7.

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Scusate se è corto, ma non ho molto tempo di scrivere in questi giorni. Buona lettura.

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Sospirai appena uscii dalla doccia, scuotendo i capelli velocemente. Avevo dormito quasi tutto il giorno, approfittando del fatto che non sarei dovuto andare a lavorare. Sapevo però, che non sarei rimasto a casa altro tempo; nessuno dei ragazzi era a casa, così ebbi la fantastica idea di andare al bar sotto casa a trovare Louis mentre lavorava. Scelsi dei vestiti e li infilai, uscendo di casa e chiudendomi la porta dietro.

Entrando nel bar notai che non c'era quasi nessuno, visto che erano circa le sette di sera, così mi avviai verso il bancone, dove Louis aveva una faccia annoiata.

«Niente lavoro oggi?» mi chiese, poggiandosi con i gomiti sul bancone e osservandomi attentamente.

Scossi la testa, sedendomi su una delle sedie messe in fila.

«Stasera verso le dieci stavamo pensando di andare a Brighton, che ne pensi?» mi domandò poco dopo.

«Sì, va bene.» annuii. «Ci vediamo dopo, vado a farmi un giro.» dissi, alzandomi. Mi salutò e uscii dal locale, cominciando a passeggiare; arrivai fino alla libreria e mi fermai lì davanti, guardando dentro, senza farmi vedere. Sospirai e decisi di entrare, giusto per fare qualcosa durante quelle noiosissime ore libere.

«Non riesci proprio a stare lontano da questo posto, vero?» sentii dire da Ellen, mentre ridacchiava da dietro la cassa. Sorrisi, avvicinandomi a lei.

«Sì, penso.» risposi distrattamente, guardandomi intorno e notando qualcosa di diverso.

«Cos'hai cambiato?» le chiesi, aggrottando le sopracciglia e camminando verso gli scaffali di sinistra. Mi affiancò, guardando davanti a sé.

«Ho invertito gli scaffali e ho messo i libri in ordine alfabetico.» scrollò le spalle, girandosi verso di me. «Mancano le ultime tre lettere, ma piano piano ce la farò a sistemarli tutti.» sorrise.

«Facciamolo insieme.» dissi senza nemmeno pensare.

Avevo veramente appena detto ciò? Ero a lavorare anche quando non dovevo?

«Tranquillo, avrai sicuramente di meglio da fare nel tuo giorno libero.» disse, tornando dietro alla cassa.

«Veramente no, niente di meglio.» scossi la testa, raggiungendola e prendendo i libri che si trovavano sotto la cassa. Li portai davanti agli scaffali vuoti e sentii dei passi avvicinarsi a me.

«Grazie.» disse Ellen, abbassandosi sulle ginocchia accanto a me, per prendere dei libri tra le mani. Le sorrisi e ne presi alcuni anche io, cominciando a leggere gli autori e mettendoli in ordine alfabetico.

«Sarebbe divertente metterli in ordine di colore, non pensi?» ridacchiò, girandosi verso di me.

«Magari un'altra volta.» risposi, sorridendo.

Quando finimmo erano le nove e mezza; avevamo persino superato l'orario di chiusura del negozio, ma ci eravamo divertiti, ridendo spesso per i nomi strambi degli autori stranieri. Mi venne in mente una cosa appena Ellen chiuse la porta della libreria dietro di sé e non mi sembrò una cattiva idea.

«Ellen,» la chiamai, facendola girare verso di me. «Ti andrebbe di venire a Brighton stasera?» appena le feci questa domanda vidi il suo viso illuminarsi e sorrise.

«Stasera?» mi chiese a sua volta, pensierosa e annuii.

«Con degli amici.» risposi indifferente. «Ci vediamo lì verso le dieci e mezza.» aggiunsi, invitandola a stare con noi e lei annuì.

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