Arya mi è parsa strana quando ha messo piede in camera mia, e lo è diventata ancora di più dopo che sono ritornata dalla cucina per portarle un succo, ma quello che sta dicendo... forse dovrei ammetterlo e basta, farla finita di mentire e lasciarmi andare. Siamo nel bel mezzo dell'ennesima discussione che riguarda quello che faccio con il mio corpo.
«Cosa ti sta succedendo? Siamo arrivate a un punto in cui perderti è una delle più grandi paure che ho. Non va bene, Selene, non va affatto bene, sono stanca di stare male.» Rido amareggiata, carica di tristezza, ed evito la domanda.
«Ho fatto una stronzata, una bella grossa, e non so come uscirne, in realtà non sono sicura di volerlo. Non controllo più niente, Arya, è come se la vita continuasse a correre e correre e mi lasciasse indietro, e io sto ferma, a guardarla allontanarsi senza poter fare niente. Ogni volta che tocco qualcosa la distruggo e non so come aggiustarla. Ho questa rabbia che mi divora: rabbia verso i miei genitori che non capiscono che ho bisogno di loro, e per quello che ho fatto a Maddy, perché sono stata io. È stata colpa mia se abbiamo avuto l'incidente. Ho sentito la macchina venire completamente sventrata. L'impatto con il furgone che ci ha travolte in pieno ha sortito l'effetto di una bomba. Come prima cosa le portiere si sono staccate e il sedile del passeggero è sbalzato fuori dal finestrino, poi l'auto si è cappottata e ha rotolato lungo la strada, me lo ricordo benissimo. Tra schianti e rumori vari mi sono ritrovata con metà corpo fuori dal parabrezza, incapace di muovere un solo muscolo. Il silenzio che è seguito era tremendo, quasi irreale, l'impressione era quella di essere morta, e lo avrei preferito.»
«Lei non c'è più, Selene. Non c'è più. Devi lasciarla andare.» La mia amica tenta di stringermi a sé, mettendo insieme i pezzi disintegrati del mio cuore, ma è tardi, mi sto sgretolando da parecchio tempo sotto gli occhi di tutti.
«Ma non posso», urlo, e continuo a gridare finché non mi fa male la gola.
A questo punto c'è mia mamma di fronte a me, il suo viso deformato dalla rabbia e mi si rivolta contro, dicendomi che è tutta colpa mia. La casa non c'è più, al suo posto un'auto nera riversa sul ciglio di una strada buia.
«Volevo parlarti di un'altra cosa, so che stai soffrendo però ascoltami per favore, non posso continuare a rimandare.» So a cosa si riferisce.
«Io e Travor ci siamo confrontati e concordiamo sul fatto che hai bisogno d'aiuto. Lui vorrebbe amarti al posto tuo, prendersi cura di te come non sei in grado di fare, peccato non funzioni così. Ed io non sai quanto vorrei azzerare la tua esistenza per farti ricominciare serena, ma la realtà è questa e devi prenderne atto, perciò, cos'hai?» Mi si avvicina posando una mano sulla mia. Ho la gola chiusa dal magone.
«Sai cosa significa chiedere scusa perché ti stanno picchiando? Ho implorato perdono ai miei genitori per quello che sono, perché piangevo troppo e pure per le botte. Mi hanno portata a credere di meritarmi quello che mi facevano perché sono sbagliata, perché non sono abbastanza, non sono lei. Non sono Maddison.»
Arya mi prende il viso fra le mani e vedo che comprende l'episodio passato in cui mi sono presentata a casa sua con il naso tumefatto; tuttavia, non dice niente, si limita a rafforzare la stretta. «Parlami, butta fuori tutto.»
Scuoto la testa con forza.
«Ti incazzeresti, non voglio finire come l'altro giorno a scuola.»
«Ti prometto che non succederà.» Sembra debba rassicurare un bambino. Le lacrime fanno apparire gli occhi come una piscina colma. Proviamo lo stesso dolore, anche se è solo mio.
«Smettila», la prego, fermandomi per deglutire il singhiozzo che minaccia di spezzarmi il respiro. «Non puoi saperlo.»
Arya frustrata, raggiunge il limite, si mette in piedi, lisciando i capelli in modo compulsivo.
STAI LEGGENDO
Ricominciare da me
RomanceSelene non si è mai piaciuta e i suoi genitori non hanno mai mancato di farle notare tutto quello che non andava bene in lei. Selene da qualche tempo non vuole più mangiare, si rifiuta di trattare bene il proprio corpo per via dei mostri che le affo...