Capitolo 10

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Chloe

È 10 minuti che piango, non riesco proprio a smettere.
Sapevo tutto, ma avere spiattellata così la verità è stato brutto.
Però ha ragione.
Io non ho più nessun diritto, non realizzerò mai il sogno di diventare una scrittrice.
Non avrò mai la decisione sulla mia vita.
Quando ormai non ho più lacrime in corpo, mi asciugo le guancie e torno sul letto.
Guardo il vuoto, perché forse io sono diventata così, vuota dentro.
Sono sempre stata prigioniera di mio padre, ho sempre sognato che quando sarei stata libera di lui... avrei potuto vivere, nessuno più che mi tappava le ali, e invece, ora sono prigioniera a vita di quest'uomo.
Improvvisamente la porta viene aperta leggermente; per la delicatezza inaspettata mi aspetto che a entrare sia Penelope o Lily, invece no, è lui.
《Che c'è? Vuoi dirmi ancora di quanto io non abbia più una libertà? Di quanto io sono e sarò sempre e solo una pedina di qualcun'altro? Se è per questo puoi pure andare, lo so già》
Non c'è rabbia nella mia voce, neanche tristezza o rancora, solo rassegnazione.
Sto ancora aspettando la battuta cattiva che sta per dire, ma non arriva.
Alzo lo sguardo e lui è qui, ma non sembra voglia tornare all'attacco.
Quasi, quasi direi che è dispiaciuto.
《Vuoi uscire?》
Non sembra un ordine, solo una gentile domanda.
Mi ha chiesto se voglio uscire.
Mi ha presa alla sprovvista? Si; insomma, dopo prima non pensavo che la sua proposta fosse di uscire.
Sarei tentata dal dirgli no, ma io voglio uscire.
Annuisco.
《Non è solo un altro modo per farmi capire che io non ho più possibilità di scegliere nella mia vita, vero?》
Chiedo preoccupata.
Non voglio essere ingannata ancora, o per lo meno, non voglio essere umiliata pubblicamente.
《No, solo un uscita normale》
Penserei che è un modo per chiedermi scusa, forse troppo orgoglioso per farlo con parole dirette e quindi va di gesti.
Va davanti al mio armadio, tirando fuori un paio di jeans e una maglietta.
Aspetto che esce dalla stanza, ma non lo fa, rimane lì fermo immobile.
《Puoi uscire?》
Se pensa che mi cambierò davanti a lui, sbaglia di grosso.
《Mi limiterò a girarmi》
Lo fa, si gira dandomi la possibilità di spogliarmi e vestirmi per uscire.
Non so perché, ma il pensiero di uscire mi fa sorridere.
Forse perché oltre per andare a scuola e a lavoro non sono mai uscita, ma in questo caso ho la possibilità di farlo per andare in un posto che non sia né scuola né il lavoro.
Quando ho fatto mi avvicino a lui.
《Sono pronta》
Si volta verso di me, perdendo alcuni secondi a guardarmi.
Porto lo sguardo dal fisico ai miei occhi; anch'io lo guardo, è di una bellezza disarmante.
Il fisico perfetto senza un filo di grasso, un sorriso che fa spuntare due fossette bellissime e due occhi che nonostante cercano di essere cattivi ricordano la cioccolata, qualcosa di buono.
Solo ora ho una domanda... cos'ha passato per diventare così? Perché ha scelto la strada del mafioso?
Arriviamo in quello che penso sia un garage, ma in questo garage ci sono più macchine di un concessionario.
Guardo a bocca aperta le macchina, non voglio neanche sapere quanto ha speso per tutte.
《Chiudi la bocca bambola, entrano le mosche》
Ridacchia.
Va verso una lamborghini, appoggiandosi contro.
La guarda con occhi a cuoricino, non ci vuole un genio a capire che è la sua auto preferita.
《Quante cavolo di auto servono ad un uomo?》
Chiedo ancora stupefatta dalla quantità di macchine che si trovano qua dentro; sono un sacco.
《Bhe, tante se sei me. Su, entriamo?》
Mi apre la portiera, dopo che sono entrata fa il giro ed entra pure lui, iniziando ad accendere la macchina con lo sguardo fisso su di me.
La mette in moto, ma non parte.
《È tuo questo?》
Mi porge una specie di libro che sembra più un quaderno, ma quando vede il titolo non se piangere o urlare.
"Quello di cui abbiamo bisogno", il titolo del mio primo libro che avevo finito; mi sono presa il diritto di stamparlo, come se fosse un libro fatto e finito.
Lo prendo dalle sue mani aprendolo, tutte le pagine sono li.
Sorrido.
Mi volto verso di lui, guardandolo emozionata.
《Come lo hai avuto?》
Non credo ancora che è tra le mie mani, ho sempre sognato di vederlo pubblicato, ma il solo fatto che sia tra le mie mani mi trasmette pace.
Tanta pace.
Accarezzo le pagine fatte di inchiostro che formano lettere, facendo poi del tutto una storia.
Persa a guardare le pagine, non mi sono nemmeno accorta che lui è già per strada guidando per una meta a me sconosciuta.
Sorrido.
《Diciamo che ho le mie fonti; non ti ci abituare, ma dopo la nostra conversazione mi sono sentito in colpa, io non sono uno che chiede scusa. Ho fatto delle ricerche su di te, sapendo che avevi scritto questa storia e che il tuo sogno era di pubblicarla, di vedere il tuo libro in tutte le librerie》
Ok, il fatto che ha fatto delle ricerche su di me è inquietante, ma è colui che definiscono il Diavolo e la persona con più nemici in questa terra è normale che prima di mettersi qualcuno in casa faccia delle ricerche; lo farei anch'io. Sono un pò stupidina, ma ci arriverei pure io.
Torno sul fatto del libro, del mio sogno e delle librerie.
Dove vuole andare a parare?
《Bhe si, è un mio sogno... ma ora che c'entra?》
Chiedo stranita dalla situazione.
Non fraintendetemi, adoro avere il mio libro tra le mani e parlare del mio sogno, ma adesso che senso ha questo argomento?
《Ho un amico, potrebbe pubblicare il tuo libro... tranquilla, lui prende solo le cose che gli interessano, se una storia non lo convince non si fa intimidire da me o da una pistola puntata; piuttosto si fa sparare, ma non pubblica un libro che rischia di rovinarlo o di non andare virale》
O...mio...dio, non posso credere alle mie orecchie.
Steven King sta per regalarmi il mio sogno su un piatto d'argento? La persona che avrebbe dovuto strapparmi via tutti i sogni, né sta appena realizzando uno quello più forte.
Sono felice che questo suo amico non faccia favoritismi, che prende le storie solo perché gli piacciono e pensa che possano andare virali.
Non ci posso ancora credere.
Un urlo di gioia esce dalle mie labbra, non riesco a controllarmi.
Lui sorride.
《Grazie Steven... n-non pensavo...》
Non trovo neanche le parole per la felicità.
《Non Pensavi che ti avrei fatto realizzare il tuo sogno? Ti sei sbagliata cara mia》
Ridacchia.
《Ti ho comprata Chloe, questo è vero. Ma possiamo dire che ti ho salvata, a quest'ora eri sul letto di qualche depravato svenuta e piena di sangue... io invece, per quel che posso voglio farti realizzare I tuoi sogni. Non mi scambiare per uno gentile però... è la prima e ultima volta che faccio una cosa così》
Inevitabilmente sorrido.
Sta facendo un gesto gentile e se ne vergogna, quest'uomo è molto strano.
《Grazie》
Il viaggio dura in silenzio, forse si sente solo il tremolio del mio piede agitato e felice.
Non vedo l'ora.
L'auto si ferma, Steven scende e io faccio la stessa cosa.
Siamo davanti a una casa editrice, o mio dio.
Con lo sguardo mi fa segno di seguirlo dentro.
Quando tutti lo vedono entrare iniziano a bisbigliare, soprattutto vedendolo in mia compagnia.
《Steven King, farai meglio a sparire dalla mia vista. Non si chiamano più gli amici eh?》
Un ragazzo, più o meno della sia età lo abbraccia e gli tira un piccolo schiaffo dietro al collo.
Ridacchio.
《Mi farò perdonare molto presto; sai, forse ho trovato l'artista che cercavi》
Si gira indicandomi.
Oh mio dio, perché mi ha presentata così?
Deglutisco.
《Piacere principessa, io Dwight. Cosa tieni per le mani, fammi dare un occhiata》

The Heart Of The Devil // Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora