5.

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Quando aprii gli occhi sentii la testa pesante e la bocca impastata. Mi girai verso la sveglia sul comodino, che segnava le undici e undici, così decisi di alzarmi per darmi una lavata, visto che ero andato a dormire completamente vestito. Quando uscii dalla doccia andai in cucina con solo un asciugamano legato in vita e chi trovai? Ellen. Ma quella ragazza era ovunque? E come diavolo faceva a sapere dove abitavo?

Appena mi vide spalancò gli occhi e distolse subito lo sguardo, guardando da un'altra parte, pur di non guardare me a petto nudo.

«Mi dispiace Harry, non volevo piombare in casa tua così, mi dispiace tanto...» cominciò a parlare velocemente, senza guardarmi.

«Ma l'hai fatto.» dissi riferendomi al fatto che era piombata a casa mia senza nessun preavviso.

«Scusami.» abbassò lo sguardo verso le sue scarpe.

«Com'è che non sei al lavoro?» le chiesi.

Sarebbe dovuta essere in libreria, visto che io dovevo fare il pomeriggio, giusto o no?

«Ecco, sono venuta qui per questo.» disse continuando a guardare a terra.

Capii che fosse arrivato il momento di andarmi a mettere qualcosa addosso, se no avrebbe continuato a non guardarmi e ciò mi infastidiva.

«Vado a vestirmi e torno subito.» dissi, andando verso la mia stanza, dove Louis era seduto sul mio letto.

«Esci.» gli dissi, con voce ferma e lui scosse la testa, dondolando le gambe avanti e indietro come un bambino.

«Chi è quella meravigliosa ragazza?» mi chiese, sorridendo maliziosamente. Lo guardai male.

«Sicuramente non Brooklyn.» affermai, per fargli capire che di Ellen non me ne fregava veramente nulla e che nessuna avrebbe sostituito Brooklyn.

«Ti ho chiesto solo chi è, non ti sto dicendo che deve sostituire Brooklyn.» disse. Sembrava che avesse letto nei miei pensieri.

«Una ragazza.» tagliai corto, mettendomi l'intimo e restando in boxer, andando a buttare l'asciugamano nella cesta dei panni da lavare. Mi avvicinai all'armadio e tirai fuori una tuta, infilandomela.

«Caspita Harry, non l'avevo notato.» alzò le sopracciglia, ridendo.

«Sta zitto.» gli imposi, poi uscendo dalla stanza e raggiungendo Ellen che si stava guardando intorno, ma sempre ferma sul suo posto.

Quando si girò verso di me mi squadrò e poi tornò a guardarmi negli occhi. Distolsi lo sguardo, cercando di non pensare agli occhi di Brooklyn e la invitai a sedersi sul divano per parlare. Non aveva gli occhiali, probabilmente stava portando le lenti a contatto; era vestita normalmente, con un jeans e una maglietta. Il suo viso non sembrava per niente rilassato, anzi, molto preoccupato.

«Cos'è successo?» le chiesi, cercando di andare subito al punto della conversazione.

«Stamattina ho dovuto richiudere il negozio per un problema in famiglia, ecco...» si incupì ancora di più, ma non le chiesi niente, non erano affari miei. «E ti volevo chiedere se domani potevi rimanere solo al negozio, Harry mi dispiace tanto, ma io-»

«Va bene.» dissi, fermandola. Alzò lo sguardo verso di me, mordendosi il labbro.

«Cosa?» mi chiese, confusa.

«Ho detto che va bene.» annuii, annoiato. «Se hai un problema certamente non ti dirò di no.» scrollai le spalle.

Inoltre mi avrebbero sicuramente pagato quelle ore in più, e i soldi mi servivano.

Lei annuì, ringraziandomi ancora. Ero stato forse un po' troppo freddo con lei, infondo non se lo meritava. Si alzò dal divano e feci lo stesso, accompagnandola verso la porta. Uscì da casa, facendomi un timido sorriso e si voltò per andare via.

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