6- Ccá so' nato e ccá voglij murí

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Quando esco, Mattia è già lì, appoggiato alla sua auto, un'auto che non è niente di speciale, ma che in quel momento sembra perfetta. Una macchina nera, lucida, con le portiere che sembrano aspettarmi. Quando mi vede, sorride, ma non è un sorriso qualsiasi. È uno di quei sorrisi che ti fanno sentire come se fossi l'unica persona al mondo a cui lui voglia davvero parlare.

«Vieni» incalza, mentre apre la portiera come se stesse invitando una principessa. «Entra, su».
Lo guardo un attimo, dubbiosa, ma non c'è niente di forzato nel suo gesto. Non è uno di quei ragazzi che fa le cose per impressionare, è solo... lui. Sempre un po' più di quanto mi aspettassi, ma senza volerlo. Come se non facesse fatica a essere se stesso, anche quando io sono lì, che non so nemmeno più cosa sono.

Prendo posto accanto a lui. L'auto è fresca, il profumo del cuoio nuovo mi avvolge, e il rumore del motore è più dolce di quanto pensassi. Il viaggio non è lungo, ma in qualche modo sembra che il tempo si dilati. La città scorre veloce fuori dal finestrino, e noi parliamo. Parliamo tanto. E ci guardiamo. Con quel solito sguardo
timido.

«Napoli ti piacerà. Te l'ho già detto? L'amerai. Non te ne vorrai andare più.» dice, guardando avanti, ma c'è qualcosa nella sua voce che mi fa pensare che mostrarmi la città, sia l'ultimo dei suoi pensieri. «Non è solo la città del caos, Martina,» aggiunge, «Al caos ci sarai abituata; è anche la città delle risposte. Se sai come ascoltarla» è sicuro quando ne parla, eppure questa non è la voce di un ragazzo che ha tutte le risposte, anzi, è la voce di uno che cerca, come me.

«Le risposte a cosa?» chiedo, curiosa, ingenua. La mia mente va in mille direzioni, ma non so cosa voglio davvero sentire.

Mattia mi guarda per un attimo, con un sorriso quasi impercettibile sulle labbra, poi torna a concentrarsi sulla strada. «A tutto, forse» si ferma un po', poi riprende: «Alla vita. A noi stessi. Non pensi che se non facciamo un passo, restiamo sempre fermi nello stesso posto, senza mai vedere niente di nuovo? Come se stessimo aspettando qualcosa che non arriverà mai»
Sospetto che ci stia parlando anche un po' di sé. Non so cosa ha dentro, ma quel tono mi fa pensare che stia nascondendo più di quanto vuole far vedere.

Arriviamo in un angolo della città che non avevo mai visto prima. La strada è stretta, quasi nascosta tra palazzi antichi che sembrano parlare con il vento. Si sente l'odore del mare, ma c'è anche qualcosa di più intimo nell'aria, come se tutto qui fosse più vicino.
«Ja» esordisce «siamo arrivati», e prima che io possa rispondere, esce dall'auto e mi viene incontro, tenendomi la portiera aperta. Quando metto piede fuori, il cielo sopra di noi è un po' più grigio, ma non mi dà una sensazione di pesantezza. Anzi.

Camminiamo senza dire nulla per un po'. Mattia sembra sapere dove andare, ma non mi parla. Solo quando arriviamo in una piazzetta, piena di bancarelle che vendono tutto, dai pesci freschi alle ceramiche colorate, si ferma e mi guarda. «Questo è uno dei posti più veri di Napoli» dice, con un accento più marcato del solito. «Qui, se ascolti, senti il cuore della città». Io non so cosa sentire. Mi fermo a guardare la gente, i colori, i suoni. Ogni angolo sembra vibrante, ogni risata, ogni parola sembra piena di storie che nessuno ha il coraggio di raccontare. «Ti piace?» mi chiede. Ma non è una domanda semplice, è come se stesse cercando di capire se anche io riuscissi a vedere quello che lui sta cercando di farmi vedere.

«Non lo so» rispondo, con voce più bassa del solito. «Mi sembra che ci sia qualcosa... ma non riesco a capire cosa»

«Sai, ogni tanto,» dice, abbassando la voce a sua volta, come se stesse rivelando qualcosa di molto personale, «mi chiedo se siamo solo il frutto delle scelte che facciamo, o se, in fondo, siamo anche il frutto di quello che non facciamo. Quello che non vediamo». Non riesco a smettere di studiarlo, e in qualche modo, mi sembra che stia cercando di spiegare a me quello che lui stesso non ha ancora capito. «Tu cosa pensi?» continua. «Credi che la vita sia solo una serie di cose che dobbiamo fare, o pensi che ci siano momenti in cui tutto quello che devi fare è stare fermo, aspettare, e ascoltare?»

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