Capitolo 14

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Passano diversi giorni e Peter è sempre entrato solo per nutrirsi.

Non ho più aperto gli occhi. Per la paura, la debolezza e tutto il resto. Sono cosi stanca. Cos'ho fatto per meritarmi tutto questo?

Fortunatamente, Peter ha sempre bevuto dosi del mio sangue più piccole, forse per permettermi di rigenerarmi e riprendermi.

Apro finalmente gli occhi. Sono terribilmente affamata. Voglio alzarmi. Cerco di farlo con tutte le forze possibili e dopo circa dieci minuti riesco a sedermi e mettermi in piedi.

C'è un bagno accanto alla stanza e senza pensarci due volte vado dentro, riesco ad arrivare a malapena al lavandino, a causa delle catene. Mi lavo la faccia ed esco. Ho veramente fame. Mi siedo sul letto, massaggiandomi la testa. Entra in quel momento Peter, facendomi sobbalzare. Appena lo vedo mi alzo in fretta e furia dal letto e mi precipito zoppicando e trascinando le gambe dalla parte opposta alla stanza, finchè le catene mi fermano.

Lui sembra divertito dalla mia reazione e si avvicina, appoggiando sul letto del cibo.

-non ti avvicinare- ringhio

Lui sorride ancora di più, continuando ad avanzare.

Presa dal panico, comincio a lanciargli contro tutto ciò che trovo. Prima la lampada sul comodino; ma la afferra e la butta sul letto. Continua ridere.

Poi la sveglia del comodino, fino ad arrivare ai cuscini. Alla vista di quelli si mette a ridere ancora di più.

Ormai è vicinissimo, allora comincio a scappare per tutta la stanza, inseguita da lui che cerca di fermarmi. Le gambe stanno per cedermi e ormai sono quasi in ginocchio per la stanchezza e il dolore.

Io continuo a gridare e alla fine lui afferra le catene e mi tira a se sbuffando.

Non riesco a opporre resistenza e vado a sbattere contro il suo petto. Solo allora mi rendo conto di quanto è alto in confronto a me.

Lui mi afferra e mi stringe, circondandomi con le sue braccia. Cerco di allontanarmi e inizio a ricordare ancora gli eventi successi con lui. Vuole nutrirsi di nuovo.

Inizio a gridare più forte, a scalciare, facendolo perfino inginocchiare.

Fino a quando mi tappa la bocca con la sua mano. Continuo a piangere. Ma perché deve capitare tutto a me? Lancio dei gemiti, ansimando e dimenandomi. Appoggia la mia testa alla sua spalla, sfiorandomi il collo mentre continuo a piangere.

Le mie urla soffocate dalla sua mano si trasformano in piccoli gemiti. Lui allora allenta la presa e mi sussurra all'orecchio –adesso mangia, poi ho una sorpresina per te- mi lascia del tutto, e io mi allontano talmente veloce che quando le catene mi bloccano mi fanno cadere a terra.

Lui si riavvicina ridendo e mi solleva come se fossi una piuma per poi farmi sedere sul letto.

Appena vedo il cibo inizio a mettere in bocca tutto quel che trovo. Sono giorni che non mangio.

Peter mi guarda divertito e si siede al mio fianco. Ho talmente fame che ignoro la sua presenza. Dopo alcuni minuti ho gia finito tutto e lui mi libera dalle catene. Mi afferra per il polso e mi conduce fuori dalla stanza. Devo ammettere che mi sento già molto meglio.

Scendiamo le scale e ci troviamo in una cantina.

-Ho pensato che ti sarebbe piaciuto vederlo-

Apre la porta, facendola scattare e ciò che mi ritrovo di fronte è straziante. Vedo una sagoma in ginocchio e la testa china, con due catene che lo reggono, appese al muro. È coperto di sangue e le ferite sembrano molto gravi. Dal soffitto scendono delle gocce di acqua che a contatto con la sua pelle evaporano, bruciandola. Acqua benedetta.

La sagoma è illuminata dalla luce che entra dalla vetrata sopra di lui.

Il volto è appena irriconoscibile, ma solo quando alza la testa verso di me ho un tuffo al cuore

-Noah!- grido inginocchiandomi vicino a lui

-sei viva- sussurra lui

Gli stringo il viso fra le mani ricominciando a piangere

-che cosa ti hanno fatto?- dico singhiozzando e guardando l'orrore di fronte a me. Lo abbraccio, e mi accorgo che non sento più il suo odore. L'aroma di vaniglia, cosi delicato e dolce è scomparso. Al suo posto, il tanfo del snague. Sangue ovunque.

Peter mi afferra il braccio trascinandomi indietro, ma mi libero subito dalla sua presa, ritornando vicino a lui.

-Noah ti amo, non volevo che succedesse questo, non volevo che ti facessero questo, ma perché?-

-ma che dici? Non è colpa tua- sussurra a malapena

Appoggio la testa al suo petto. Il suo corpo è cosi freddo e sento a malapena il cuore. Mi paralizzo, sgranando gli occhi. Non posso perderlo. Lo amo, io non posso.

-Noah..- sussurro appena, continuando a singhiozzare

Peter mi afferra di nuovo per il braccio e questa volta mi alza in piedi. Mi volto verso di lui, mollandogli uno dei ceffoni più forti che io abbia mai dato.

Torna a fissarmi, carico di rabbia. Non me ne pento. Che mi uccida pure. Se l'è meritato.

-come hai potuto farmi questo?! Perché?! È me che vuoi, lascialo stare!- grido, lasciandolo a bocca aperta

-è cosi divertente per te fargli del male?! Sei solo un brutto bastardo!- e dette questa parole mi scaglio su di lui, spingendolo.

Lui allora mi afferra e mi scaraventa contro il muro. Appena cado, mi rialzo barcollando, ma lui è già sopra di me e mi trascina ai piedi di Noah.

Tocca un interruttore posto sulle catene e l'acqua benedetta si ferma. Noah acquista un po' di forza ma sento che non ce la farà ancora per molto. È debole.

- se devi morire, morirai dopo aver sofferto. Ma non solo fisicamente!- gli grida in faccia a Noah che ha alzato lo sguardo su di lui, carico ci odio.

-tu morirai, guardandola morire- e pronunciate queste parole, inizia a prolungare le sue zanne.

-sei un vigliacco!- gli grida Noah, strattonando le catene e stringendo i denti

-lo sono sempre stato. Ma è in questo modo che si vince- sussurra sorridendo Peter

Mi fa inginocchiare con il viso davanti a quello di Noah, che mi guarda. Spaventato. Per la prima volta vedo la paura nei suoi occhi. I suoi cristalli azzurri, quelli calmi e limpidi che nulla può mutare. Cosi profondi e rassicuranti. Adesso sono invece spenti, quasi opachi e terrorizzati.

Peter mi sposta i capelli, facendomi reclinare leggermente il collo e avvicina le zanne alla mia pelle, non staccando lo sguardo da quello rabbioso di Noah.

Il freddo mi pervade. Le zanne sembrano ghiacciate e solo il leggero contatto fa male. Mi preparo al peggio. "Addio Noah" Penso, mentre Peter inizia ad affondare leggermente le estremità delle sue zanne nella mia pelle.



Ciao a tuttiiii ❤

ho notato che negli ultimi capitoli le stelline sono aumentate rispetto alle altre volte e questo mi rende felice perché vuol dire che la storia vi piace ❤ ringrazio tutti quelli che hanno votato ❤

un bacioneee ❤

-Vale ❤

Dark Angel [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora