Capitolo LVIII

33 6 17
                                    

Ora che faccio?
Era la mia unica possibilità.
Si sarà sicuramente accorto che l'ho fatto apposta a lasciare il quaderno aperto.
Cazzo cazzo. Aveva appena cominciato a rispettarmi...
Mi sento uno schifo, per di più sto anche impazzendo.
Quel vicino di merda non me lo sono mica dimenticato.
Lo so che sta tramando qualcosa.
O forse no, magari veramente è solo un simpatico signore che voleva annaffiare i fiori.
Ma chi cazzo annaffia i fiori di notte?
Non lo so, voglio solo tagliarmi, è tutto troppo confuso.
Ma tagliarmi non risolverebbe nulla.
Però è questo il destino di noi deboli: consumarci fino a spegnerci come candele.
Quanto vorrei piantarmi un grammo in vena... sarebbe un'overdose pure per un eroinomane. Sarebbe una morte fantastica: morire in un orgasmo...
Ho sentito che l'eroina appena sparata in vena faccia quell'effetto.
La mia esistenza si sta riducendo ad un qualcosa di veramente imbarazzante.
Voglio uno scopo di vita, voglio amare Dazai senza sentirmi così.
Chissà dove cazzo è andato.
In realtà non mi interessa.

Sedutosi sul letto prese la sua amata lametta e si fece tanti di quei tagli da sembrare il tagliere di un macellaio.
Solco dopo solco la pelle si apriva e sgorgava il rosso, e lo vedeva crearsi in tante goccioline. Il dolce bruciore lo rassicurò come sempre: l'unica sensazione che mai l'avrebbe tradito era quel conforto.
Finalmente riuscì a piangere e pianse tanto, si sentiva preso in giro, usato, come una foglia di tabacco masticata e sputata.
In quel momento sentì il bisogno di scrivere.
Prese carta, penna e mezz'ora di vita e creò qualcosa.

Dalla tempesta in cui t’ho lasciato
con occhi grigi guardavo l'amore.
Nel cemento non nasce il bel fiore
ch’eri quando mi son innamorato.

Tristi giorni mi colavan dagl’occhi
e cadendo riempivano il vuoto.
Ogni goccia causa del terremoto
che’l mio cuor fece strugger in cocci.

Eri bella rugiada sulle mie labbra:
bagnata per il calore del sesso,
fredda per il rimbombo d’un ricordo.

Ora la pioggia t’ha sciolto le membra:
il tuo abbraccio mai sarà lo stesso
del nostro cauto destino beffardo.

Sentì come se non avesse mai scritto nulla di più espressivo. Si accorse che stava effettivamente facendo progressi nella scrittura: era riuscito a fare un sonetto interamente in endecasillabi e pure rimato.
Soddisfatto la rilesse e senza piangere contemplò il vuoto che aveva dentro.

Davvero aveva senso continuare così?
Poteva andarsene da un momento all'altro.
Allora perché gli faceva così male l'idea di lasciare Dazai?

Sentì bussare alla porta, ma Dazai di certo non sarebbe tornato così presto, allora guardò dallo spioncino: era il vicino.

Non si fece prendere dal panico, in realtà non gli importò proprio di nulla, e semplicemente non aprì.
Ignorò il suono del campanello, si ricordò di quella volta che pensava il vicino lo stesse prendendo in giro e si sentì di nuovo in imbarazzo.
Passò i successivi cinque minuti nel trillo del campanello, mentre beveva acqua, girava intorno al tavolo, guardava dalla finestra, e ci rimase quasi male quando il vicino se ne andò.
Ora era sul divano e guardava l'immensità di quella città di merda.

- "Pff, che coglioni che vanno a lavoro.
Ammazzati che fai prima."

- "Dazai è uno di quegli scemi. Che s'ammazzasse"

- "Io anche voglio ammazzarmi. Allora perché non lo faccio? Da qui se cado non c'è pericolo che mi salvi."

Detto ciò aprì la finestra, si sedette sul davanzale mentre una fresca brezza gli scompigliava un poco i capelli.
Nell'aria c'era il profumo dell'autunno che si stava avvicinando, sulle cosce il tepore del sole disegnava un rettangolo luminoso.

- "Che bel modo di morire"

Pensò ad alta voce, con gli occhi chiusi, mentre si sporgeva in avanti e ritornava indietro.

- "Se solo ci fosse qualcuno a darmi una spinta. Mi basta una piccola spinta e cado... Perché nessuno mi spinge?"

Cominciò a far ciondolare le gambe avanti e indietro, sperando di esagerare, sperando che il destino lo prendesse.
Mentre si sporse in avanti con la schiena sentì il suono delle chiavi nella serratura.

- "Chuuya che cazzo ci fai lì!?"

Deluso riaprì gli occhi, tornò a sentire il freddo dell'ombra che gli occupava la schiena come se mai avesse sentito la morte più vicina.

- "Volevo buttarmi."

- "Cosa? Perché?"

- "Perché sembrava bello."

- "Chuuya come dovrei spiegarlo io alla polizia che il ragazzo sparito che stanno cercando da un anno è caduto dal mio appartamento?"

- "Non mi interessa. Dopotutto nemmeno a te interessa"

- "Chuuya che cazzo ti prende?"

- "Vorrei solo che mi spingessi."

- "Eh?"

- "Sai, basta un piccolo tocco e io cado giù e tutti siamo più felici."

- "Chuuya che hai... Questo non sei tu."

- "Sono io? Non sono io? Che ti importa? Se non importa a me..."

Il castano si era avvicinato durante la conversazione, e arrivò a toccare la mano del rosso, il quale non si mosse di un millimetro.

- "Mi importa che se cadi mi dispiace"

- "Piantala non è vero. Sei un maestro nel far sparire le tue tracce, nessuno cercherebbe te."

- "Sai cosa? Va bene, mi hai convinto"

Con un gesto deciso spinse il rosso, che in quel momento, vedendosi tutta la vita passare davanti, si pentì incredibilmente di quella scelta così stupida.
Milioni di pensieri gli passarono per la testa in un nanosecondo

Cosa ho fatto?
Ora cado.
Muoio.
Non voglio morire.
E se fa male?
Porca troia salvatemi!

Terrore che per sua sorpresa durò nemmeno un secondo, perché immediatamente castano aveva cinto le braccia attorno al suo busto per evitare la caduta.

- "Scommetti che nell'istante in cui ti ho spinto ti sei pentito."

- "Io, beh, mi è mancato il fiato, sì."

- "Vedi di non fare più ste stronzate va."

Così col cuore che batteva a mille si lanciò all'indietro cadendo sul divano e restandoci per parecchio tempo.

- "Perché volevi buttarti?"

- "Non lo so, sentivo la vita più vicina a quella finestra che vicino a me."

- "Che poeta che sei oggi"

- "Sì beh, ci sto prendendo l'abitudine."

- "Hai mai scritto poesie per me?"

- "Sì tantissime, ne ho fatta una prima."

- "Posso leggerle?"

- "Haha, aspetta e spera."
























Angolo me
scusate i capitoli ultimamente sono più corti, questo in realtà nemmeno era pianificato.
Oggi mi sentivo come Chuuya, dovevo dirlo a qualcuno ed eccovi con sto capitolo senza senso. Ora andrò a nanna perché sono vecchia e sono quasi le 22.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 12 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Non sei abbastanza || SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora