Coming home

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"Finalmente!!"

Felicity si lasciò cadere sulla morbida poltrona, sospirando.

"Mi si era appiattito il sedere a furia di stare seduta su quel sedile."

Oliver alzò gli occhi al cielo, mentre posava Emma sul letto, con delicatezza, attento ad evitare movimenti bruschi, quella ferita non gli piaceva, ma per esperienza sapeva che doveva essere qualcosa di serio ma non particolarmente preoccupante.

La stanza dell'albergo che avevano raggiunto era grande e confortevole.
La receptionist che li aveva accolti al piano inferiore li aveva guardati malissimo e fulminati quando erano entrati, stanchi e malconci, con in braccio una ragazza priva di sensi e sporca di sangue.
Era sbiancata.

Per fortuna uno sguardo ai documenti del signor Queen in persona e alla tipa era sparita la voglia di correre via a gambe levate e andare a chiamare la polizia.

"Poteva andare a finire male stasera." disse serio.

"E' un modo carino per dire che esistono cose più gravi del mio sedere appiattito?"

Il ragazzo si allontanò dal letto dopo aver posato una coperta addosso alla ragazza e  raggiunse la sua donna sorridendo.

"Non mi permetterei mai."

Si accoccolò accanto a lei, lasciandosi stringere.

"E' solo che mi sembrava strano."

"Cosa?"

"Sono già tre settimane che giriamo a zonzo a divertirci. Mi ero persino dimenticato come si facesse. Doveva per forza accadere qualcosa di brutto."

Felicity tornò subito seria, mentre gli accarezzava i capelli.
Lo sentì subito rilassarsi sotto il suo tocco.
Gli faceva ancora uno strano effetto vederlo così indifeso e senza barriere tra le sue braccia.
Disposto ad amare e soprattutto a lasciarsi amare. Nonostante le mille paure.
Prima di tutte quella che qualcosa fosse sempre in agguato, un pericolo pronto a turbare la loro felicità e a mettere a rischio le loro vite.
Nonostante Oliver avesse deciso di non vestire più i panni di Arrow, non riusciva ad essere del tutto tranquillo.

Gli baciò la fronte.

"Hai ragione.  Stavo morendo di paura, pensavo proprio che fosse morta quando l'ho vista stesa sull'asfalto."

"Per fortuna sta bene."

"Più o meno"

"Che vuoi dire?"

Felicity ripensò al volto di Emma quando le aveva chiesto come si chiamava, raramente aveva visto qualcuno tanto confuso e afflitto.

"Ricorda a stento il suo nome."

"Non preoccuparti. Sarà per colpa del colpo alla testa, capita,  dalle tempo, si riprenderà."

"Lo spero, poverina. Era così spaesata, così persa."

"Chissà da dove viene. Non sembra di queste parti."

"Per niente. Anzi, da come è vestita sembra appena uscita da una fiaba dei fratelli Grimm."

Oliver sorrise stancamente, sbadigliando.

"Tu vedi favole ovunque Felicity."

"Già! E visto che ci sono magari te ne racconto una della buonanotte, visto che hai la faccia di uno che non vede l'ora di andare a dormire."

"E' così evidente?"

"Già."

"Sono a pezzi,  quest'ultima disavventura poi è stato il colpo di grazia."

La memoria del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora