Prologo

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Chloe

Non ci posso credere, una A+ nel compito di matematica... è mesi che studio per questo compito, i miei sforzi sono stati ripagati.
Magari sarà la volta buona che mio padre sarà fiero di me, potrebbe farmi i complimenti per una volta.
《Ci vediamo domani Chloe》
Mi saluta la mia compagna Selly dalla sua auto.
Ricambio il saluto.
《Ci vediamo domani Selly》
L'auto sfreccia via, mentre io prendo le mie cuffie e le collego al telefono facendo partire la mia playlist preferita.
Adoro tornare a casa a piedi, anche se non amo proprio tornare a casa, amo di più camminare a piedi e basta.
Sono Chloe Swan, ho 17 anni e tra due settimane 18 e vivo con mio padre nel nord America, precisamente a Las Vegas una città davvero bella e popolata.
Vibo solo con mio padre perché mia madre è morta dandomi alla luce; da ciò che mi viene sempre rinfacciato da mio padre e il resto della famiglia lei doveva scegliere tra me e lei, lei scelse me nonostante ciò l'avrebbe portata alla morte.
Mio padre mi ha sempre odiata, non fa che ricordami ogni giorno quanto lui mi odi e di quanto sia sbagliato che al posto di mia madre ci sia io, doveva esserci lei.
Sospiro.
Questi sono i pensieri con cui convivo ogni giorno, l'odio da parte di mio padre e di tutti i miei parenti materni e paterni.
Cerco nello zaino le chiavi di casa, ma non faccio in tempo ad inserire la chiave che la porta si spalanca rivelando mio padre.
Non è per niente felice, anzi, è rosso di rabbia.
《Quante volte ti ho detto che devi sbrigarti a tornare a casa? Sei incapace pure in questo!》
Mi tira con forza dentro casa facendomi perdere l'equilibrio e il mio corpo si scontra violentemente sul pavimento.
Ahia, che male.
《Papà non è colpa mia, la strada è quella che è a piedi!》
Provo a giustificarmi.
Non è colpa mia se arrivo sempre 15 minuti dopo l'uscita da scuola, la strada a piedi è quella che è... non è colpa mia, almeno questo non è colpa mia!
Cerco di allontanarmi strisciando da lui, ma il suo calcio mi colpisce in pieno stomaco.
Urlo di dolore.
Spero giorno, per giorno che qualcuno dei vicini si svegli e mi venga ad aiutare, ma nessuno e dico nessuno in 17 anni è mai venuto a controllare sei io stessi bene.
Infondo a loro cosa importa, no?
Lacrime salate solcano velocemente il mio viso.
《Oh ma guarda qua, hai preso una A+》
Mi prende ingiro prendendo il compito tra le mani e strappandolo in mille pezzi.
Il mio cuore fa la fine di quel compito, si spezza in mille pezzettini.
Porto una mano all'altezza del cuore stringendo la maglietta.
Mi asciugo velocemente le lacrime.
《Perché... lo hai strappato?》
Prendo i mille pezzettini del compito e provo a riunirli, ma ormai è andato.
《Perché non mi interessa di te, ora vai in camera tua senza pranzare e stasera vai a lavorare che servono i soldi》
Rimango qualche secondo per terra, ma il suo schiaffo che arriva quando vede che non mi muovo è un chiaro segno che se non me ne vado mi finirà male, molto male.
Mi chiudo velocemente nella mia camera e tolgo la maglietta andando davanti allo specchio.
Mi si sta formando un grosso e viola ematoma, ma menomale che non mi ha rotto niente stavolta.
Prendo la crema e la passo sul livido per poi buttarmi sul letto a pancia in su.
Perché mi fanno questo mamma? Sono così sbagliata? Merito solo odio in questa vita? Non merito di essere amata?
Perché?

The Heart Of The Devil // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora