12.

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Giusto per fare un po' di chiarezza ecco che arriva il capitolo! Buona lettura :)

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Quando arrivò sabato mattina ripensai ai giorni precedenti e a quanto avessi conosciuto meglio Ellen, che mi raccontò persino - più approfonditamente - dell'operazione che aveva dovuto fare. Stavo veramente andando piano con lei, per vari motivi. Primo, perché non ero assolutamente sicuro che potesse piacermi un'altra ragazza dopo Brooklyn; secondo, perché c'era una paura in me che mi impediva di aprirmi completamente con lei; terzo, perché il fatto che somigliasse in qualche modo a Brooklyn anch'essendo così diversa da quest'ultima mi confondeva assai. Insomma, a rendere il tutto ancora più complicato era l'incontro che avrei avuto alle dieci in punto nel bar vicino al mio appartamento con George. Non ero per niente curioso di sapere cos'avesse da dirmi di così urgente, anzi, ciò avrebbe potuto anche aspettare, ma era già la millesima volta che scappavo dalla situazione e da questa verità della quale non ero ancora a conoscenza. Ai ragazzi non avevo detto nulla riguardo al futuro incontro, non mi andava di dover spiegare loro tutto, così alle nove e cinquantacinque ero semplicemente uscito dall'appartamento, senza spiegazioni. Camminai lentamente e senza fretta verso il bar e, quando entrai, mi guardai intorno per cercare George con gli occhi. Quando lo vidi tirai un respiro per tranquillizzarmi e mi avvicinai a passo svelto verso il tavolo che aveva scelto, un po' più appartato degli altri.

«Ciao, Harry.» mi sorrise leggermente, alzandosi dal suo posto per avvicinarsi maggiormente a me e per abbracciarmi, ma decisi di mantenere le distanze, facendogli un cenno con una mano e mettendomi seduto. «Ehm, okay.» sospirò lui, prendendo posto davanti a me.

«Cosa dovevi dirmi?» gli chiesi, andando velocemente al punto.

Non mi stavo comportando in quel modo per un motivo preciso, semplicemente perché il suo viso, con i tratti troppo simili a quelli della figlia, me la ricordavano e ciò mi innervosiva.

Il suo viso era teso e preoccupato, quasi impaurito da me. Vedendo la sua espressione altre domande si aggiunsero a quelle che avevo già e il mio cuore cominciò a battere veramente forte.

«Harry, senti... sappi che non l'ho fatto apposta, o meglio, te l'ho tenuto nascosto perché sapevo perfettamente che ti saresti arrabbiato con me, ma non c'è stato tempo per pensarci e tu eri già andato via quel giorno.» sospirò, guardando ovunque, tranne che i miei occhi.

Sapevo che stesse parlando del giorno in cui decise di staccare la macchina che teneva in "vita" Brooklyn, ma non capivo dove volesse arrivare con ciò e per quale motivo mi sarei dovuto arrabbiare.

«Vai al punto.» dissi duramente, non riuscendo più ad aspettare, mentre sbattevo nervosamente un piede a terra, sotto al tavolo.

«Prendiamo qualcosa da bere, prima?» mi chiese e scossi la testa, battendo violentemente un pugno sul tavolo.

«Ho detto di andare immediatamente al punto. Ora.» dissi con la mascella tesa e lo sguardo attento sul suo viso.

«Ho donato un organo di Brooklyn ad una persona alla quale serviva.» disse velocemente, aspettando una mia reazione.

Cercai di calmarmi, chiudendo un attimo gli occhi.

«Quale, precisamente?» chiesi, prendendo un grande respiro e pensando all'unico organo che sicuramente le stava funzionando ancora in quello stato.

«Il cuore.» rispose e aprii gli occhi, puntandoli nei suoi e sentendo la rabbia ribollirmi dentro.

«A chi?» domandai ancora.

«Non la conosco, penso si chiamasse Ellen

Scossi la lentamente la testa, per poi alzarmi, facendo cadere violentemente la sedia a terra e uscendo a passo deciso verso l'uscita del bar. Non potevo credere a ciò che mi aveva appena detto. Come si era permesso? Senza nemmeno chiamarmi o sentire che cos'avessi da dire? Mi sentivo in colpa, per tutto. Poi, maledizione, possibile che il nome della persona coincidesse con la stessa Ellen che lavorava con me e che aveva fatto un'operazione importante? Cazzo, cazzo, cazzo. Tutto era più chiaro, ma la testa mi scoppiava e avevo bisogno assolutamente di tornare a casa e di parlarne con le uniche persone vere che avevo intorno.

Entrai in casa e i ragazzi stavano tutti facendo colazione, così mi avvicinai a loro, con il respiro corto e le lacrime agli occhi, in preda ad un attacco di rabbia.

«Harry, cosa cazzo succede?» sgranò gli occhi Kate, alzandosi velocemente dallo sgabello per venire verso di me e poggiarmi una mano sulla spalla.

Scossi la testa, piangendo solo più forte e sperai non mi venisse un attacco di panico.

«Il padre di Brooklyn... l-lui ha... cazzo, ha tipo donato il suo cuore ad una p-persona...» singhiozzai arrabbiato e portando entrambe le mani sul mio viso.

Sentii anche gli altri avvicinarsi a me, ma non sentii nemmeno una parola uscire dalle loro labbra, così alzai il viso verso di loro e li vidi guardarsi tra loro con facce dispiaciute, ma per niente stupite.

«Voi.» sputai fuori acidamente, indicandoli. «Voi sapevate fottutamente tutto.»

Louis venne verso di me.

«Harry, senti-»

«Vaffanculo, Louis, vaffanculo tutti voi. Siete degli stronzi, ed io che pensavo foste le uniche persone vere su questo pianeta!» gridai, sbattendo un pugno sul muro, quasi arrivando a formare una crepa.

Poggiai la testa al muro, lasciando scendere lentamente la mano stretta ancora in un pugno e mi morsi il labbro a sangue per non reagire in modo ancor più aggressivo, ma stavolta verso di loro.

«Harry, tu sei scappato quel giorno e la decisione è stata presa velocemente.» disse Liam, ma lo zittii con un gesto della mano.

«Sta' zitto Liam, sei ridicolo.» gridai ancora, girandomi verso di loro. «Spero siate soddisfatti adesso.» aggiunsi annuendo più volte.

«Harry, ci dispiace tanto, ti preg-»

«Louis, non aprire quella fottuta bocca.» dissi a denti stretti e con la mascella tesa, mentre lo guardavo infuriato.

«Har-»

«Cazzo, se sapevate già questo, quindi sapete anche che quella con il cuore di Brooklyn è Ellen!» gridai, accorgendomi di quante cose erano a conoscenza.

Loro sapevano che quella ragazza era Ellen, lo sapevano da subito ed erano riusciti a nascondermelo.

Subito le loro facce si trasformarono in espressioni di confusione.

«C-cosa?» chiese Kate, aggrottando le sopracciglia.

«Cosa dici, Harry?» domandò anche Niall.

«Non lo sapevate?» chiesi scuotendo la testa, confuso.

Loro scossero la testa e Louis si prese il viso tra le mani.

«Com'è possibile che-»

«Devi stare zitto, ho detto.» ribattei contro Louis. «Vaffanculo, ragazzi.» sputai fuori, prima di prendere le chiavi della macchina e uscire velocemente dall'appartamento, sbattendo violentemente la porta dietro di me.

E in quel momento pensai che sarebbe stato meglio raggiungere Brooklyn.


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