrest Gump)


«In auto arrivi prima che in bici», Chan mi stava convincendo a rimanere a sbaciucchiarci nell'ingresso di casa sua. Ero passata da lui con la scusa di affidare Buzz alle sue cure prima di partire a bordo della mia nuova auto alla volta della scuola. Avevo iniziato io a provocarlo con qualche bacio sul collo e la situazione era degenerata in baci appassionati; colpa sua che non era riuscito a trattenersi. C'era da capirlo: era in astinenza sessuale da ben quattro giorni. «Puoi fermarti ancora un po'», tirò su il maglioncino fine che indossavo sotto al giubbino imbottito quel tanto che bastava per farsi spazio con la mano e accendere certe voglie... che dovevano rimanere spente, quantomeno alle sette di quel mercoledì mattina.

Mi distaccai dalle sue labbra e gli risposi con un sorrisetto malizioso. «Stasera», scesi giù con la mano per raggiungere la sua e la scacciai via sfuggendo dalla sua presa. «O domani mattina, con la speranza che mia madre vada via prima dell'alba», stava per tornare alla carica e riacciuffarmi, ma lo tenni a distanza con mani protratte in avanti. «Ah-ah», scossi la testa adagio. «Ho un compito stamattina. Devo rimanere concentrata».

«Va bene», si arrese lasciandosi andare a un sospiro. Si grattò la testa scompigliando i suoi meravigliosi capelli scuri.

«Prometto che mi faccio perdonare», allargai ancora di più il sorriso tutto denti. Mi sentii urtare la gamba e abbassai lo sguardo sicura di trovare Buzz: infatti eccolo lì con il musetto puntato all'insù, lo sguardo sognante, la bocca aperta e la lingua a ciondoloni. «Lo so cosa vorresti, ma niente biscottini fino a pranzo», forse non erano i biscottini che voleva, perché si issò su due zampe per poggiare quelle anteriori sulle mie ginocchia. «Sì, sì», mi chinai per fargli le coccole. «Vuoi le coccole. È da prima di colazione che ti faccio i grattini ma non ti bastano mai», gli aggiustai la bandana allentando il nodo perché quel pezzo di stoffa era diventato troppo corto per lui.

«Ti devi comportare da duro, hai capito?», lo rimproverò Chan. «Non devi essere un tipo carino e coccoloso. Altrimenti sarai troppo asfissiante e le cagnoline scapperanno via».

«Ma la fai finita? Lo vuoi far diventare come te?».

Si chiuse la cerniera della felpa dalla quale si intravedeva la t-shirt bianca. «Si divertirebbe un mondo».

«È ancora piccolo», lo redarguì con un'occhiataccia.

«Infatti. Se non impara adesso a non farsi mettere sotto dalle femmine, non imparerà mai», lo disse con una leggerezza disarmante.

«Sbaglio o ultimamente ti sei lasciato andare anche tu alle coccole?», ribattei sarcastica.

«Dipende come e quando».

E ritornavamo sempre allo stesso discorso. «Vabbè, vado a scuola», alzai gli occhi al cielo.

«Fammi sapere come va quel compito. E anche quando possiamo incontrarci», ammiccò allusivo.

«Eh, caro mio», sospirai. «Siamo clandestini. Ogni momento potrebbe essere quello giusto, quindi tieniti pronto», sogghignai.

«Io sono sempre pronto». Di pronto aveva sempre anche la battuta. «Lo ero prima e lo sono anche adesso».

«Te l'ho detto. Non voglio fare tardi», mi avviai in direzione della porta, tuttavia feci dietrofront per salutarlo con un bacio veloce. E poi corsi via chiudendomi la porta alle spalle.

Il pickup di mia madre era ancora là, parcheggiato davanti al residence, quindi non era ancora uscita per andare in clinica. Stavo camminando rasente alle saracinesche dell'officina quando mi sentii chiamare da lontano. Pensai fosse mia madre di ritorno da una chiacchierata al negozio della sua amica, ma quando volsi lo sguardo in quella direzione mi imbattei nella figura longilinea di Dolly: era fasciata da un giaccone, con i capelli stranamente in ordine, lisci e con la frangia di lato. Non l'avevo mai vista con quel look serio e poco appariscente. Si stava avvicinando a grandi falcate. Aveva qualcosa che assomigliava a una busta grande stretta in una mano ben accostata al petto, come se si trattasse di qualcosa di molto importante. Aspettai che si fosse avvicinata per darle il buongiorno.

Mai innamorarti del tuo confidente (Confident #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora