Capitolo 22

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Non può essere. No, sicuramente sto sognando, lui.. Lui stava così bene, era in ottima salute, si, sempre sorridente, sempre molto attivo, come.. Come può essere..
Era tornato. Il tumore, quella bestia sinistra, quella macchia, oscura. Tutti hanno paura di pronunciarlo e nessuno si augurerebbe di conviverci, tanto meno un ragazzo come Andrea. Chi ha un tumore è considerato "diverso", deve lottare, deve soffrire, deve accettare la sconfitta, deve accettare di morire. Chi ha un tumore deve essere consapevole del fatto che potrebbe sentirsi dire "ti restano poche possibilità di vita". Chi ha un tumore non può arrendersi. Chi ha un tumore deve avere a che fare con persone che all'apparenza sembrano collaborative, e invece danno per scontata una battaglia persa, persone che augurano ipocritamente una buona guarigione e in realta' fanno scongiuri, insomma anche in questi casi ci troviamo circondati da persone false ma, come afferma anche la legge dello "yin e lo Yang", nel bene c'e' sempre un pò di male, e nel male c'è sempre un pò di bene, e quindi fra tutte quelle persone ce ne era una in particolare che ha sempre creduto in lui e soprattutto non lo ha mai abbandonato, quella persona ero io, Chiara. Adesso lui aveva bisogno e io non potevo non stargli vicino a prescindere della nostra " situazione sentimentale", a prescindere da tutto, io dovevo aiutarlo. Corsi immediatamente per i corridoi dell'ospedale in cerca della sala di chemioterapia. Lui era li, davanti a me. In una piccola stanza, bianca, un lettino, fili, cavi, aghi, contenitori. Avevo paura. Si, non mi vergogno a dirlo. C'era un odore tremendo, di farmaco. Avevo il voltastomaco. Andrea non era lui, era pallido, aveva un colorito quasi sul verde, sudava, le gocce di sudore incidevano lentamente il suo petto scoperto da qualsiasi abito, aveva gli occhi socchiusi e le sue labbra tremavano per il dolore, respirava a fatica, aveva un ago nel braccio destro, stringeva i pugni. Non potevo vederlo in quelle condizioni, stavo male, soffrivo. Mi avvicinai lentamente come se non volessi far sentire il rumore dei miei passi, mi sedetti con cautela. Tremavo, infondo io ero solo una ragazzina, e le ragazzine della mia età non dovrebbero avere a che fare con situazioni del genere, loro... Loro stanno attente alle mode, all'essere perfette in ogni occasione, al sprigionare tutto il loro fascino, a tantissime altre cose che io, io non potevo permettermi, dovevo imparare ad essere più matura, a comprendere una realtà così difficile ed ingiusta, ad accettare ciò che la vita mi offre ed a non lamentarmi per un paio di scarpe non firmato e una borsa non di marca, come del resto fa la maggior parte della massa.
Andrea sollevò le palpebre con molta fatica ed io riuscì ad intravedere per poco i suoi occhi pesanti e gonfi. Il suo movimento lento fu interrotto da uno scatto. "Tu, tu cosa ci fai esci, esci immediatamente!" Queste le sue parole. Io non parlavo e fissavo il pavimento che ad un tratto mi sembrò più interessante del solito... "Io non posso Andrea!" Ribattei. Mi misi a piangere come una bambina, sciocca, mi ripetevo nella mente "io non voglio, ma perché?! Cosa ho fatto di male, la mia vita è uno schifo, voglio solo che quest'incubo finisca per chiudere questo capitolo orribile della mia vita e voltare pagina, verso il futuro, sperando che sta volta sia migliore."
"Chiara smettila. Non posso vederti in queste condizioni, il fatto che il mio dolore possa raggiungere anche te mi uccide e mi rende impotente, perciò esci, ti prego."
"No, io non posso farlo tu non capisci, non permetterò mai al dolore di sovrastare l'amore che ho per te, mi sentirei una stupida per averti abbandonato in questo modo, quindi resterò con te... Io"
"Chiara vattene."
"No, Andrea non me ne andrò, lascia che stia con te."
"Chiara ho detto che te ne devi andare, questa è la MIA battaglia, non permetterò che coinvolga anche te."
"Ma tu non puoi lottare senza di me, e io non posso farlo senza di te, per cui vinceremo anche questa volta, insieme, fidati di ciò che ti sto dicendo una volta ogni tanto."
"Ho detto che devi andare via da questa stanza, via dalla mia situazione, io non ho bisogno di te."
Non mi sarei mai aspettata una risposta del genere da parte sua, rimasi impietrita, delusa, così scappai, intenta a non tornare più.

Eccomi qui con un altro capitolo, scusate la mia lunghissima assenza ma sono piena di impegni e non riesco a coincidere tutte le cose perfettamente, in tal caso spero vi piaccia, spero di poter aggiornare più frequentemente, mi scuso ancora ..😔

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