16.

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Sono tornata da Londra e mi sono messa subito a scrivere il capitolo, perdonatemi se ci sono errori. Provvederò.

-

Dopo aver passato praticamente tutto il pomeriggio con i miei amici, che alla fine avevo perdonato ma ai quali avevo riferito comunque che mi avevano fatto stare male, mi preparai sotto l'attentissimo sguardo di Kate che mi assillava, continuando a ripetermi di trattare bene Ellen, di non infastidirla, di non dire battute stupide e bla bla bla. Quando finalmente fui definitivamente pronto Louis entrò in stanza e si poggiò allo stipite della porta, con un sorriso divertito stampato sul volto.

«Cosa?» chiesi, aggrottando le sopracciglia.

«Ti sei innamorato?» sorrise compiaciuto.

Roteai gli occhi, sedendomi sul letto e sospirando.

«Non ancora.» riposi solamente.

Infatti era vero: Ellen mi piaceva un sacco, ma non potevo dire di essere innamorato di lei, quello sarebbe stato esagerato, calcolando che stavamo per uscire per un primo appuntamento. Ci stavamo... frequentando? Sì, quella era la parola giusta.

«Quando sei con Ellen torni lo stesso di quando stavi con Brooklyn, Harry.» disse Louis. «Non fartela scappare.»

Appena disse ciò alzai lo sguardo verso di lui e annuii leggermente.

«Non lo farò.»

Avevo deciso che sarei tornato nell'appartamento con i miei amici e che quella sarebbe stata l'ultima sera che avrei passato da "ospite" a casa di Ellen. La passai a prendere per le otto dopo aver chiesto in prestito la macchina di Niall, che era sicuramente più bella della mia. Fortunatamente non si era vestita troppo elegante, ma con un paio di jeans e una camicetta, perfetta per ciò che avevo organizzato.

«Dove andiamo?» chiese Ellen sorridendo, una volta che misi in moto la macchina.

«E' una sorpresa.» risposi, trattenendo un sorriso compiaciuto.

Grazie a Liam avevo trovato un posto bellissimo dove andare ed ero sicuro che sarebbe piaciuto anche a lei. Il viaggio in macchina fu abbastanza silenzioso e potevo avvertire una leggera agitazione da parte di Ellen e ciò non mi dispiaceva affatto; sperai solo di essere in grado di metterla a suo agio dopo.

Quando arrivammo scesi dalla macchina e lei fece lo stesso, per poi venire verso di me. Le sorrisi e la presi per mano, avviandoci verso la spiaggia. Avevo trovato quel posto magnifico (o meglio, l'aveva trovato Liam) su internet, ovvero un ristorante che si affacciava sul mare. Che sia benedetto Liam. Quando arrivammo all'interno lei mi sorrise ampiamente e ricambiai, chiedendo poi un tavolo per due.

«Harry, mi hai portata al mare.» sorrise dolcemente.

«Sapevo che ti sarebbe piaciuto.» le feci un occhiolino e lei arrossì leggermente, per poi distogliere lo sguardo dal mio.

Ordinammo da mangiare e nel frattempo parlammo di tantissime cose, però poi uscì il discorso della sorella.

«Harry, ti andrebbe di accompagnarmi all'ospedale domani mattina?» mi chiese mordendosi il labbro e annuii subito.

Potei notare il suo nervosismo e probabilmente aveva paura che le potessi rispondere di no.

«Certo, mi farebbe molto piacere.» dissi velocemente.

Non pensavo mi avrebbe mai fatto entrare nella sua vita, almeno non in quel momento. Lo apprezzai molto.

«Voglio dire, per me è molto importante e visto che ci conosciamo da un bel po' vorrei renderti partecipe di questo.» si morse il labbro.

«Lo apprezzo, veramente.» sorrisi.

Il resto della serata passò veramente tranquillo e quando la accompagnai a casa fui costretto a prendere tutta la roba che avevo portato, mettendola poi in macchina con il suo aiuto. La ringraziai e pensai veramente a baciarla, lì sulla soglia della porta, ma non mi sembrava il momento giusto, così le sorrisi e salii in macchina, con il cuore e la testa pieni di lei.

No, non avrei dimenticato affatto Brooklyn, ma l'avrei ricordata come una parte bellissima della mia vita che era semplicemente passata.


Il giorno dopo andammo insieme all'ospedale dove la sorella stava facendo la cura per combattere il cancro e probabilmente avrei incontrato anche la madre, che si era trasferita ormai lì per fare compagnia alla piccola.

Quando arrivammo davanti all'entrata del grande ospedale cominciai a chiedermi se avessi fatto bene ad andare con lei, in verità mi sentivo di troppo, visto che non c'entravo niente con la sua famiglia ed ero anche abbastanza imbarazzato, non sapendo cosa dire davanti ad una situazione del genere.

«Tranquillo Harry, devi solo sorridere, vedrai che piacerai un sacco ad entrambe.» mi disse Ellen non appena entrammo nell'ascensore.

Annuii e le sorrisi dolcemente, prendendo la sua mano e facendo incrociare le nostre dita. Aveva sicuramente notato la mia agitazione difronte a ciò.

Subito dopo entrammo in una stanza, la numero 35, ed Ellen mi trascinò con se. In quella piccola camera d'ospedale c'erano una bambina minuta, che si trovava seduta a gambe incrociate sul letto mentre leggeva un libro e una donna sulla quarantina seduta lì accanto a lei. Con Ellen camminammo verso di loro ed entrambe, subito, alzarono lo sguardo verso di noi. Abbozzai un sorriso quando le loro espressioni incuriosite si posarono su di me.

«Tu devi essere Harry.» sorrise ampiamente la donna, alzandosi e venendo verso di noi.

Sorrisi compiaciuto quando mi girai verso Ellen che dopo l'affermazione della madre si era portata una mano sulla fronte ed era arrossita teneramente. Aveva parlato di me a sua madre e probabilmente anche alla sorella; sperai che gli avesse detto solo cose positive.

«Sì, sono io.» annuii, stringendo maggiormente la mano della ragazza al mio fianco.

«E' un grandissimo piacere conoscerti, io sono la mamma di Ellen, Claire e lei è la sorella, Paige.»

«Il piacere è tutto mio.» risposi.

Staccai la mano da quella di Ellen per stringerla alla mamma e prima che potessi avvicinarmi anche a Paige, essa disse qualcosa.

«Sei il ragazzo di Ellen?» sorrise ampiamente la bambina.

Sembrava una bambina davvero allegra e aveva un sorriso bellissimo, simile a quello della sorella. Mi stupii della sua forza anch'essendo in quella situazione.

«Siamo solo amici.» intervenne Ellen e ridacchiai.

Ovviamente da fuori potevamo sembrare una coppia, anche perché eravamo entrati in quella camera per mano e non avrebbero potuto pensare ad altro.

«Comunque piacere principessa, io sono Harry.» sorrisi, avvicinandomi alla bambina.

Lei mi porse la mano pronta a stringere la mia, ma io mi abbassai per baciarle il dorso, come se fosse una vera e propria principessa. Paige ridacchiò e quando mi girai verso Ellen lei stava sorridendo dolcemente, mentre aveva il labbro inferiore tra i denti.

Quella sì che era una famiglia forte.

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