Luca interruppe la quiete.
"Si lo farò, con orgoglio, sarò fiero di raccontare la mia storia ad altre persone, in questo modo forse riuscirò a conquistare gli altri parlando, stranamente, del dolore e della malattia, grazie Andrea per avermi dato questa splendida idea, te ne sono grato."
Andrea azzardò un lieve sorriso, poi...
Scappò, pronunciando le parole "scusate, ma io non ce la faccio"
Io e Luca ci guardammo negli occhi increduli ed incapaci di comprendere.
La prima cosa che facemmo fu andare alla ricerca del "ragazzo scomparso" ma i risultati furono scarsi, cercammo in tutti i corridoi, cercammo in tutti i buchi possibili di quella tana così piccola eppure così difficile da esplorare, cercammo in qualsiasi stanza, bagni e persino la mensa ma di Andrea nessuna traccia. Poi la mia mente ebbe un illuminazione: il campetto di calcio. Andammo a vedere sicuri di poter ottenere finalmente ciò che cercavamo ormai da ben due ore, le nostre speranze erano riposte li, in quel rettangolo sbiadito dai volti di tante persone che per l'aspetto lo avevano abbandonato, arrivammo davanti all' ingresso. A primo impatto nessuna traccia di Andrea, poi sentii una risatina affacciarsi dall altra parte del muretto. Era Giulia. Andrea era con lei, sembrava spensierato, non pensava minimamente che due persona care lo stavano cercando da tanto tempo, era entusiasta nel gesticolare con le mani e nel parlare fissandola negli occhi, era come se si fosse totalmente dimenticato del suo gesto, mi dava ai nervi. Per fortuna non si era accorto di noi.
"Una domanda, riguarda la tua amica, quella specie di ragazza che ti sta sempre dietro e che ti segue come un cane, ecco... Come fai ad averla sempre tra i piedi? Io se fossi in te mi vergognerei di me stessa e penserei a come la gente mi giudicherebbe, e a come la mia reputa muterebbe, a te non fa quest'effetto Andrea?" Disse quella ragazza.
"Sai, dopo tanto tempo che stai insieme ti ci abitui e non ci fai più caso..." Non gli feci finire la frase. Mi presentai davanti a lui con le lacrime agli occhi che di orrore per oggi ne avevano visto abbastanza, iniziai a fissarlo e la mia espressione prese una forma di disgusto, la mia bocca rimase piatta e non accennò nemmeno un ondulazione, ad un certo punto corsi via, le mie gambe erano più pesanti del solito perché cariche di molte emozioni dal sapore a dir poco amaro, mi muovevo a fatica, dietro di me lasciai le grida di quella persona che fino a due momenti fa mi aveva presa in giro e basta... "Ti prego Chiara, ti prego io posso spiegarti tutto, io... Io."
E mentre Giulia era impegnata nel tenere Andrea a bada per un braccio, come se fosse in gabbia e non potesse scappare, Luca mi venne incontro.
La mia mente iniziò a dare di matto. Come può una persona che nello stesso giorno ti dice di amarti, fare ciò che ha fatto lui, come si può non preoccuparsi delle persone che reputi preziose e di valore, come si può essere così strafottenti, come si può essere così falsi e apparentemente veri, come si può essere più insensibili, come. Se qualcuno lo sa spiegare, prego, si faccia avanti. Da dietro sentii le grida di Luca che mi ordinava di fermarmi, ma le sue parole mi entrarono e mi uscirono da entrambi gli orecchi, in poco tempo arrivai davanti alla mia stanza. Aprì la porta di scatto e mi piombai sul letto, misi la testa sotto il cuscino, le federe odoravano di lavanda, peccato che le mie lacrime nere le avevano già rovinate, chiusi gli occhi perché non volevo far altro che rinchiudermi nel mio oblio e pensare a tutto quello che fosse successo. Non riuscivo a capacitarmene. D'un tratto vidi Luca spuntare dall' apertura della porta. Le mie prime parole furono impulsive. "Non voglio vedere e sentire nessuno, almeno fino a domani".
"Tranquilla domani non mi vedrai, perché oggi parto, adesso come la mettiamo signorina?"
Già. Luca sarebbe tornato a vivere alla normalità. Ero così presa da Andrea che me ne ero totalmente scordata, anche se quest'ultimo non meritava affatto tutta questa attenzione. Così decisi di aprire gli spazi della mia situazione emotiva anche a Luca, infondo lui che colpa ne aveva? E poi due chiacchiere non mi facevano altro che bene. "Ho visto cosa è successo oggi, vuoi che sia sincero? Io Andrea proprio non lo capisco" disse ridendo ma con l'imbarazzo negli occhi "Tranquillo non sei il primo... E ne l'ultimo." Risposi ironicamente. Rise.
Ci guardammo negli occhi poi riprendemmo il nostro discorso.
"Stavo pensando a come lui abbia potuto dirti quelle cose, infondo io davanti ai miei occhi vedo una meraviglia di ragazza, non fraintendermi, è la tua bellezza interiore che mi affascina"
Disse imbarazzato.
"Grazie del bellissimo complimento, sei davvero un ragazzo d'oro...Tu si che mi capisci..." Risposi.
Sentimmo una voce pronunciare: "Avanti Luca! Dobbiamo andare si è fatto tardi!"
"Si arrivo mamma, arrivo...
Chiara mi sa che è arrivato il momento di salutarci" Disse con voce contraddittoria e triste.
Ci abbracciamo forte come se non ci fosse un domani, poi pronunciai queste parole: "Verrai a trovarci vero?"
"Ma certo, non potrei mai sbarazzarmi di voi... Ora mi sa che devo andare" rispose lui con tranquillità.
Lo strinsi ancora più forte e poi gli diedi un bacio su una guancia in segno di affetto, lui ricambiò. Se ne andò salutandomi con la mano.
Mi accorsi solo dopo della presenza di Andrea fuori dalla porta, aveva assistito a tutto, ci guardammo per un secondo poi...Ecco qua il sedicesimo capitolo, spero vi piaccia, a presto🌙
STAI LEGGENDO
La realtà è più grande di noi.
Historical FictionTRATTO DA UNA STORIA VERA. Andrea. Chiara. Lui. Apparentemente scontroso, gradasso e pieno di se, misterioso e mistico, ingannevole e sfuggente. Lei. Dolce, comprensiva, accurata, maneggevole e docile, gentile e cortese, dotata di forte premurosità...