20 ~ Trick or Treat

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"I'm not a stranger. No, I am yours.

With crippled anger, and tears that still drip sore.

I do not want to be afraid. I do not want to die inside, just to breathe in."

Nora era sollevata quando Ashton se ne era andato, lasciandola sola e mezza nuda sul suo letto, a fare i conti con nuove e spaventose sensazioni, e con milioni di domande che mandavano all'aria tutto ciò che prima, per lei, era stato certezza. Ma quando il giorno seguente, e quello ancora dopo, lui non l'aveva chiamata, aveva cominciato a provare rimorso.

Ecco perchè a chiamarlo, ci pensa lei.

Dopo tre squilli, risponde.

"Ehi, Nora." E dal suo tono di voce, la ragazza non riesce a capire se è semplicemente scocciato di sentirla, o è ancora arrabbiato. E nel giro di poco tempo, si pente ancora di qualcosa che ha fatto. Non doveva chiamarlo, pensa, mentre abbassa la testa e osserva la sua dignità contorcersi sotto ai suoi piedi.

"Ehi..." Sussurra, mentre cerca di appuntarsi mentalmente quanto ci sia di sbagliato in tutto questo. Lui. Lei. Tutto sbagliato.

"Cosa volevi?" Mentre parla, la musichetta di una pubblicità risuona atttraverso la cornetta, in sottofondo.

"I-Io nulla, volevo solo sapere come... beh, si, ecco... come stai?" Balbetta. Vorrebbe sbattere la testa contro il muro per quanto è idiota. Vorrebbe spaccarsela e finire in ospedale. Magari lì le curerebbero un po' della sua idiozia, pensa. Vorrebbe solo chiudere il telefono e scappare in un angolino della sua stanza a piangere fino all'infinito. Ma non lo fa, si aggrappa all'ultimo pezzo di speranza che le è rimasta, e per il resto della telefonata, fa finta di non capire quello che Ashton le sta facendo capire: che è un peso.

"Bene." Dice, senza ricambiare la domanda.

"Sto bene anche io." Dice Nora, finendo noncuranza. Fingendo che la sua indifferenza non l'abbia toccata, come se essere trattata da estranea non le facesse male. Perchè è così che la tratta, quasi come una di quelle ragazze che chiamano per conto di qualche call center, e si stupisce che non le abbia ancora chiuso il telefono in faccia.

"Sarai alla festa di Michael stasera?" La festa di Halloween. Se ne era dimenticata. Ripensa al costume da diavoletta riposto per bene nel suo armadio, e si stringe nelle spalle, come se lui potesse vederla. Lo aveva comprato appena Michael l'aveva invitata, ed era cosi eccitata all'idea di indossarlo. Le piaceva come le stava, pensava che forse sarebbe piaciuto anche ad Ashton, voleva farlo impazzire. Forse piacerà anche a Luke, pensa. Poi scuote la testa, come per rimuovere il pensiero che tanto si era vietata.

"Forse." Dice, chiedendosi se il suo fosse un invito.

"Beh, se ci sarai, ci vedremo lì." E da una parte Nora è grata che non possa vederla, che non possa vedere l'espressione triste che fa, quando si rende conto che no, il suo non è un invito. Ma la cosa più triste per lei non è il fatto che non ci andrà con lui, ma è il fatto che non ci andrà del tutto, perchè non ha amici. Non ha nessuno oltre che Ashton, e sta perdendo anche lui. Dall'altro lato, vorrebbe che lui la vedesse. Vorrebbe fargli pena, così magari la smetterebbe di trattarla come se non fosse sua. Ma lo è ancora?

"Certo." Sussurra. "Non piangere. Non piangere. Non piangere." Ripete a se stessa.

"Cosa indosserai?" Chiede, improvvisamente interessato.

"Oh, non ne ho idea." Mente. Vuole sorprenderlo, perchè vestirsi da diavoletta non è una cosa da Nora. "E tu?"

"Probabilmente mi vestirò come quel tizio di Scream" Ride, e Nora si rotrova a sorridere. E quindi decide che sì, andrà alla festa. Troverà Ashton, e farà in modo che lui vorrà stare solo con lei.

Non penserà più a Luke, no. E Ash non penserà a nient'altro che lei.

Ci farà l'amore, questa volta è decisa.

Però è tesa, e pensa di aver bisogno di qualcosa che la faccia sciogliere. Per questo, un'ora prima della festa, comincia a bere. Ancora prima di indossare il vestito.

E'appena uscita dalla doccia ed ha ancora i capelli avvolti da un asciugamano. Cammina fino alla cucina, apre il frigorifero e afferra una delle birre che di solito beve solo suo padre. La apre con una forchetta e si dirige nella sua camera.

Si ferma davanti all'anta a specchio del suo armadio, osserva la sua figura minuta e il suo viso pallido. Non si piace per niente, quindi distoglie lo sguardo e le sue spalle si incurvano. Sospira, poi avvicina la bottiglia di vetro alla bocca e ne beve il primo sorso. Fa una smorfia, perchè non le piace molto l'alchol, ma si costringe a berne ancora.

Apre l'anta, e l'abito è appeso proprio davanti a lei, rosso come il fuoco. Lo afferra dalla gruccia e chiude l'armadio con un calcio. Prima di indossarlo, prende un altro sorso di birra.

Indossa prima i collant color carne, poi si infila dentro al tubino rosso, che risalta le sue curve perfette che però lei odia. Prova a ballare davanti allo specchio, fa finta di essere alla festa e di sentirsi a suo agio. Sculetta, facendo agitare la coda attaccata al suo vestito, proprio sul sedere. E si sente ancora più stupida, quindi riprende la bottiglia che aveva poggiato sulla scrivania e beve ancora, fino a finirne il contenuto che vi era rimasto.

Torna in cucina, prende un'altra birra. La apre e va ad asciugare i capelli. Non ha voglia di impegnarsi ad acconciarli, quindi li lascia naturali, ricci. Da diavoletta.

Beve ancora, mentre va nella sua camera a recuperare la borsa e ad indossare le scarpe. Prima di lasciare la stanza, guarda sul letto. Aveva dimenticato di indossare il cerchietto con le corna rosse come il vestito. Lo prende e lo rigira tra le mani per qualche secondo, prima di metterlo in testa e uscire.

Quando arriva alla festa, già si sente strana. Non è abituata all'alchol, quindi le basta bere solo un altro bicchiere di Dio solo sa cosa, per sentirsi pienamente confusa. Gliel'ha passato un ragazzo vestito da Spiderman, ma che ha riconosciuto subito dalla voce. Frequenta la sua classe di matematica.

"Tu sei la ragazza di quello famoso?" Le aveva detto, e Nora aveva esitato prima di rispondere di sì. E non ammetterebbe mai, che prima di pensare ad Ashton, aveva pensato a Luke. Allora al ragazzo gli si erano illuminati gli occhi, gli aveva chiesto di cosa si sarebbe vestito il ragazzo e le aveva porso il suo bicchiere. Nora lo aveva afferrato subito e se l'era scolato ancora più in fretta. Poi si era allontanata, senza rispondergli.

E' passata circa mezz'ora da quello strano incontro, e ora è appoggiata contro un muro vicino all'entrata, ad ispezionare con lo sguardo ogni singola persona che attraversa l'ampia porta scura. E sorride, quando finalmente vede quel costume, di quel tizio di Scream, come lo aveva definito Ashton. Va piano verso di lui, ma nonostante sai ubriaca, riesce a mantenere un passo deciso.

"Finalmente!" Gli dice, afferrandolo per un polso e affrettandosi a trascinarlo con sè su per le scale. Non aspetta nemmeno una risposta, nè gli dice altro. Vuole solo che lui la segua.

Quando sono quasi in cima, però, lei inciampa. Ma lui non la lascia cadere, l'afferra tra le sue braccia forti prima che possa toccare il legno scuro delle scale.

Le posa una mano sulla parte bassa della schiena e l'aiuta a ricomporsi. Lei ride, poi si aggrappa alle sue dita e percorre gli ultimi scalini con lo sguardo basso. Forse ha paura di cadere ancora.

Lo tira lungo il corridoio e quando arriva alla fine, lo spinge contro una porta chiusa, facendogli sbattere la schiena, si preme contro il suo corpo e sorride compiaciuta, quando lui le mette le mani sui fianchi.

"Dolcetto o scherzetto?" Gli dice.

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Traduzione: "Non sono un'estranea. No, io sono tua. Con tanta rabbia da paralizzarmi, e le lacrime che cadono ancora, dolorose. Non voglio aver paura, non voglio morire dentro soltanto per respirare."

Woven ~ Luke Hemmings (in sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora