Capitolo 11

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Di scatto mi rivolsi al dottore: "Dottore! Dottore! Come sta Luca?" Aspettavo sue notizie intrepida, molte domande affiorarono nella mia mente, "Cosa gli sarà successo?" "È vivo?" "Se ne è andato?" Ma prima che mi rispondessi da sola una voce sicura mi rincuorò la giornata "Luca sta bene, ha superato l'intervento alla grande, fra poco lo riporteranno in stanza" quasi non ci credevo, ero incredula da queste belle parole che riempiono il vuoto della mia anima, presa dall' euforia saltai in braccio ad Andrea che aveva la bocca spalancata e gli occhi sgranati, scettico da ciò che aveva ascoltato poco prima, così mi abbracció a sua volta, ricordo ancora i brividi che percorrevano la mia schiena, ricordo ancora le sue braccia intorno al mio collo, ricordo qualche parola pronunciata sotto voce "Oddio!Che bello" , ricordo i suoi occhi e i miei che si persero gli uni negli altri, ricordo e ricorderò sempre, perché quando compi un atto in un momento di gioia o dolore, questo atto ti rimarrà impresso, perché accompagnerà il fanatico momento in cui la verità tornerà a prendere ossigeno, e a rivelare ciò che veramente è accaduto.
Luca finalmente uscì da quella stanza, pallido ma salvo, con gli occhi semi chiusi ma con un affacciato sorriso, con la faccia stanca ma con la coscienza che lui è  il vincitore, il vincitore di questa battaglia, quella con il potente cancro, finalmente ce l'aveva fatta, e la persona che mi sorprese fu Andrea, aveva gli occhi affamati e gelosi nei riguardi di una persona che per la prima volta a trionfato, di una persona che può dire di avercela fatta, ma perché? Mi chiesi per quale motivo  non trovasse piacere nel fatto che Luca avesse superato questo momento, forse perché lui si sentiva sconfitto, forse perché non si sentiva all altezza, forse si ripeteva "io non ce la posso fare" "io sono troppo debole", io non sono sicura del motivo, ma una cosa so, so che il dolore e la malattia ti portano ad essere invidiosi di chi sta meglio di te, di chi gode la vita, ti portano ad odiare la tua esistenza perché hai sempre gli occhi per guardare altrove, ti portano a disprezzare ciò che possiedi e chi ti sta attorno, ti portano ad essere schiavo di ciò che ormai fa parte di te: la sofferenza.
Portarono Luca nella sua stanza, dopo poco si svegliò, le prime facce che vide furono le nostre, le sue prime parole...
"Sono salvo, grazie dio."
"Come ti senti?"
"Come se mi avessero preso a botte" accennò con un sorriso armonioso, rispondemmo a sua volta "Scemo, sappiamo che è andato molto bene l'intervento, siamo felicissimi"
"Anche io non sapete quanto, finalmente posso dire di aver sovrastato questo mostro, che sollievo enorme"
Ci fu un abbraccio di gruppo così forte e pieno di emozioni, un abbraccio delicato, intimo e poetico con cui abbiamo trasmesso l'uno con l'altro la nostra vicinanza, il nostro affetto e la nostra più profonda umanità, infondo cosa è un abbraccio?
Un flusso di energia libero e dirompente in grado di sigillare l'intima connessione che lega fisicamente e spiritualmente più individui.
L'abbraccio è in grado di consolare e perdonare, è capace di esprimere attraverso il silenzio profondo amore e solenne amicizia , sostituendosi a mille parole con eleganza e semplicità.
Questo è l'abbraccio. E diciamo la verità, credo che tutti e tre abbiamo appreso a pieno il vero significato di questo gesto, perché non c'è cosa migliore di abbracciarsi in momento di così tanta importanza, questo è il nostro brindisi di vittoria, e dobbiamo godercelo al meglio, insieme.

Anche il capitolo 11 è finito, alla prossima🌷

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