«Porca puttana, guarda dove metti i piedi.» imprecai contro un ragazzo, che continuò poi a camminare. Quella sera mi stavo scontrando con ogni persona esistente sulla terra, o meglio, in quella discoteca. Andarci non era servito a nulla, non era servito a farmi svagare né tantomeno a farmi stare meglio. Era appena successa la cosa peggiore della mia vita ed io pretendevo di potermi divertire? Che pezzo di merda che ero.
«Harry, cerca solo di non pensarci.» disse Louis, preoccupato di vedermi in quello stato.
«Vaffanculo Louis.» gli risposi, per poi sentirmi leggermente in colpa. Doveva solo lasciarmi stare, okay?
«E' passato un anno, non puoi solamente pensare che ora lei stia bene?» mi disse, cercando di farmi sentire meglio.
Un anno? Un fottuto anno di merda.
«Come fa a stare bene se sta senza di me? Ed io come faccio a stare bene senza di lei? Illuminami genio.» dissi, sbuffando e abbandonandomi sul divanetto.
«Hai cambiato vita ormai, ti sei trasferito a Londra con tutti noi, è appena iniziata l'estate e penso che tu debba girare pagina.»
Odiavo quando mi faceva quei discorsi, lo odiavo. Non capiva quello che avevo passato tutta l'estate scorsa e tutto l'inverno. Non capiva nulla.
«Non voglio voltare pagina, significherebbe dimenticarla e mancarle di rispetto.» dissi cercando di mantenere la calma, per non mandarlo nuovamente a fanculo.
«Harry, mi parli di lei come se ci fosse ancora. È morta, non c'è più.» disse, facendomi scattare qualcosa dentro. Cazzo, sapevo che era morta, non doveva ricordarmelo ogni fottuta volta.
«Non parlare di lei in questo modo, Tomlinson, non devi ricordarmi che è morta, me ne sono accorto anche da solo.» sbottai, prendendolo per il colletto della maglietta. Lo lasciai velocemente, alzandomi dal divanetto e uscendo da quella merda di posto, andando verso la mia macchina. Misi in moto, ma qualcuno mi bussò al finestrino, facendomi girare. Era Kate. Quando mi agitavo veniva lei e cercava di calmarmi, perché Louis mi faceva sempre incazzare.
«Che vuoi?» le chiesi acidamente, alzando gli occhi al cielo.
«Vuoi calmarti?» alzò la voce. «Non puoi fare così ogni volta.»
«Io faccio quello che cazzo mi pare, non sei mia madre.» dissi freddamente, mantenendo un contatto visivo con lei. Volevo solamente ferirla, per allontanarla da me, come facevo con tutti da ormai un anno.
«Hai sbagliato persona, io non mi allontano così facilmente come pensi tu.» disse puntandomi un dito contro.
«Perché non torni dalla tua ragazza?» le dissi, facendole capire che la volevo fuori dai piedi.
«Non è la mia ragazza.» ribatté. «E poi no, cerca di calmarti.» disse gesticolando.
«Ciao Kate.» la salutai, mettendo nuovamente in moto e lasciandola lì. Forse non avevo fatto bene, ma odiavo quando la gente provava a calmarmi, restavo incazzato quanto mi pareva. Che poi loro cercavano di aiutarmi, senza sapere che così facevano peggio. Una volta arrivato all'appartamento che avevamo preso tutti insieme e che condividevamo, entrai, andando verso la mia camera e chiudendomi dentro a chiave. Presi una sigaretta dal cassetto del comodino e uscii sul balcone, accendendola con l'accendino. Aspirai il fumo per poi buttarlo fuori e mi poggiai con i gomiti alla ringhiera, sospirando.
«Sono tornato quello di prima, Brook.» dissi a denti stretti. «Senza di te io cosa sono? Nulla.» scossi la testa, fregandomene che stavo parlando da solo come un dannato pazzo.
«Lo so, so perfettamente che tu non vorresti questo per me, ma come posso andare avanti con la mia vita e lasciare indietro te?» parlai, guardando il cielo e poi nuovamente davanti a me, dove c'era solo buio. «Come faccio a dimenticarti? Tu, che mi hai dato così tanto da ricordare.»
Mi accorsi di aver finito la sigaretta, così la schiacciai nel posacenere e tornai dentro nella camera, mettendomi seduto sul letto. In quel momento avevo bisogno di una persona che entrasse nella mia vita, una persona che mi avrebbe aiutato, una persona come Brooklyn. Ero stanco di passare le mie giornate a fumare, senza trovarmi un lavoro e respingendo i miei stessi amici che stavano cercando di aiutarmi. Sarei dovuto cambiare, ritornare al carattere che avevo quando stavo con Brooklyn, ma senza di lei non ci sarei mai riuscito. Mi sentivo così male al pensiero. Gli incubi mi torturavano ogni notte e stavo pensando seriamente di andare da uno strizzacervelli a farmi rimettere apposto i pensieri e la testa. Avevo quegli odiosi flashback di me e Brooklyn che mi facevano ricordare ogni nostro momento passato insieme e non potevo continuare a vivere così. Forse avevano ragione gli altri ragazzi, sarei dovuto andare avanti, superare quel grandissimo ostacolo che mi teneva bloccato e fermo sul mio posto. Non sarei mai tornato alla vita che facevo prima, ne ero consapevole, ma forse sarei riuscito a migliorarla un po': quella che era la mia nuova vita senza Brooklyn. I ragazzi stavano progettando una specie di viaggio da fare in California, che alla fine la scorsa estate non avevamo fatto; io ovviamente mi ero subito rifiutato di andare con loro, ma in quel momento, che stavo pensando profondamente a cosa avrebbe voluto Brooklyn per me, stavo quasi per cambiare idea. Sarei dovuto essere più disponibile e più buono con quelli che mi stavano aiutando. Anche loro avevano sofferto molto, ma io avevo un legame speciale con lei, e non riuscivo a superare tutto ciò.
Sentii la porta dell'ingresso chiudersi facendo rumore, così mi alzai, distogliendomi dai miei pensieri e uscendo dalla mia stanza per andare a vedere chi fosse tornato.
«Hai riflettuto e ti sei calmato?» mi chiese Kate, che era affiancata da Niall.
Annuii, sempre molto freddamente e andai in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare. Mi feci un panino, mettendomi seduto su uno sgabello. Vidi con la coda degli occhi che Kate mi affiancò.
«Non mi riconosco più.» dissi, dando voce ai miei pensieri. Sentii Kate sospirare e sedersi vicino a me, su un altro sgabello.
«Sai, quando le persone soffrono tanto cambiano, per la maggior parte in peggio, e penso che tu debba solo abituarti al fatto che lei non possa tornare.» disse dolcemente. No, non sarebbe mai tornata, ed io sarei andato avanti comunque con la mia vita. Ma ero pronto a fare quel passo che era più lungo della mia gamba?
«C'è una parte di me che non lo vuole accettare.» scossi la testa, torturandomi il labbro inferiore con i denti.
«Accettalo, Harry.» disse lentamente. «Fallo e basta.»
*spazio autrice*
Okay, Brooklyn non c'è più, ma la storia continua; se ci tenete a scoprire cosa succederà continuate a leggere, se no finitela qui e basta, senza fare commenti inadeguati. Grazie e al prossimo capitolo.
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College 2 ||н.ѕ||
Fanfiction«Sono veramente impotente, amore mio, non posso fare nulla per salvarti.» -Sequel di 'College'- (potreste leggere senza aver mai aperto il primo libro, anche se ve lo consiglio)