Capitolo 11

173 7 4
                                    

Stai guardando le onde, ma ignori il mare.

(Gialal al-Din Rumi)


Avrei dovuto buttarli via quei documenti e invece mi ero dimenticata persino di averli nella borsa.

Li ritrovai la sera quando rientrai a casa dopo il lavoro e forse sarebbe stato meglio se li avessi lasciati lì dove stavano. Invece la mia curiosità ebbe la meglio e scoprii che quei fogli che avrei dovuto compilare e presentare tramite internet o via posta ordinaria erano già completi di tutto, comprese le risposte personali del tipo "Perché vorresti iscriverti in questa università?". La calligrafia non era la mia, ma potevo riconoscere quella frettolosa e fitta di mia madre. Cosa cavolo pensava di fare? Avrei dovuto farle un discorsetto non appena ce ne fosse stata l'occasione. Non poteva prendere certe iniziative senza consultarmi. Eravamo rimaste d'accordo che una volta finito il liceo avrei iniziato a lavorare a tempo pieno, quindi il college era fuori discussione da un po', ormai.

Come se non bastasse, a rovinarmi la serata c'erano anche le quattromila parole da scrivere per la tesina di letteratura su un romanzo che non avevo finito di leggere – Preghiera per un amico di John Irving – non per colpa del libro, ma perché non ne avevo avuto il tempo.

Era il caso di mettere da parte la domanda per il college e prendere in mano quel libro. Il problema era che non riuscivo nemmeno a stare seduta sulla sedia senza che mi si chiudessero gli occhi per la stanchezza. Avevo provato col caffè o anche a leggere mentre camminavo, ma era un continuo avanti e indietro salotto-cucina, cucina-salotto. E una volta avevo quasi calpestato la coda di Buzz che non la smetteva di rincorrere una palla che gli aveva comprato Channing. Quindi l'unico modo per tenermi sveglia era sedermi per terra in una posizione scomoda. Mano a mano che andavo avanti segnavo degli appunti sul quaderno, tuttavia il pensiero di quel benedetto modulo di iscrizione non voleva lasciarmi in pace. Gettai il libro sul pavimento con fare stizzito e ripresi i fogli dalla borsa per esaminarli di nuovo con più attenzione. All'improvviso ero più sveglia che mai e, dopo aver riletto la parte destinata alla presentazione e alle motivazioni che mi avevano spinto a scegliere quell'università, mi venne quasi da piangere. Non aveva imbastito le lodi come avrebbe fatto qualsiasi mamma; si era immedesimata a tal punto da sembrare che fossi stata proprio io a rispondere. Aveva esposto le mie qualità, i "difetti", come la testardaggine e la caparbietà, e il fatto che alcuni recenti avvenimenti avessero temprato il mio carattere così tanto da farmi cambiare il modo di vedere le cose, rivedere le priorità tranne le prospettive future. Aveva messo il cuore in ogni singola parola e mi aveva trasmesso delle belle sensazioni, di sicurezza e anche di inebriante felicità. Mi ritrovai a sorridere da sola, malgrado ciò mi bastò poco a tornare con i piedi per terra. Più in alto vai con i sogni e più è difficile tornare alla realtà. E il balzo fu notevole, perché già mi immaginavo a correre per il campus per non arrivare tardi a lezione, a camminare nel parco o a fare delle passeggiate al lago, magari insieme ai nuovi amici che ignoravano l'identità di mio padre. Poi però aprii gli occhi e tornai a guardarmi intorno e mi si ritirò il sorriso in un istante. «Ti ringrazio per il tentativo, mamma», parlai sottovoce. «Ma tanto non ci andrò». Nemmeno se mi avessero accettato. Alzai gli occhi al cielo e abbandonai quei fogli sul pavimento, come avevo fatto in precedenza con il libro e gli appunti, e tornai a concentrarmi sulle ultime trenta pagine che mi mancavano alla fine.

Però venni disturbata ancora, stavolta non dai miei pensieri, bensì da qualcuno che bussava alla porta. "Chi è a quest'ora?", mi domandai. Era quasi ora di cena. Mia madre aveva le chiavi, ma mi aveva già detto che si sarebbe trattenuta in ambulatorio per un'operazione d'urgenza. Anche Buzz si era infastidito e aveva abbaiato una volta come una sorta di avvertimento. Mi alzai in piedi e raggiunsi la porta.

Mai innamorarti del tuo confidente (Confident #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora