La luna piena illumina il giardinetto, proiettando lunghe ombre sulle piante. L'aria della sera è fresca, ma non abbastanza da farti venire i brividi. Mi accuccio sulla panchina, tirandomi le ginocchia al petto, e alzo lo sguardo per perdermi nelle stelle infinite. Sono sola. Penso. Penso a tutto. A come mi sento, al passato, al presente, al futuro! È come se non riuscissi mai a trovare il posto giusto dove stare, dove essere. Ho cambiato così tanti letti. E se neanche questo fosse il posto giusto?
Mi viene da piangere. Non so come zittire i miei pensieri. A volte fanno così male. Sono troppo abituata a cercare di tenere tutto sotto controllo, a non lasciare che le cose mi sfuggano... che mi son persa per la strada. Prima sembrava tutto così facile. Far combaciare i pezzi era un gioco da ragazzi. E ora? Ora non so neanche da cosa cominciare.
Ripenso al giro di qualche giorno fa, per le stradine di Napoli. Mi sono sentita quasi come un'estranea in quel mondo, ma allo stesso tempo, c'era qualcosa che mi faceva sentire a casa. La città, le sue strade affollate, la confusione... tutto aveva un suo ordine, un senso che non riuscivo a capire, ma che avvertivo nel profondo. Forse è questo che mi confonde. E poi c'era lui.
Mattia.
Lo vedo, lo immagino, mentre camminiamo insieme. La sua risata, il suo modo di parlarmi, di raccontarmi storie. I suoi modi strani. Profondi. Quasi di un altro universo. Ancora non riesco a capire cosa ci trovi in me. Mi parla di Napoli come se fosse la sua ragione di vita, come se non potesse esistere senza, e lo fa continuamente. Me ne ha parlato così tanto, eppure non riesco a capire perché gli faccia così bene. Durante il viaggio di ritorno a casa mi ha chiesto cosa volessi fare della mia vita, quale sarebbe stata la mia prossima mossa per stare bene. E non sapevo cosa rispondere. Forse nemmeno adesso lo so. Ma è come se lui, in qualche modo, stesse cercando di spianarmi una strada. E questo mi spaventa, perché non so se sono pronta ad attraversarla e, non so se quello che voglio sia davvero tornare quella di prima.
Forse, tornare indietro non serve.Chiudo gli occhi e respiro profondamente. La brezza fresca mi sfiora il viso. Devo trovare una risposta. Devo decidere che fare della mia vita. Per me. Per mia madre.
Una mano grande che mi si posa proprio sulla testa mi sorprende, facendomi perdere non so quanti anni da dosso. «Ti posso fare compagnia?» Mi volto di scatto. Non avevo dubbi. Incontrare i suoi occhi è un sollievo. Mi sorride spensierato, come se fosse la cosa più naturale del mondo essere qui a quest'ora della notte. Non so come sia arrivato, né perché sia ancora sveglio, ma è qui, davanti a me. Senza chiedere il permesso. Di nuovo. Si siede sulla panchina, a una distanza giusta per non sembrare invadente, ma anche abbastanza vicina da farmi sentire la sua presenza. «Tutto bene?» chiede, con quel tono leggero, ma so per certo che stia nascondendo qualcosa di più profondo. Perché lui è così. Lo conosco così poco, eppure mi sembra di conoscerlo da una vita.
Annuisco, ma non so se ci credo davvero. Mi stringo nelle spalle e poi, senza pensarci troppo, sbotto: «No.» ruoto il busto, per poterlo guardare meglio, nonostante i miei occhi stracolmi di lacrime non mi permettano di metterlo a fuoco «Non va tutto bene. Mi sento... persa.»
Lui mi guarda in silenzio per qualche secondo, come se stesse cercando le parole giuste. «Se ti consola,» dice, «anch'io mi sento perso. A volte. Più spesso di quanto vorrei ammettere»
«Ah si?»
Mattia si appoggia al retro della panchina, mettendo un braccio dietro la mia schiena, sulla spalliera. Mi viene istintivo non muovermi, come se avessi bisogno di quel gesto, di quel contatto.
«Beh,» comincia, «quando ero più giovane... avevo tutto un altro sogno. Pensavo che avrei fatto chissà cosa, che sarei andato a vivere in un altro posto, lontano da qui. Mi sembrava che tutto, tutto fosse migliore altrove. Eppure, più mi allontanavo, più capivo che non riuscivo a staccarmi da casa mia. Tutte le volte in cui mi perdevo, mi bastava guardare il mare, questo mare. Il mio mare. Ho trovato nel mio posto, la mia ancora di salvezza. Tu forse, il tuo posto non lo hai ancora trovato, ma va bene così. Non serve disperarsi troppo. Potresti sempre creartelo tu» Lo guardo mentre parla, e mi sembra che ogni parola pesi più di una montagna. Non lo so se sto capendo tutto, ma sento che le sue parole sono vere. Forse anche troppo vere. «Ma tu?» mi chiede, abbassando un po' la voce, come se volesse davvero sentire cosa ho dentro. «L'hai capito cosa vuoi? Cosa stai cercando?»
Rimango in silenzio per qualche secondo, lottando con le parole. Non sono sicura di voler rispondere, ma c'è qualcosa che si fa strada dentro di me, un nodo che si scioglie, come se finalmente fosse arrivato a galla qualcosa che avevo nascosto per troppo tempo. Poi, senza pensarci, sussurro, con voce tremante: «Sto cercando di non avere più paura. Di lasciarmi andare. Di non privarmi più di nulla. Sto cercando di essere una persona nuova.»
Mi fermo, sento il cuore battere forte nel petto, come se ogni parola che ho detto avesse preso vita, e non so cosa mi aspetti da lui. Ma quando alza gli occhi verso di me, c'è una luce che non avevo mai visto prima. È come se mi stesse guardando davvero, per la prima volta, e in quel momento non ci sono parole che possano spiegare la sensazione che provo.
Una lacrima sfugge al mio controllo, ma non faccio neanche in tempo a notarla, che lui, con un gesto lento e delicato, mi sfiora la guancia, spazzandola via con il pollice.
«Non so bene come poterti aiutare, Martina,» esterna, con voce più bassa, ma ferma, «non so nemmeno se Napoli possa davvero darti tutte le risposte che cerchi... aiutarti a ritrovarti o ricrearti» Si avvicina, il suo respiro caldo mi sfiora la pelle e un brivido mi percorre la schiena, mentre mi sposta i capelli dal viso. «Ma io ci sono. Sono qui. E finché avrai bisogno di me, non ti volterò mai le spalle.» Le sue parole sono una promessa e rimbombano nel mio petto. La sua mano, calda e sicura, scivola delicatamente sul mio volto, bagnato dalle lacrime che non sono riuscita a fermare.
Mi guarda con quegli occhi pieni di qualcosa che non so spiegare, ma che mi fa sentire, per la prima volta,
come se non fossi mai stata veramente sola.IG: Napoesja
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Mare e monti
RomanceQuanto si è disposti a lottare per amore? Lasciare la presa o insistere ancora di più? Questa è la storia di Martina, in continua lotta con sé stessa, in bilico tra cos'è giusto e cos'è sbagliato. Per ritrovare la sua spensieratezza ha deciso di la...