Capitolo 18

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Passai la mia mattina a pensare guardando il soffitto della mia bianca stanza, con le cuffie nelle orecchie e il mio iPod in mano, chiusi gli occhi e mi tuffai senza far schizzi nei miei pensieri, senza dar nessun segno, senza far rumore.
All improvviso decisi di fare una doccia calda per scrollarmi di dosso tutte le riflessioni mattutine, feci respiri affannosi e profondi sotto quella cascata di benessere, i vetri si appannavo e come primo impulso tracciai una linea con l'indice della mano destra, ne tracciai un altra a formare un angolo acuto, dopodiché ancora una nel mezzo, ciò che apparve fu da subito evidente, il disegno rappresentava la lettera "A" , l'iniziale di un nome a me fin troppo conosciuto, mi sto riferendo ad Andrea. Finì il nome strisciando pesantemente quel dito sulle pareti della doccia, rimasi a fissarlo immobile mentre le gocce attraversavano il mio viso scavato, non provavo sentimenti, ero fredda, accennai un espressione di disgusto e di colpo spensi la doccia, prima di uscire debellai il nome con una croce, nessun ripensamento affiorò sulla mia pelle in quegli istanti. Mi vestii di fretta dopo essermi accorta che erano già 12:30 e che dovevo precipitarmi a mensa se non volevo nessun rimprovero dalla psicologa. Arrivai tutta spettinata, e presa dalla furia, ma per fortuna non ebbi nessun ammonimento. A compensare le cose ci fu una scena che io definirei una bella "figura di *****" insomma mi avete capita, fu un disastro totale...
Mentre camminavo col vassoio in mano in cerca di un posto a sedere un ostacolo mi si presentò davanti messo sicuramente di proposito. Era il piede di Giulia. Prima che me ne rendessi conto caddi a terra, e con me il piatto di pasta al pomodoro che finì sulla mia maglia.
Ci fu una risata generale.
Fra gente che mi parlava alle spalle e mi prendeva in giro, la cosa che mi dava più fastidio e mi urtava in modo particolare fu il falso sorrisino di Andrea che appena mi vide giró la testa.
Giulia mi disse:" Allora signorina ti sei sporcata la maglia, ah quanto mi dispiace.."
La fulminai con lo sguardo.
"Poverina ahahahah adesso tutti la prenderanno in giro" disse Lucia.
" Quanto sei buffa e patetica con quel pomodoro, mi è passata la voglia di mangiare, pff." Aggiunse Francesca.
Io non parlai, abbassai semplicemente lo sguardo per non far vedere i miei occhi lucidi, perché infondo si... Ci stavo male, chi non si sentirebbe umiliata e vergognosa in questa situazione?! Mi sentivo come un lucchetto senza la sua chiave, come un diario senza i suoi segreti, come un arcobaleno senza i suoi colori, come una moneta senza il suo valore, come un albero senza le sue foglie, come un album senza le sue foto...
Vuota e spenta mi alzai di malumore e scoppiai a piangere. Non riuscivo a fermarmi eppure... Eppure non volevo farmi vedere dalle altre persone perché versare lacrime agli occhi degli altri è sinonimo di debolezza, e io non sono così, solo che mi ero stancata di essere stata sempre così forte, di aver sempre combattuto, e come in un cambio di moneta, c'è sempre chi ci guadagna, e chi ci rimette, e io ci ho sempre e sempre rimesso, sempre, mai una volta che qualcosa sia andato bene, tutto va al contrario di come vorrei, mai una volta che io abbia detto "Che soddisfazione!" "Mi sento fiera e felice di me!", mai una volta che io sia stata ripagata per il bene che ho svolto, mai una volta che io mi possa vantare per ciò che ho e ciò che sono, perché ho sempre gli occhi invidiosi delle ricchezze altrui, mai una volta che questo mondo mi sia veramente piaciuto infondo va così, io faccio schifo alla vita e lei fa lo stesso con me, a volte  veramente mi chiedo " Chi sono io?" oppure " Qual' è il mio scopo qui, su questo piccolo grande mondo?" E infine "Chi voglio diventare?".
Quest'ultima è una delle domande più insidiose, una di quelle che pur avendo un concetto semplice, racchiude dentro di se un significato importante, una di quelle domande che ti fanno riflettere, e la cosa più strana e quasi difficile da credersi, è che più vai avanti con l'età è più che ti è difficile dare una risposta... Basta pensare ai bambini, che pur essendo alle porte della loro vita, immergendosi nella loro fantasia riescono ad immaginare il loro destino, rispondendo alla domanda in modo deciso e sicuri della loro scelta, sbalorditivo non pensate?
Io invece beh.. Diciamo che ci devo lavorare...
Mi diressi verso la mia stanza e mi rinchiusi dentro a piangere disperatamente, dopo sentii bussare alla mia porta, era Andrea. Cosa voleva adesso dopo tutto quello che mi ha fatto? Forse voleva prendermi ancora in giro... Come al solito. "Ehi Chiara dai fammi entrare!" Non ci pensai nemmeno un secondo che risposi fermamente "NO." Allora riprovò a convincermi senza però ovviamente ottenere nessun risultato. E fu così che senza accorgermene mi addormenti  con la sua "ninna nanna" di 'preghiere' che mi dava un certo ribrezzo. Le sue parole erano fin troppo vomitevoli.
Mi svegliai...

Ed ecco qui il 18 capitolo, e guarda caso il 18 settembre! Ovvero sono esattamente 4 mesi che ho iniziato a scrivere la storia! Quante soddisfazioni mi avete dato in tutto questo tempo, e non sapete quanto sono felice, purtroppo "Grazie" è l'unico riconoscimento che vi posso attribuire perché non esiste altra parola, ma se mai un giorno la creassero, saprei sicuramente a chi dedicarla, a voi!
Perciò: "GRAZIE MILLE A TUTTI!"🎉😘

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