Quando la mamma di Mattia mi ha dato il permesso, l'ho fatto. Non ho aspettato neanche un minuto di più per uscire e comprare tutto il necessario. Lo so, avrei dovuto parlarne anche con lui, ma qualcosa dentro di me mi ha spinta a prendere l'iniziativa, a fare qualcosa di concreto per lui. Per noi.
Ed ora eccomi qui. Dietro la porta. Con degli stracci addosso e il cuore in gola. Ad aprirmi è sua madre. Non c'è sorpresa nel suo volto, solo una gentilezza che mi mette stranamente ad agio.
«Ciao, Martina!» mi saluta, con il suo accento napoletano che non riesce mai a nascondere, anche quando parla in italiano. «Entra, entra. Che bello vederti!»
«Come stai?» le chiedo, entrando nella cucina che sa di nostalgia. Ancora mi sembra di poter sentire l'odore della torta che preparammo qualche giorno fa.
«Bene, grazie. E tu? Il fatto che tu ti stia preoccupando per Mattia, mi riempie di gioia.» dice, sistemando sul tavolo alcune delle cose che ho portato con me «Non è mai successo prima.» mi guarda «Nessuna ragazza ha mai osato azzardare tanto.»
Le parole mi colpiscono, ma in un modo strano. Lei non sa niente, non può sapere che ogni suo respiro si mescola con la mia angoscia, con la paura che Mattia non voglia mai più vedere la mia faccia. Eppure non voglio dirle niente. Non voglio raccontarle di come mi senta abbandonata, di come la sua indifferenza, anche se a tratti, mi stia mangiando viva. Così, annuisco e lei sorride, cercando di sembrare più serena di quanto non sia.
«Come ti ho già detto, vorrei solo che riuscisse a sentirsi al sicuro...» comincio, più per me che per lei. «Penso che cambiare qualcosina qui e lì, sia il primo passo da fare»
Lei sorride, sorride sempre.
Un sorriso che mi ricorda tanto quello di Mattia.«E tu sei venuta per fare il lavoro. Vabbè, non è una cosa che mi dispiace. Anzi, mi fa piacere. Se lo fai per Mattia... certo che puoi. Vuole bene anche a te, sai? Non me lo ha detto apertamente, ma si vede. È 'na capa tost.» ridacchia «Solo che lui... non sa come gestire questa cosa. Ma vedrai, vedrai che col tempo si scioglierà.» Mi fa cenno di sedermi al tavolo mentre si avvicina a una scodella con della vernice, per iniziare a mescolare. «Che colore vuoi per le pareti?»
«Azzurro, forse un azzurrino chiaro, più delle persiane. Magari qualcosa che sembri meno... come dire, come se il passato fosse ancora qui, appeso alle pareti. Vorrei coprirlo.»
«Il passato...» sospira lei, pensandoci su. «Te ne hai già parlato? Questa casa è tutta intrisa di un passato che non passa mai.» alza lo sguardo, affogando nei miei occhi lucidi «Mattia ha dovuto superare l'insuperabile. Io sto bene. Mi sono fatta aiutare, anche se forse, un po' tardi... ma lui...» sbuffa un po' «lui non ne ha mai voluto sapere. Pur di non restare in questa casa più di due minuti, sarebbe stato disposto a tutto. Quante notti passate e girovagare la città per ritrovarlo» poi ride un pochino «e sai dove lo trovavo sempre?»
«Al mare...» sussurro, ricordando quei piccoli particolari che nei giorni precedenti si è lasciato scappare.
«Al mare» ripete, annuendo. «Comunque. 'A vita va 'annanaz» allunga il secchio di pittura verso di me «No?» Ancora mi sorride, e riesco a scorgere in lei qualcosa di dolce e triste allo stesso tempo. Qualcosa che so, ma che preferisco ignorare.
Passano un paio d'ore, forse di più, ma abbiamo quasi finito. Non è così spaziosa come sembra. Ci diamo da fare mentre ridiamo e parliamo di cose leggere. Lei mi racconta del tempo che passa a Napoli, dei sogni che aveva da giovane, della vita che ha cercato di costruire in questa casa. Non parla mai di Mattia però; so che sta cercando di distrarmi, di farmi dimenticare che alla fine, nonostante tutto, lui sia ancora troppo lontano dalle cose belle.
Poi, alla fine, si alza, si guarda dall'alto e ridendo mi dice che vuole andare a cambiarsi. Siamo completamente ricoperte di pittura. Prima di andare però, si ferma un attimo, come se avesse qualcosa da dirmi, ma non lo dice. Va e basta. Io, con la vernice che mi cola dalle mani e un sorriso stanco sul volto, mi siedo un attimo sul divano, facendo attenzione a tutto.
E proprio in quel momento, sento il rumore della porta che si apre. Mattia è tornato.
Il cuore mi sta esplodendo.Lo vedo entrare in soggiorno,
e la sua figura mi fa gelare il sangue.
Non sono pronta. Non sono mai pronta.Scatto in piedi. Provo a mettermi dietro lo schienale, a nascondermi, ma vengo beccata subito. Mi guarda, e c'è qualcosa nei suoi occhi che non mi piace. È una rabbia trattenuta, un veleno che non è mai stato detto, eppure si sente in ogni angolo della stanza.
«Cosa stai facendo qui?» la sua voce è roca, tagliente. Il suo sguardo scivola sulle pareti, sui mobili ricoperti da un telo, su di me... «Non ti è bastato riportare tutti i miei momenti brutti a galla, adesso devi anche farci i disegnini su?»
Il tono è gelido, il suo corpo rigidamente teso. Le mani tremano, ma cerco di non farlo vedere. Lui mi sta guardando come se fossi un'estranea, come se fossi venuta a distruggere qualcosa che ha cercato di nascondere.
«Ho chiesto il permesso a tua mamma. Lei mi ha detto che potevo farlo, che potevo...»
«Non mi importa!» urla, facendo un passo verso di me, e la sua rabbia esplode tutta in un secondo. «Non capisci che questa casa è mia, che non è un posto dove puoi venire a fare quello che ti pare? Non sono il tuo dannato progetto da sistemare!» La sua voce trema, ma non per la fatica, è per il rancore.
La tensione nell'aria è palpabile.
Rimango paralizzata, incapace di rispondere. La sua voce mi scuote come un terremoto, e in quell'istante tutto quello che avevo cercato di costruire crolla. La casa, il colore, la vernice, tutto. Non esiste più niente di positivo. C'è solo la sua rabbia, e la paura che non ci sia modo di placarla.
Non so cosa dire, non so come rispondere. Mi sento piccola, vulnerabile. Le parole si bloccano nella gola. So solo che lui si volta, senza una parola, e inizia a camminare verso l'uscita. Non mi guarda più. Riesco a percepire solo i suoi passi pesanti, che sembrano allontanarsi sempre di più. Il rumore della porta che sbatte è l'ultima cosa che sento.
La mamma di Mattia arriva di corsa, con gli occhi spalancati, confusa. «Cos'è successo?» chiede, con il viso segnato dalla preoccupazione. Si avvicina, posa le sue mani sulle mie spalle. Mi scuote, come se volesse delle spiegazioni. Tuttavia, io non so cosa dirle. Dentro me, è tutto un disastro. Non faccio altro che sbagliare. Le lacrime mi salgono agli occhi, ma cerco di non farle uscire. «Martina...»
Mi abbraccia, e il suo gesto, così materno, mi fa sentire vulnerabile come mai prima. «Non preoccuparti. È tutto a posto» mi sussurra. «Lui... è solo che non sa come gestire i suoi sentimenti. Ti vuole bene, ma non sa come dirtelo. Non ha mai imparato.»
E mi tiene stretta, mentre sento la terra sgretolarsi sotto i miei piedi, e tutto quello che posso fare è cercare di respirare, di non perdere la speranza che,
un giorno, lui apprezzerà queste quattro mura.IG: Napoesja
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Mare e monti
RomanceQuanto si è disposti a lottare per amore? Lasciare la presa o insistere ancora di più? Questa è la storia di Martina, in continua lotta con sé stessa, in bilico tra cos'è giusto e cos'è sbagliato. Per ritrovare la sua spensieratezza ha deciso di la...