Capitolo 24

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-Ciao Lali! Come stai?- Mi chiese un dottore guardandomi e puntandomi una luce negli occhi. "Era stato tutto un sogno. Possibile?" Mi chiesi girandomi in torno. "Tutto! I baci, le carezze, i momenti...l'amore!" Mi venne da piangere. Mi ero svegliata meno di venti minuti fa, nella mia stanza c'erano Rochi, Euge e Cande, che mi hanno abbracciata ed hanno pianto. Nessuna traccia di Peter. E quando ho pronunciato il suo nome tutte mi hanno guardate sorprese, ma non hanno fatto domande. Il dottore mi guarda preoccupato -Non ti senti bene?- Mi chiede, visto che sto piangendo, ed il problema è che dovrei essere felice di essermi svegliata, ma la verità è che non sono per niente felice, avrei preferito dormire in eterno, perché in sogno, anche se non era reale, ero felice, avevo tutto o quasi...I miei singhiozzi riempiono la stanza, sono inconsolabile. -Cos'ha?- Chiede Rochi preoccupata. Il dottore la guarda, poi si gira di nuovo verso di me e dice -Non lo so! Forse ha problemi seri, derivati dall'incidente! Non riesce a parlare...- Cande mi guarda, sta piangendo da molto, vorrei che non provasse dolore, ma non so che fare, non riesco a parlare, a muovermi, senza provare dolore, non posso, non riesco. Tento di nuovo di muovere una mano, per prendere un bicchiere d'acqua, ma il dolore che provo è atroce. Le lacrime continuano a rigarmi il viso. -Perché piangi?- Mi chiese Euge, asciugandomi alcune delle lacrime con i pollici. Però non riuscivo a smettere... Non volevo si preoccupassero, non volevo che stessero male per me, non volevo che fossi un peso, un problema, però non riuscivo a smettere, il dolore che sentivo nel petto era forte, sentivo un vuoto, mi sentivo in bilico su una corda per non cadere nell'abisso. Da una parte c'erano le mie amiche, le persone che veramente mi volevano bene, e dall'altra, quella da cui mi stavo allontanando c'era Peter, il sogno meraviglioso che avevo fatto, ed il fatto che quel sogno non possa diventare realtà è il perché del mio dolore, la causa delle mie lacrime. L'abisso mi sembrava un posto adatto per scappare, chiudermi in me, vivere la mia vita, andare avanti, senza dare fastidio a nessuno, senza interferire con la vita di nessuno, però era un rischio, sentivo che non andava bene. 

-Allora. Stai bene?- Mi chiede Cande, che sta spingendo la mia sedia a rotelle, per farmi fare fare il giro dell'università. Mi sembra strano, visto che ho sempre visto l'università nei miei sogni, e quello che ho visto da quando mi sono svegliata, due settimane esatte, è stata una stanza d'ospedale, con medici che entravano ed uscivano ogni ora, e con le ragazze che venivano a trovarmi ogni giorno per un'ora. Ancora non parlavo, ero sempre triste, ma non piangevo più come prima. Stavo facendo dei miglioramenti, e nel giro di un mese avrei ripreso a camminare, la mia vita sarebbe tornata "normale". "Certo, come se potesse tornare tutto normale. Come se potesse ritornare il tempo in dietro prima dell'incidente. O che il Peter della realtà si trasformasse in quello del sogno!"

Guardai Peter che scherzava con i suoi amici, qualche metro più avanti. Non mi aveva notata, non gli importava di me. Poi, vidi Nico alzarsi ed avvicinarsi. Mi sorrise e mi chiese -Come va Lali?- Lo guardai, avrei voluto urlargli "male", avrei voluto poter dire qualcosa. -Non può parlare!- Dice Euge alle mie spalle. Vidi anche Peter avvicinarsi, sorrisi, senza un perché, senza un motivo. -Come va?- Chiese, poi mi guardò, e gli scomparve il sorriso dal viso. "Io ero questo per lui? La persona che gli toglieva il sorriso?" Scomparve il sorriso dal mio volto. -Mi dispiace per ciò che ti è successo!- Lo sentii dire. -Spero torni presto a scuola- Lo guardai, mi sorrideva, io ricambiai il sorriso, e lui mi diede un bacio sulla guancia.

(So che è un po' cattivo, però è un continuo che lascia senza parole. Continuerò appena posso! E prima dell'inizio della scuola farò un'altra maratone!)  


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