Ti va di ballare?

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Jacopo


Erano passati anni. 

Quattro lunghissimi, interminabili ed indimenticabili anni. 

In quel freddo Gennaio italiano nevicava, la porta di ferro della mia prigione era solida e gelata, la piccola grata di ferro in alto era troppo fredda per essere afferrata, le sbarre erano troppo dure per essere allargate, distrutte da un ragazzino di venti anni, come tale ero. Tremavo rintanato in un angolo, avevo solo una coperta a disposizione ed era già avvolta intorno al mio corpo. Ero da solo. Al buio.  

Un lupetto ferito che cercava di leccarsi le ferite in una tana provvisoria. Sempre in allerta.

Avevo solo vent' anni, e per questo nessuno mi credeva, nessuno vedeva quelle dolorose lacrime che versavo ogni notte mentre tutto il mondo mi accusava, mi puntava il dito contro. Avrei mai potuto uccidere la ragazza che amavo più di me stesso? Avrei mai potuto ucciderla? No, mai. 

Loro, loro avrebbero dovuto proteggermi, avrebbero dovuto credermi, darmi la loro fiducia, ed invece  mi avevano abbandonato, cancellato dalla storia. I miei genitori. Proprio loro. Tradito. Bruciava come una ferita aperta. Faceva male. 

Chi mi aveva incastrato? Perché questa cattiveria contro di me? Perché farmi questo? 

Valeria, amore. Per noi farò giustizia. 

Lo prometto sul nostro amore, ormai finito per colpe non nostre. Ti amo, ti ho amata

Abbassai lo sguardo mentre la carrozza reale sfilava proprio davanti ai miei occhi lungo la strada principale della Capitale del regno gremita di stendardi, bandiere, coriandoli, nastri, gente in festa che applaudiva e cantava l'inno nazionale, c'erano troppi sorrisi, troppe risate per i miei gusti. Quel clima di festa al di fuori di me entrava in conflitto con quel che avevo dentro di me. 

Abbassai meglio il cappuccio della mia felpa per celarmi meglio il volto, non doveva riconoscermi nessuno, non ancora.

Quando intravidi mio fratello in groppa a Prince of Edo, assieme al resto della banda musicale e della scorta,  una scarica elettrica mi raggiunse le dita delle mani. 

Persino mio fratello non credeva alla mia innocenza. Mio fratello. Sangue del mio sangue. 

A volte, il legame di sangue è del tutto inutile. 

Inevitabilmente mi sfuggì una risata non appena notai lei

Era aggrappata a mio fratello come una cozza, gli occhi sgranati dal terrore, la bocca che sussurrava chissà cosa, forse parole senza senso. Non riusciva a seguire mio fratello nel movimento del trotto. Il suo fondo schiena batteva di continuo contro la sella. 

Quella ragazza era una vera e propria imbranata! 

Eppure...era stata capace di farmi udire un suono che credevo di non sentire mai più. Il suono della mia risata. Una sincera e grossa risata. Fu strano persino per le mie stesse orecchie. 

Era così bello ridere. 

Edo aveva scelto proprio bene la sua ospite. Almeno riusciva a strappare sorrisi a destra e manca. 

I titoli dei giornali riportavano già i suoi modi bizzarri, le sue facce buffe. 

Quella notte come avrebbe reagito? Quel che avevo in mente avrebbe rivelato la mia vera identità...

Avrà paura di me? 

Di sicuro, se avessi voluto farle del male...l'avrei già fatto, questo doveva crederlo. 

Il segreto di un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora