Pranzo in famiglia

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Dana

Pranzo. Ovviamente era orario di pranzo, quindi si pranzava. Logico. Giusto. Oltremodo corretto. 

Perché invece il mio stomaco era invaso dalle farfalle? 

Non entrava cibo. Non avevo fame. 

Era scoppiata nel mio stomaco una Primavera interna, seppur eravamo in piena Estate. 

Era germogliato quel semino d'amore che da troppo tempo era stato cosparso di ragnatele. 

Do not disturb. 

Mi sembrava di avere una targhetta in stile ranch sopra il mio stomaco con quella scritta in grassetto, in quell'invasione di farfalle rischiavo di perdermi. 

Della saliva mi sorprese, uscendo da un angolo della mia bocca distorta dal pugno che le tenevo contro. Avevo un gomito sopra al tavolo e per quanto ne sapevo per il galateo non era il massimo dell'eleganza a tavola, ed io ero circondata da re, regina, principessa, principi e duchi. Cercai di ricompormi, sistemandomi meglio sulla sedia. Un tantinello scomoda per i miei gusti, non sopportavo le sedie con gli schienali alti fin sopra la testa, trovavo ciò un pochetto inquietanti. 

Jacopo era seduto di fronte a me, la sua postura era spavalda, rilassata, stava piluccando dei chicchi d'uva nel suo piatto, soltanto di tanto in tanto si lanciava un chicco in bocca. Lo sguardo assorto. 

Durante il pranzo i nostri sguardi si erano incrociati più volte ma...non eravamo stati più in grado di scambiare un'altra sola parola tra noi. 

Mi schiarii la voce con qualche colpetto di tosse e allungai la mano per afferrare una pesca. 

Dovevo pur mettere qualcosa sotto i denti. 

Ero sicura del fatto che il cuoco se avesse potuto mi avrebbe uccisa per aver fatto portare indietro due primi e due secondi completamente intatti con tanto di contorni al seguito. E pensare che il cibo prima di essere servito ultimamente veniva assaggiato da una persona addetta, come in epoca medievale. 

Il fatto era che non riuscivo a levarmi dalla testa quel bacio...e quelle parole. 

Non ancora, Dana. Se perdessi un'altra persona che amo, credo che impazzirei.  

Mi amava ed aveva paura di perdermi. Io l'amavo ed ero furiosa con lui. 

Credeva davvero che entrambi saremmo stati meglio rifiutando i nostri sentimenti? 

Potevamo affrontare tutta questa orribile faccenda insieme, invece il principe nero voleva fare sempre tutto di testa sua. Era insopportabile quando faceva così, quando voleva andare sulle difensive. 

Gli urtai un piedi sotto al tavolo e per un attimo il suo sguardo saettò contro il mio. Cozzarono come fossero due spade affilate. 

Cercai d'incatenare la sua attenzione su di me, ma i suoi occhi verdi mi stavano supplicando di lasciarlo andare. 

Da quando mi aveva baciata il suo sguardo aveva perso la sua forza, mostrandomi il suo lato fragile.

Non erano più due smeraldi impassibili, ora erano come un libro aperto per la sottoscritta. 

" Jacopo..." mormorai in un soffio. 

Marian intanto flirtava con Edoardo. Incredibile quanto quei due alla fine si fossero resi conto di piacersi a quel modo. 

Ero contenta per il mio migliore amico, meritava di trovarsi una dama degna di questo nome. 

La principessa Marian era una ragazza tranquilla, solare, simpatica. Capelli splendenti, occhi da cerbiatto, fisico da urlo...

Il segreto di un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora