Capitolo 28

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|Se potessi fermare il tempo come una fotografia prenderei questo momento, ci farei un'enorme gigantografia per poi buttarmici dentro| - Emis Killa

Apro gli occhi e vedo un debole raggio di sole entrare dallo spiraglio della finestra alle mie spalle. Non so che ore sono, ma ho la mattinata libera, in negozio sarei dovuta andare al pomeriggio. Guardo il ragazzo accanto a me, che dorme beatamente, con uno dei suoi sorrisi stampati in faccia. Gli occhi chiusi e i capelli arruffati. Mi cinge la vita, tenendomi stretta a lui. Il piumino copre i nostri corpi intrecciati. Questo è uno di quei momenti che vorrei durasse per sempre. Guardo attentamente tutto quello che mi circonda, cerco di cogliere tutti i dettagli del momento. Faccio una fotografia mentale di lui e di noi. Sarà uno dei miei ricordi migliori. Uno di quei ricordi in cui rifugiarti quando le cose andavano male. Uno di quei ricordi in cui passarci le ore, quei ricordi nitidi, che al solo pensiero rivivi le sensazioni provate in quell'instante. Non ne avevo molti, la maggior parte riguardava la mia famiglia, la prima volta che ci eravamo trasferiti a Roma, e la prima volta che avevo incrociato il suo sguardo. Questo sarebbe stato l'istante che avrei voluto fermare. Come se avessi un telecomando e stessi guardando un film; premere play e rivedere la scena infinite volte.

Cerco di alzarmi, senza svegliarlo. Scivolo fuori dal letto e sistemo il piumino sopra il ragazzo. Mi avvicino al comodino e guardo la mia sveglia. Erano le 10 del mattino. Apro l'armadio e cerco qualcosa da mettere; infilo dei jeans e cerco una maglia da mettermi. La mia preferita è stesa ad asciugarti, e la mia felpa... deve essere ancora da qualche parte in cucina da ieri sera. Inevitabilmente mi scappa un sorriso a quel pensiero. Trovo una maglia rosa nel primo cassetto, la prendo per indossarla. "Buongiorno" quasi mi spavento al suono della sua voce. E in effetti noto guardando il piccolo specchio sull'anta del mio armadio la sua ombra. Era seduto sul letto e mi stava fissando. Infilo velocemente la maglia e mi giro verso di lui. "Giorno" gli dico. Mi attira a sé, e mi siede sulle sue gambe. "Dormito bene?" mi domanda, lasciandomi un bacio sul collo. "Meravigliosamente" gli rispondo sorridendogli. "Devi uscire?" mi chiede, vedendomi già pronta e vestita. "Volevo andare a fare colazione". "Mmm io preferirei restare qui" mi sussurra, abbracciandomi. Restiamo così un po', io tra le sue braccia al sicuro da tutto. "Andiamo dai" si alza andando verso la cucina a recuperare la maglietta. Io alzo la serranda facendo entrare la luce nella stanza. Ritorna e mi butta la felpa sul letto. Ci scappa un sorriso. Lo vedo scrutare tutta la mia stanza, mentre io preparo la borsa. Si sofferma sulla mia scrivania, guarda le foto con mia mamma, i miei fogli sparsi e gli appunti dell'università. E poi trova la canzone che mi aveva scritto. "Ah non l'hai buttata" mi dice indicando il foglio. Lo guardo basita. "Ma ti pare??". Mi avvicino a lui. "Tra l'altro avevi promesso di cantarmela" gli dico, ricordando la nostra telefonata subito dopo aver letto quelle parole. "E' vero! Io mantengo sempre le promesse. Nun c'ho il microfono però" ride. "Vabbè mi accontento, senza base e senza microfono" gli dico, sedendomi sul letto. Lui comincia a cantare, dando un peso ad ogni parola che pronuncia e io ascolto rapita. "Aspetto qui sull'angolo del letto, seduto sui miei gomiti davanti a questo specchio". La sua voce calda mi provoca dei brividi, e la mia mente corre inevitabilmente a quella sera. Lo guardo mentre gesticola, e assume le sue strane posizioni, tipiche di quando canta. "Non mi voltare le spalle mai, nemmeno se ti spogli, lo so che ti vergoni, e non mi lasciare da solo mai" mentre pronuncia questa frase mi guarda intensamente. "Scaldami con un respiro" si avvicina a me e conclude la canzone, prendendomi la mano. "Nella paura che se ti volti girandoti ti dissolvi". Gli stringo forte la mano, e gli sussurro "Mai". "Allora?" mi chiede. "Performance stupenda!" gli dico. "Mi hai fatto venire i brividi".

Usciamo e andiamo al bar vicino casa mia. "Qui abbiamo chiacchierato e mi hai raccontato del compleanno di tua mamma e di Jennifer te ricordi?" gli chiedo mentre ci sediamo. Annuisce. "Si, ero venuto sotto casa tua convinto che avresti accettato la mia proposta, e infatti" sorride. "Un marocchino e un cornetto alla crema" ordino al cameriere. Egli guarda Mattia incuriosito, mentre scrive la mia ordinazione. "Un caffè macchiato e un panino al prosciutto" dice Mattia, e il cameriere continua a guardarlo. "Ma che se guarda?" mi dice quando se ne è andato. "Secondo me ti conosce, ma si vergogna" cerco di trovare una spiegazione plausibile al comportamento strano di quel ragazzo. Quando ritorna con il vassoio a portarci la colazione lo scruto. "Scusa..." dice finalmente il ragazzo rivolto a Mattia. "Ho i tuoi cd, t'ascolto dagli inizi, hai talento" gli dice. "Grazie fratè" gli risponde sorridendogli. "Ce famo una foto?" chiede e Mattia annuisce. Prende il cellulare dalla tasca. "Ve la faccio io se vuoi" gli dico, e il ragazzo mi sorride porgendomi il telefono. Scatto la foto e il ragazzo mi ringrazia, tornando al suo lavoro e salutando Mattia.

Mentre mangiamo Mattia mi spiega che oggi sarebbe andato a fare un servizio fotografico. "Che figata" esclamo. "Per il nuovo disco, comincio a fà qualcosa, lo ho verso le 16" mi informa. "Mi sarebbe piaciuto accompagnarti, ma Ale torna domani e oggi non posso muovermi dal negozio, che palle" gli dico sbuffando. "Tranquilla, passo appena finisco così te faccio vedè quanto sarò bello" mi sorride. "Bè su quello non ho dubbi" gli dico. 

Mi accompagna al negozio, Jennifer aveva fatto il turno di mattina ed era già andata via; entriamo dal retro. "Allora vado amò, ci vediamo dopo". Mi bacia e io come ogni volta mi sento in subbuglio. I brividi e la sensazione che mi provocava non era paragonabile a nulla. Spero di potermici abituare prima o poi. "Va bene amore, fatti fare belle foto eh" gli dico salutandolo. "Potrebbe essere altrimenti?" mi sorride indicandosi e uscendo dal negozio. No, penso tra me e me. Era dannatamente bello, e con la sua modestia lo sottolineava sempre.

"Questa ti sta davvero bene" dico alla ragazzina mentre si prova una gonna a vita alta color blu scuro con i fiori. "Si mi piace come mi sta" dice guardandosi allo specchio. "Una maglia da metterci sopra la hai?" mi domanda. "Si ho quello che fa al caso tuo" le dico. Vado a prendere una maglietta corta a maniche lunghe, di colore bianco con del pizzo sul davanti, scollata sulla schiena. "Ecco tieni prova questa" le dico porgendogli la maglietta. "Mi piace troppo!" esclama uscendo dal camerino "grazie grazie, ho cercato per giorni una cosa simile". É bello quando fai felice le clienti, mi riempie di soddisfazione. Mentre tolgo l'antitaccheggio dai capi vedo la ragazzina soffermarsi a guardare il poster di Cristiano Ronaldo. "Bello eh?" le dico mettendo i vestiti nella busta e digitando i prezzi alla cassa. "No io guardavo la dedica veramente" mi dice. Già, la dedica di Mattia per Ale. Annuisco. "Sei tu Alessia?" mi domanda incuriosita. "No é la mia collega". "Ma tu lo conosci? Oddio io lo amo, farei qualsiasi cosa per vederlo" continua la ragazzina porgendomi i soldi. Le stampo lo scontrino. "Si lo conosco" le dico distrattamente. "Ciao!" mi dice uscendo dal negozio. Che strana situazione.

Manca un'ora alla chiusura e aspetto che Mattia torni con le foto. Sono troppo curiosa. Mentre sistemo gli abiti sento la porta aprirsi. Mi giro verso l'entrata e rimango sorpresa da chi mi ritrovo di fronte.

_Stravolgimi il domani<Briga>Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora