13.

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«Avete una relazione, non è così?»

Vidi Brooklyn spalancare gli occhi e aprire le bocca per dire qualcosa, ma la chiuse subito dopo e si girò verso di me, che stavo sorridendo compiaciuto.

«Sì, una cosa simile.» ridacchiai e Brooklyn mi diede una gomitata, facendomi solo ridere più forte.

Si stava vergognando e il suo atteggiamento in quel momento non faceva altro che divertirmi.

«Brook, sei decisamente troppo rossa.» commentò Niall, scoppiando a ridere.

«Aah fanculo ragazzi.» ribatté lei, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo.

«E' okay piccola, sei tenera.» ridacchiai, accarezzandole i capelli. Mi diede un pugno scherzoso sul petto e feci finta che mi avesse fatto male. «E anche un po' aggressiva.» aggiunsi, facendole l'occhiolino.

«Ti odio.» disse facendo il broncio.

«Io invece ti amo.» affermai baciandole il naso.

Aprii gli occhi lentamente, sentendoli bruciare e sentii la schiena farmi male appena mi tirai su, guardandomi attorno. Ero in uno schifosissimo pub aperto ventiquattro ore su ventiquattro e davanti a me c'erano solo innumerevoli bicchieri vuoti; probabilmente ero talmente ubriaco che ero crollato sul bancone, addormentandomi per qualche minuto o ora, chissà. Quando il mio cervello cominciò a lavorare la verità mi si schiantò addosso, facendomi rabbrividire e sul mio viso non c'era altro che un'espressione disgustata. Il padre di Brooklyn, il cuore, Ellen e poi i ragazzi. Scossi la testa, affondando nei miei stessi ricordi, dai quali – forse – non ne sarei più venuto aggalla. Decisi di prendere altre cose da bere, dovevo dimenticare, dovevo eliminare tutte le cazzate, gli stronzi e i momenti del passato che non mi lasciavano andare. Il liquido dentro al grande bicchiere di vetro quasi subito venne sostituito da altro e altro ancora e, senza quasi accorgermene, ero nuovamente in un mondo a parte, dove non c'era spazio per i ricordi. Dopo qualche minuto mi alzai, barcollante, dopo aver pagato con una banconota a caso e uscii dal locale. Non mi riconoscevo più. Quello non ero io, quella persona che c'era stata prima di Brooklyn stava tornando e niente o nessuno lo stava impedendo. Non pensai nemmeno più ai miei "amici", ad Ellen o a George che avevo lasciato in quel bar da solo; pensai solo a me stesso, a quello che stavo diventando e a quello che avrebbe voluto Brooklyn. I pensieri terminarono di mettersi l'uno sull'altro non appena le mie gambe si bloccarono davanti alla casa di Ellen. Cosa ci facevo lì? Cosa le avrei detto? 'Sai, hai il cuore della mia ragazza morta', oppure, 'Saresti dovuta morire tu e non lei'. Quelle erano le uniche cose che mi passavano per la mente malata, e forse sì, sarebbe stato meglio che se ne andasse lei invece di Brooklyn. Non potevo crederci: stavo veramente augurando la morte ad una persona? Ero arrivato fino a quel punto? Avrei fatto di tutto per far tornare Brooklyn indietro, ma semplicemente non avrei mai potuto.

«Harry, cos-»

Non le diedi il tempo di dire nulla che le misi un dito sulle labbra, per zittirla. Avevo bussato alla sua porta e mi era venuta ad aprire, ma non sapevo cosa dirle.

«Do-dovrem... mo, veramente pa-parlare.» biascicai, spostando il mio peso da un piede all'altro, non riuscendo a stare fermo.

«Harry, ma sei ubriaco.» aggrottò le sopracciglia, scrutandomi meglio.

«Sai-sai cosa? Non sare-sarebbe dovuta morire lei... o-ora tu hai il suo cuore e... al diavolo tutto.» finii per singhiozzare.

Stavo piangendo, ubriaco, davanti ad una ragazza che conoscevo non da tanto e mi stavo rendendo ridicolo.

College 2  ||н.ѕ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora