29 ~ Rough waves

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"I never thought that you would be the one to hold my heart, but you came around and you knocked me off the ground from the start.
You put your arms around me, and I believe that it's easier for you to let me go."

Sono mesi che resta appesa a quel filo sottile che la tiene ancorata sullo stesso punto.

Mesi in cui, a volte, riesce ancora a sentire la voce meccanica della segreteria di Luke, che l'avverte che l'utente ha rifiutato la sua chiamata. Ancora e ancora. 

Mesi che lascia squillare il suo cellulare a vuoto, quando a chiamarla è Ashton, anche se ormai succede sempre più raramente. Mesi passati a fingere di non esserci quando lui veniva a suonare alla porta, pregando che sua madre la coprisse.

Così tanto tempo passato a fingere che quasi non si sente nemmeno più se stessa. E a far finta di non esserci, un po' ci si sente di non esserci per davvero.

Manca davvero poco a Natale, e Nora pensa a questo mentre attraversa il corridoio per arrivare in classe, pronta -più o meno- ad affrontare l'ultima lezione prima delle vacanze.

Sorride, mentre ricorda con malinconia quanto fosse stato facile, l'anno prima, saltare l'ultima ora. Era stata tutta colpa di Luke, che l'aveva afferrata dal braccio pochi secondi prima che potesse entrare nell'aula.

"Cosa ci fai qui?" Gli aveva chiesto sorpresa, dato il fatto che Luke non frequentava più la scuola da quando aveva cominciato a viaggiare con la band, ma studiava con un tutor.

"Sono venuto a rapirti!" Aveva risposto lui, con un ampio sorriso luminoso. "Ho bisogno di te" Nora aveva cercato di ignorare la sensazione che il modo in cui aveva detto che aveva bisogno di lei l'aveva fatta sentire, perché era così abituata a reprimere quello che per lei era semplicemente normale provare per un migliore amico. Lo aveva seguito con il cuore in gola per tutto l'atrio e le era sembrato quasi di svenire non appena avevano attraversato l'uscita. Lui sapeva che non aveva mai marinato scuola ma probabilmente non sapeva che se la stava facendo addosso per questo, e lei era sicura che se glielo avesse detto, lui l'avrebbe presa in giro a vita. Ripensandoci, col senno di poi, aveva fatto bene a stare zitta, perché quell'ora che aveva passato con lui invece che a scuola, era stata una delle più belle della sua vita.

L'aveva fatta correre dentro alla macchina e non aveva smesso di sorridere un attimo durante tutto il tragitto verso casa sua. Prima di scendere dall'auto l'aveva guardata emozionato. "Amo il Natale!"

Appena entrati, Nora aveva quasi rischiato di inciampare su uno scatolone che, non si sa come, non aveva visto. Era piuttosto malandato e su un fianco c'era scritto in maiuscolo "ADDOBBI DI NATALE". Nora si era girata a guardare Luke con un sopracciglio inarcato.

"È Natale" aveva detto, indicando un alberello spoglio al centro del salotto. "Gli altri non volevano aiutarmi e a me non andava di farlo da solo" aveva preso uno di quei fili dorati e lo aveva avvolto attorno al collo di Nora, come una sciarpa, poi le aveva pizzicato la guancia.

Lei aveva alzato gli occhi al cielo e gli aveva tirato un pugno amichevole sul braccio. "Mettiamoci al lavoro."
E avevano fatto davvero un buon lavoro, tutto sommato. Se non ci si faceva caso attentamente, nemmeno si vedeva che la stella era leggermente piegata sulla destra e che una lucina ogni quattro non funzionava.

Soddisfatti, si erano buttati sul divano a bere cioccolata calda, avvolti dalla stessa coperta. "Questa dovrà diventare una tradizione"

Nora ritorna in sè appena vede la porta della sua classe chiudersi, maledicendosi per aver fatto ritardo ancora una volta. Si ferma davanti all'uscio, indecisa se bussare o scappare.

E la risposta ai suoi dubbi arriva da dietro di lei.

"Nora..."

Arriva come un urlo che spacca i timpani, anche se è stata solo sussurrata.
Come onde agitate, anche se non c'è nemmeno un filo di vento.
Nora si gira lentamente, mentre il suo cervello fa fatica ad elaborare. Dio, le sembra di star sognando quando lo vede con quell'espressione quasi imbarazzata e a disagio, e si sente talmente male che se lui non avesse le mani nelle tasche dei suoi jeans strappati, lo accuserebbe di starle stringendo e rivoltando il cuore dentro al petto.

"Luke?"

"Possiamo parlare?" Dice, abbassando lo sguardo. E lei si sente a tappeto e non riesce a rispondere per un po', perché la sua mente a pezzi non riesce a non pensare a quanto sia stato facile per lui metterla in disparte.

È tutto ciò a cui riesce a pensare.

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"Non avrei mai pensato che saresti stato tu a tenere il mio cuore. Sei arrivato e mi hai messo a terra sin dal principio. Metti le le braccia intorno a me, e credo che sia più facile per te lasciarmi andare" Christina Perri -Arms

Woven ~ Luke Hemmings (in sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora