Capitolo 13

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Arrivai davanti alla mia stanza, entrai senza esisto, ero distrutta, piangevo in ricordo di quei pregiudizi. Mi sedetti sul mio letto, davanti a me... uno specchio, quel gioco tra luci ed ombre, quella superficie che tanto assomiglia all'acqua, quello strumento di conoscenza  o di punizione, un ponte fra realtà e fantasia, quel mezzo magico d'indagine nell'oltre e allegoria della nostra vita, quel luogo dove emergono i timori umani e gli umani difetti. C'è chi nello specchio si riconosce , accettando se stesso ed i limiti esteriori e interiori del proprio io, c'è chi, invece, sa piacere a se stesso ed  indulgerà nel ammirare la propria immagine riflessa, c'è poi chi non si vuol bene, purtroppo, e non si sentirà in dovere di specchiarsi, e poi, come me, c'è chi di fronte allo specchio... riflette, entrando così in un mondo differente, che spazia dalle simmetrie alle favole, dai miti alle metafore, chi si riflette infatti ha un potere importante, quello di comprendere se stessi, finalmente ho capito, non devo ascoltare le parole delle altre persone, perlopiu' se esprimono pensieri cattivi, le mie orecchie devono udire solo le parole della mia anima, della mia voce interiore, solo così potrò veramente sapere chi sono, saprò cosa fare nei momenti di difficoltà, nelle situazioni di pericolo, perché a guidarmi sarò io stessa e nessun'altro, sono felice di averlo capito, finalmente la mia vita da oggi cambierà.
Uscì fiera dalla mia dimora, e andai all'appuntamento con la psicologa per il fatidico controllo del peso mensile, eh già! È già passato un mese da quando sono entrata in questo apparente inferno che mi fa vivere in paradiso, sembra strano ma è così, qui ho imparato tanto, non come a scuola che apprendi la storia, la matematica, le lingue, no, assolutamente, io qui ho imparato a vivere, ho imparato come funziona il mondo, perché è proprio vero che nel dolore sappiamo trovare la felicità, quella felicità banale che però ti fa apprezzare le cose, quella felicità che ti trasmette un sorriso sempre e comunque, quella felicità per cui non pensi ad avere di più, ma a volere ciò che la vita ti offre, quella felicità che solo determinate persone possono provare, le persone pure di cuore.
Arrivai in quella stanza, ero in tensione, quello sarebbe stato il giorno del giudizio, il giorno della verità.
"Prego accomodati qui, rimani in intimo e sali sulla bilancia" disse la psicologa, io annui. Misi un piede, e poi un altro, su quella pedana fredda che rabbrividiva la mia schiena, chiusi gli occhi per non vedere dove quella lancetta si fermasse, sarò dimagrita ancor di più? Sarò tornata al mio vecchio peso? Sono sulla buona o sulla cattiva strada? Finalmente la psicologa parlò: "Bravissima Chiara sei tornata nella norma, il tuo peso è regolare, sei guarita! Fra dieci giorni ti dimettiamo." Non ci credevo. Io non realizzavo. Finalmente ce l'avevo fatta. Ero al settimo cielo. Finalmente avevo sconfitto questo momento. Ma adesso, che succederà? Io non voglio abbandonare Andrea e Luca, loro sono miei amici e non potrei sopportare la loro lontananza. In questo momento vagarono vari pensieri per la mia testa, cosa avrei fatto? Lo avrei detto subito? Avrei aspettato? Oppure mi sarei tolta questo pensiero e avrei confessato? Ero letteralmente  confusa, ma decisi che per ora sarebbe stato meglio non svelare il segreto. Così uscii dalla stanza e andai da Luca per un saluto, ma a quanto pare lui doveva dire qualcosa...

Ecco anche il capitolo 13, cosa accadrà a luca?🙈

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