4.

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Scesi dalla macchina, chiudendola e andando verso l'entrata della grande libreria. Erano le nove meno cinque ed ero anche in anticipo. Varcai la soglia, dopo essermi chiuso la porta di vetro dietro e camminai all'interno, cercando con gli occhi qualcuno in grado di spiegarmi cosa dovessi fare. Dopo qualche secondo spuntò una ragazza da una porta dietro la cassa. Portava gli occhiali e appena la guardai negli occhi mi accorsi che era la stessa ragazza che avevo incontrato al locale qualche sera prima. Cos'era quello? Il destino che ci faceva incontrare ancora? Nah, io non credevo nel destino.

«Uh, ciao.» mi salutò. A differenza della sera nel locale aveva degli occhiali da vista, che non le stavano per niente male. Aveva una maglietta bianca un po' lunga e un paio di jeans stretti. Era bassetta come me la ricordavo e molto magra. Sembrava veramente una bambina.

«Sono il nuovo dipendente.» dissi, risultando forse un po' scocciato.

«Ah sì, certo, vieni, seguimi.» disse facendomi un cenno con la mano. La seguii dietro alla cassa dentro ad una porta, che era un magazzino.

«Allora, qui c'è il bagno.» mi avvertì. «E i libri che generalmente vengono ordinati.» disse, per poi uscire dal magazzino e andare verso le librerie. «Qui ci sono naturalmente i libri e... niente, penso che non ci sia nient'altro.» scrollò le spalle.

Io continuavo a fissarla mentre parlava, e ciò la imbarazzava molto, calcolando che non faceva mai incontrare i nostri occhi, evitando il mio sguardo attento.

«Lavoreremo insieme ogni giorno, e ci alterneremo i turni per due giorni alla settimana, ovvero il martedì e il giovedì. La mattina e il pomeriggio.» mi spiegò gesticolando. «E abbiamo il sabato e la domenica liberi.»

Avevo già lavorato in un negozio, ma era un negozio di vestiti. Sarebbe stato divertente vendere libri, poi da quanto vedevo non era ancora entrato nessuno. Forse si lavorava meno di quanto pensavo.

«E' tutto chiaro?» mi chiese, imbarazzata.

Annuii solamente, notando un mezzo sorriso da parte sua. Andò subito dietro alla cassa, dove c'era molto spazio, così la raggiunsi.

«Ah, un'altra cosa.» si ricordò improvvisamente. «Una persona sola sta alla cassa, mentre l'altra gira per i scaffali.» sorrise.

«Vuoi stare alla cassa?» le chiesi e lei scrollò le spalle.

«Per me è uguale, comunque per questa settimana possiamo stare entrambi alla cassa, così ti insegno un po' come funziona.» disse e annuii.

Quella ragazza parlava così tanto, ma si vedeva che era timida e imbarazzata dalla situazione. Sul bancone della cassa notai un cellulare in carica illuminarsi e lei portò subito lo sguardo su esso, prendendolo tra le mani e muovendo velocemente le dita sullo schermo, per poi riposarlo.

«Generalmente è molto affollato?» le chiesi, facendole girare lo sguardo verso di me.

«La mattina no, dall'ora di pranzo in poi sì.» disse annuendo.

Portai nuovamente lo sguardo sul bancone e accanto al suo cellulare c'era un foglietto scarabocchiato, sul quale c'erano dei piccoli disegni e un nome scritto elegantemente con delle note musicali accanto.

Ellen

Pensai fosse il suo nome, così decisi che fosse il momento di presentarmi.

«Harry.» dissi solamente, facendola girare con una faccia confusa, verso di me e porgendole la mano.

«Oh, sì, certo, io sono Ellen.» sorrise, stringendomi la mano. Aveva la pelle fredda eppure faceva caldo. Che strano contrasto.

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