Capitolo 42

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-non andare troppo al largo! Torna indietro! L'acqua è troppo alta!- la voce di mia madre è sovrastata dal fragore delle onde sugli scogli. Il sole sta tramontando e i gabbiani cominciano a ritirarsi, lasciando che il vento li guidi verso la spiaggia. Non sento più il fondo coi piedi e scalcio per rimanere a galla, mentre la corrente mi trasporta verso le cavità delle rocce. Ne afferro un'estremità e faccio leva sulle braccia per issarmi sulla scogliera. Mi arrampico fino in alto per fare un cenno a mia madre, che ritorna a sedersi sul lettino accanto all'ombrellone.

Osservo l'ultimo spiraglio di sole, che lentamente scompare all'orizzonte, risucchiato dall'oceano.

Tra un po' le acque diverranno gelide, cosi come il vento, e la marea salirà, sommergendo ogni cosa di questo stupendo paesaggio, compresa la scogliera su cui sono seduta.

Ricordo molto bene quell'estate, avevo solo 9 anni. È stata la prima volta in cui mi ha punto una medusa, proprio mentre nuotavo per salire su quella scogliera. Quando mi trovo da sola, come adesso per esempio, sprofondo nei ricordi. E sono proprio i ricordi come questo che non voglio dimenticare.

Oggi dobbiamo partire; dobbiamo attraversare la baia e raggiungere l'altopiano dove ci attenderà Mark.

Noah e Caym dicono che è probabile che non sappia della nostra partenza, quindi questo può giocare a nostro favore; lo stesso per il fatto che non sa come intendiamo arrivare all'altopiano; ma io sono certa che lui sappia già tutto. Lo sento, perché lui sa sempre dove mi trovo.

Stamattina, mentre Noah aiutava Caym con i bagagli, ho trovato un altro messaggio di Mark. Sul davanzale esterno della finestra, c'era una scritta rossa: Ti aspetto alla palude dietro alla radura. Vieni da sola. 11.00 –M

Ovviamente non sono cosi sciocca da consegnarmi da sola al nemico, anche se Mark evidentemente lo pensa, altrimenti non avrebbe scritto il messaggio. In ogni caso, non sarei potuta andare nemmeno volendo, dato che ho visto il messaggio all'ora di pranzo. Mi sono affrettata a cancellarlo, non volevo che Noah lo vedesse.

-Evelyn?-

Mi volto verso Noah; non mi ero neanche accorta che fosse entrato.

-hai sentito quello che ho detto?- mi chiede perplesso

Perché, ha detto qualcosa?

Mi limito a scuotere la testa. Stamattina è già l'ennesima volta che mi parla e non lo ascolto. Sono sovrappensiero, non riesco a rimanere concentrata su niente.

-ho detto- si avvicina a me –che stiamo partendo- si sofferma sul mio sguardo che come al solito è altrove

-è da stamattina che sei seduta qui- dice indicando il davanzale

Mi alzo e mi dirigo verso la porta.

-va tutto bene?-

-certo, andiamo- forse questa volta sono risultata convincente, ma lo so che il mio comportamento dice tutt'altro.

-Siate prudenti- ci dice Loray mentre ci saluta dalla finestra

Apro il bagagliaio per mettere dentro anche la mia borsa, schiacciandola un po' per farcela stare.

Mi sorprende come a volte, basti alzare leggermente lo sguardo per riuscire a scorgere ciò che non avremmo voluto vedere. Come per esempio il corvo che ci osserva dall'estremità del ramo su cui è appoggiato. Quel corvo. Il corvo di Mark. Te ne pentirai. Sono le parole che leggo, proprio sul ramo sotto di lui. È questo il messaggio del corvo. La risposta di Mark al mio rifiuto.

Il corvo apre le ali e si alza in volo, sparendo velocemente nell'oscura foresta. Salgo in macchina e fingo di essere tranquilla. In realtà non so che mi prende. Sono inquieta, ma anche molto calma. So che Mark ha mandato quel corvo anche per ricordarmi che è a conoscenza di tutto quello che stiamo facendo, ma non serviva. Anche se tutti lo negano, sappiamo perfettamente che Mark lo sa. Altrimenti non ce ne andremmo subito da qui.

Dark Angel [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora